Stadi? No, solo barriere.
Il calcio italiano sembra voglia a tutti i costi restare indietro rispetto al resto d’Europa. Non solo in termini di risultati e di accordi di sponsorizzazione o partnership, ma anche e soprattutto di strutture. Nessuna delle squadre italiane, a parte rare eccezioni, è proprietaria dell’impianto dove gioca ogni domenica, ed il risultato è sotto gli occhi di tutti, strutture vecchie e campi in erba disastrosi.
Lo stato di abbandono dei nostri impianti rischia di tagliarci fuori dalla candidatura per ospitare gli Europei del 2012, e la cosa che più ci fa pensare è che nessuna squadra, ad eccezione della Lazio, stia facendo pressione per ottenere di costruire un proprio impianto a norma. Una norma, quella dell’UEFA, che diventerà presto cogente e che prevede tra l’altro l’esclusione di tutte le barriere tra i settori del campo e tra gli spalti ed il terreno di gioco.
Come in questi giorni è stato giustamente ricordato le barriere archittetoniche rappresentano uno dei mali degli stadi italiani e non c’è molto tempo per eliminarle. “L’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive” ha preparato un rapporto (fonte www.newsclick.it) che accompagnerà il dossier italiano per Euro2012, che prevede l’utilizzo di barriere amovibili per dividere i diversi settori dei tifosi durante le partite “domestiche”, che necessariamente in caso di partite internazionali verranno tolte.
Un primo passo dunque verso impianti nuovi e più ospitali, adatti per ogni tipo di pubblico, senza separazioni e cordoni di polizia, ma con una sicurezza interna che più volte noi di SportEconomy.it , abbiamo scritto essere necessariamente di responsabilità della società proprietaria dell’impianto. Se vogliamo assistere ad uno spettacolo vero, le squadre italiane devono investire negli impianti, crearli a misura dei propri tifosi, del resto negli altri sport questo accade (vedi il basket), non si capisce perchè ciò non possa vedersi anche nel calcio.
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