Gentile Presidente, ci spiega dov’è il business?
Ieri sera, per la seconda volta nella mia vita, ho assistito a una partita di volley. Parliamo di “M.Roma volley-Prisma Taranto” (finita 3 a 0 per i capitolini). Ma ciò che mi interessava era capire il business che può esserci dietro una simile disciplina, e, nel caso specifico, in una città-metropoli come Roma.
Devo essere sincero. Sono uscito più con dubbi che certezze. Vi spiego perchè. Ieri era presente una delegazione di ragazzine di alcune scuole di Ostia. Togliendo pure queste presenze il PalaTiziano era pressochè semivuoto. Uno scenario da allunaggio lunare. Imbarazzante per me, figuriamoci per gli addetti ai lavori. Avevo assistito ad una partita interna due anni fa della Materdomini volley (in seconda divisione), ma non era stata la stessa cosa. La gente, in quel caso, aveva riempito il palazzetto. Per cui mi sarei aspettato che, in presenza di una squadra di vertice (quale è la M.Roma volley), ci fosse il doppio del pubblico della Materdomini. Invece è l’esatto contrario.
La domanda sorge spontanea: ma Massimo Mezzaroma, presidente del club capitolino è un mecenate (e perchè poi?) o c’è un business attorno a questa squadra/disciplina che noi di Sporteconomy non vediamo? Siccome Mezzaroma, nel suo settore (le costruzioni edili), è uno degli imprenditori più noti e vincenti della Capitale, come mai investe in qualcosa che, secondo noi, difficilmente può produrre utile? Almeno stando a quello che abbiamo visto ieri (pure sulla Gazzetta dello Sport/Roma di oggi il commento sulle presenze non è proprio positivo)
Saremmo, pertanto, interessati a poter ospitare una risposta “tecnica” di Mezzaroma, perchè fatte le debite proporzioni la stessa domanda la potremmo fare nel calcio a tutti i presidenti dei football club iscritti alla serie “A” (la stragrande maggioranza dei bilanci sono in perdita). Si tratta infatti di persone vincenti nel loro lavoro principale che, per passione, decidono di gettare i soldi fuori dalla finestra. Ci sembra almeno un atteggiamento singolare che meriterebbe uno studio approfondito da parte di una task force di psicologi. Ma siamo pronti a ricrederci, numeri alla mano che smentiscano le nostre impressioni visive.
Una cosa è certa ed è indiscutibile. Chi investe nello sport (oggi come domani) deve poter avere dei ritorni reali in termini economici, altrimenti è un cattivo investimento. E non mi si dica che i presidenti (quale che sia la disciplina sportiva) lo fanno solo per immagine, perchè è la più grande “leggenda metropolitana” degli ultimi 20 anni. E noi di Sporteconomy non la beviamo. Solo con i numeri (vincenti) si deve investire nello sport, altrimenti finita la “passione” resteranno solo i dubbi (che noi per primi abbiamo).
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