Calcio – Cairo si confida sul “Toro”
D. Veniamo al fattore Toro. Lei ha detto di dedicare alla squadra di calcio granata più della metà del suo tempo. Al mercato questa cosa non piace tanto.
R. Lavoro molto per il Toro solo in certi momenti, magari a fine stagione, all’inizio del calciomercato. In generale il Toro assorbe il 20-30% del mio tempo. Ed è quasi tutto tempo sottratto al mio tempo libero, alla mia famiglia. Il calcio è impegnativo.
D. Nei primi due anni e mezzo di sua presidenza il Toro ha prodotto 9,1 mln di euro di perdite. Ha dovuto ricapitalizzare. Lei ha promesso di restare al Toro per dieci anni. Quindi è pronto a perdere ancora tanti milioni di euro?
R. Nel calcio i primi tre anni servono a imparare e capire. Ora è tempo di mettere in pratica. L’azienda calcio può avere i conti in equilibrio, puntando, per esempio, sul settore giovanile o sullo scouting di giocatori all’estero. Le perdite di 9,1 mln derivano anche dal fatto che io, nel 2005, ho comprato il Toro quasi senza giocatori. Quindi ho dovuto investire molto all’inizio.
D. Dica la verità: ha perso un pò di entusiasmo?
R. No. I tifosi sono ancora affettuosi. Ovvio che pretendano sempre di più, ma si può arrivare a buoni livelli in tempi ragionevoli e tenendo d’occhio i bilanci. Ricordo che il Toro è già fallito una volta. Io vorrei rimanere almeno fino al 2015. Ma solo se i tifosi continueranno a volermi bene. Non mi piace stare in paradiso a dispetto dei santi.
D. Quindi è vero che se qualcuno le offrisse 100 mln di euro cederebbe la società?
R. Io posso farmi da parte solo per il bene del Toro. Per questo ho detto che se qualcuno volesse investire nella squadra 100 mln di euro, non darli a me, potrei lasciare. Ma da quando l’ho detto, le confesso, non c’è stata una coda di gente che mi ha chiesto di poter mettere soldi nel Toro.
D. I conti del Toro non intaccano quelli di Cairo communication?
R. Il Toro è controllato da Stella srl, che a sua volta è controllata da Ut communications, che ha in portafoglio anche la quota più rilevante di Cairo communication. Gli impatti del Toro, quindi, toccano Ut, non Cairo communication. Gli azionisti possono stare tranquilli. Per intenderci, il Milan è di Fininvest, ma non impatta sui conti di Mediaset.
D. Il dividendo di gennaio, 4 euro ad azione, ha fatto un pò calare la cassa, da 81 a 65 mln di euro.
R. Però 65 milioni sono ancora una bella cassa. Con i tassi in crescita, chi ha cassa dovrebbe essere premiato dal mercato.
D. Perchè un risparmiatore dovrebbe investire nelle azioni Cairo?
R. Perché in 12 anni abbiamo creato dal nulla un’azienda solida. E in un periodo in cui i mercati non sono stati molto brillanti. Gli ultimi sette anni, dal 2001 a oggi, sono di mercati in crescita molto contenuta. Eppure il prossimo 19 luglio sono proprio otto anni che siamo in borsa. Avevamo un fatturato di circa 160 mln, di cui l’85% da attività di concessionaria, e una marginalità di 10,5 mln. Nel 2007 abbiamo chiuso con 263 mln di fatturato, con un equilibrio 50-50 tra editoria e concessionaria, e una marginalità di 23,5 mln. Siamo il terzo-quarto editore italiano di periodici, e l’ottava concessionaria. Il tutto senza debiti, con una cassa di 65 mln, e un arbitrato con Sky nel quale, tra l’altro, abbiamo chiesto un risarcimento per gli ingenti danni subiti. Direi che sono buoni motivi.
fonte: ItaliaOggi
Ecco alcuni passi di un’intervista rilasciata da Urbano Cairo sul Torino F.c. e sui progetti futuri delle sue aziende e del club granata.
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