Olimpiadi – Il caso doping tra Pescante e Bode Miller
Un fulmine a ciel sereno. E’ quello che è apparso a molti sentendo le parole del sottosegretario Mario Pescante, e commissario straordinario di Torino2006, sull’ipotesi di rendere meno severe le norme sul doping in vista delle prossime olimpiadi invernali di Torino 2006. Un fatto che di per sè crea confusione.
Non tanto perchè Pescante si riferisce ovviamente al modello del Cio (comitato olimpico internazionale) che non prevede sanzioni penali in caso di doping, e non favorisce certamente l’idea del doping libero, quanto perchè le sue parole possono essere mal interpretate. Pescante, nella sua qualità di commissario straordinario delle Olimpiadi di Torino2006, non rappresenta solo sè stesso, ma l’intera organizzazione, il paese ospitante e perfino gli atleti azzurri.
Le Olimpiadi sono o non sono il top della competizione leale e sportiva, davanti a cui si interrompevano persino le guerre fratricide? Se il concetto di Olimpiade vale ancora dopo secoli non si può permettere che alcuno legga le parole del Commissario come un via libera ad un uso di sostanze dopanti tali da alterare il risultato veritiero delle gare. Un effetto, negativo, però già c’è stato.
Il campione americano Bode Miller si è permesso di sostenere che il doping aiuta gli atleti durante le loro performance, evitando pericoli maggiori. E no caro Miller, se i muscoli li hai veri, gareggi a 130 km orari in discesa libera, altrimenti diminuisci la velocità e ci fai vedere quanto sei bravo tecnicamente. Se le punte di velocità che vediamo sono falsate da prodotti dopanti, sarebbe meglio tornare
al passato dove valeva più la tecnica del discesista che i materiali e i muscoli. Ecco, caro sottosegretario, perchè non è proprio il caso di ripensare alle regole del doping. Chi vuole partecipare alle nostre olimpiadi deve accettare le nostre regole, e speriamo che questa volta si al’Italia che insegni qualcosa agli altri. Viva lo sport.
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