Calciopoli, secondo atto
Si avvia ad un finale senza gloria quello che i media italiani hanno chiamato enfaticamente “calciopoli”. La decisione di appello di penalizzare solo la Juventus lascia in fondo l’amaro in bocca a chi immaginava l’esistenza di un sistema diffuso di pressioni tali da poter cambiare il risultato in campo.
Bene, di queste pressioni non esiste alcuna prova, ecco che allora viene punita l’intenzione di poter “modificare” il risultato del campo. Tutti salvi dunque (seppur con penalità), ma serve un capro espiatorio, identificato nella Juventus, unica squadra della A a vedersi retrocessa.
Ma che credibilità può avere una giustizia sportiva che parla di un sistema malato, fatto di favori, richieste e quant’altro e che poi penalizza solo un club? Se la Juventus si era detta disposta ad affrontare la Serie B, in una condizione di processo a tutto il calcio italiano, è ovvio che ora non ci stia a fare da agnello sacrificale.
L’inchiesta che poteva per molti portare una ventata di forti novità nel calcio che conta, rischia (basta leggere le inteviste e le pagine sui giornali italiani degli ultimi giorni) di apparire ingiusta, da qui la decisione della Juventus di affidare le proprie sorti davanti alla magistratura ordinaria.
Del resto in molti si chiedono quale sia la missione di Guido Rossi al verice della Figc. Punire solo la Juventus? Ci auguriamo proprio di no. Non si spiega però perchè se tutte le altre squadre inizialmente implicate nell’inchiesta abbiano ottenuto un forte sconto proprio per la mancanza di prove, il club bianconero non abbia potuto godere dello stesso trattamento. Perchè Rossi dice che non ci saranno saldi e sconti, se già gli altri club hanno ottenuto proprio saldi e sconti (con il Milan in Champions League!!!)? Cosa c’è dietro tanta durezza dietro la decisione di non scendere a patti con la Juventus?
Se l’atteggiamento di muro contro muro prevarra verso una più ragionevole intesa (Serie A e -20???) la Juventus ricorrerà fino al massimo grado della giustizia, la Corte Europea, che con sentenza del 18 luglio scorso ha già stabilito che il danno subito a fronte di una sentenza della giustizia sportiva non può mai mettere a repentaglio la solidità patrimoniale di una società, rendendo nullo di fatto il processo sportivo. Non resta che aspettare.
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