Calcio – Il “misterioso” mercato cinese
Nell’agosto del 2004, il neo-presidente della F.C.Barcellona, Juan Laporta, rimase profondamente deluso dai 5000 spettatori presenti allo Stadio di Shanghai (capienza di 80.000) in occasione di un’amichevole della sua squadra in terra cinese. Non capiva perché il Barcellona di Ronaldinho, Deco, Puyol, Xaxi fosse stato accolto da uno stadio quasi vuoto, quando un istituto di ricerca gli aveva detto che in Cina c’erano 20 milioni di fan del Barcellona.
Una situazione analoga si è registrata per il Manchester United, e le sue stelle (Van Nistelrooy, C. Ronaldo, Keane, ed un giocatore cinese Dong Fangzhuo), quando la scorsa estate, l’incontro con la squadra cinese del Beijing Guo’an, fu seguito da meno di 30.000 spettatori, nel famoso Workers’ Stadium di Pechino (la cui capienza è di 80.000 posti). E il “misterioso” mercato cinese? L’unico stadio pieno in Cina si è avuto in occasione dell’incontro Real Madrid-Dragoni, a Pechino nel 2003. Il club spagnolo in quell’occasione portò il neo-acquisto Beckham, e confermò la tournée in Cina nonostante il “pericolo” della SARS, decisione che contribuì a “conquistare” molti cinesi.
La seconda tournée del Real (estate 2005) però lasciò ai cinesi solo un cattivo ricordo. Non solo per i 30.000 spettatori in meno rispetto al 2003, ma perché la permanenza dei “galacticos” di 4 giorni in Cina fu caratterizzata da alcune polemiche. Il Real Madrid non accettava infatti che i suoi giocatori venissero utilizzati per soddisfare le numerose richieste extra-sportive della parte cinese, che arrivò a minacciare la cancellazione della partita.
Questi episodi recenti dimostrano che esiste una differenza profonda tra la realtà cinese e l’idea ottimistica che spesso hanno i general manager dei principali club di calcio europei, che immaginano il mercato cinese simile a quello giapponese, ma dieci volte più grande. La metà delle pagine dei quotidiani sportivi in Cina sono dedicate al calcio europeo, ma non significa che quei lettori che pagano 0,15 euro per una copia del giornal,e siano in grado di comprare altri servizi dai clubs europei. Nel luglio 2004, durante un amichevole a Trento, l’attuale Presidente dell’Inter, Facchetti, scherzò con Wang Guolin, allora d.g del club Shanghai Inter. “Avete 8 milioni di tifosi? –disse Facchetti- Allora aiutaci a vendere 6 milioni di maglie in Cina.” Wang Guolin rispose “sì, volentieri” con un sorriso furbo, sapendo bene che neanche la sua Shanghai Inter riuscirebbe a vendere più di 600 maglie ogni anno. Nello stesso periodo, la rivista Forza Milan in versione cinese terminò la sua breve vita (12 mesi), dopo appena 4 numeri. L’editore Soccer News, secondo quotidiano sportivo in Cina, non potè continuare le pubblicazioni della rivista rossonera perché il numero di lettori non aveva mai superato i 10 mila.
Bisogna rendersi conto che la maggioranza dei cinesi è povera, un fatto difficile da capire per gli occidentali che, della Cina, conoscono solo Shanghai e Pechino, e le fantasie del boom economico cinese. Se i club spagnoli sono stati i primi ad organizzare le tournée in Cina con le squadre al completo, sono anche i primi ad aver capito la realtà cinese e a cambiare strategia. Il Real scoprì già nel 2003 che i cinesi portavano le maglie contraffatte perché la loro capacità finanziaria non gli permetteva altre scelte. Ma i cinesi sono, però, così numerosi che possono aiutare a dimostrare agli sponsors l’attenzione mondiale verso il marchio di Real. Il club madrilista cominciò allora a concentrarsi sull’effetto mediatico in Cina, girando tutti giorni sulla “Real Madrid TV” le immagini della “locura Real in Cina” del 2003, annunciando un progetto di gemellaggio con il club di Pechino “Beijing Guo’an” senza investire granché.
Il Barcellona sembra intenzionato a percorrere la stessa strada. Nel febbraio 2005, dopo un viaggio di Joan Laporta a Pechino, una radio spagnola dichiarò che il Barça aveva raggiunto un accordo con il comitato organizzatore di “Pechino 2008” per il primo storico sponsor di maglia dei “blaugrana”, per una cifra compresa tra i 14 ed i 18 milioni di euro l’anno per portare il marchio “Beijing 2008” sulla maglietta del club catalano. Una vera bomba per i cinesi. E subito da parte asiatica partirono le smentite, “nessun contatto col Barcellona, noi riceviamo soldi dagli sponsor per le olimpiadi, non li spendiamo per sponsorizzare per gli altri.”
* Corrispondente in Italia per Titan Sports e Soccer Weekly. Ha lavorato 2 volte con il Real Madrid come interprete durante le tournée in Cina.
Email: wangqinbo@titansports.cn
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