Punto e a Capo

Sotto l’occhio del ciclone

Va di moda in questo periodo l’attacco ai potenti. L’ultimo arriva dalla Germania, dal general manager del Bayern Monaco, Uli Hoeness che accusa il clan “russo” (e Abramovich in particolare) di rovinare il calcio europeo, a causa della enorme disponibilità finanziaria nelle loro mani.


Accuse che hanno trovato nei mesi passati una sponda importante da parte del Governo inglese, intenzionato seriamente a far luce sulla provenienza degli importi miliardari che arrivano dall’estero e vengono poi reinvestiti nel calcio inglese.


 


Ma dal lato sportivo ci domandiamo cosa abbia fatto di male il patron del Chelsea, se non rendere quasi invincibile l’armata dei Blues.


Fermo restando il sospetto sulla provenienza dei fondi (ma di questo se ne dovranno occupare governo e magistratura inglese), non è colpa di Abramovich se il mercato del calcio inglese è di tale importanza che le televisioni verseranno a partire dal 2007, e per i prossimi tre anni, la cifra record di 2.5 miliardi di Euro alla Premier League, e se per i tifosi inglesi il calcio rappresenta una delle principali voci di spesa.


 


Se le accuse sono però fine a sé stesse non danno alcun serio contributo ad una migliore evoluzione di questo sport. L’impressione infatti è che il manager del Bayern rimpianga il fatto di non poter competere con un colosso come il Chelsea. E sbaglia una seconda volta quando crede che i soldi di Abramovich permettano alla sua squadra di vincere tutto. Infatti il Barcellona, negli ultimi anni, ha ottenuto risultati ancora più eclatanti di quelli del Chelsea e lì di “russificazione” proprio non c’è il minimo sentore.


 


A volte per capire il perchè della mancanza di successi bisognerebbe guardare più in casa propria che non in quella degli altri. Un vizio italico questo che sembra aver contagiato però anche i tedeschi.


 

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Marcel Vulpis

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