Calcio.Internazionale

Stadi – Interviene Riccardo Silva di Mp&Silva

Più che una provocazione è stata una sintesi rude, ma onesta. Che ha fotografato una situazione, evidenziando un problema. Insomma non ha parlato affatto a caso né a sproposito, Josè Mourinho, l´altra mattina a Coverciano: «Il calcio italiano non piace più – ha detto l´allenatore dell´Inter – perché all´estero guardano in tv la diretta della Premier League, o della Liga spagnola. La mia famiglia, in Portogallo, per vedere una gara di serie A deve aspettare mezzanotte». E´ soprattutto un invito, quello dello Special One: calciomani e calciofili italiani, provate a modificare il punto di vista, a capire come venite percepiti all´estero, e tutti ne trarranno giovamento. Mourinho, e non è la prima volta, evidenzia un problema di appeal della serie A, che non viene più trasmessa nei due paesi che trainano il mercato televisivo europeo: Inghilterra e Germania. Ma è vero che il nostro campionato ha perso credibilità all´estero? «Assolutamente sì», risponde Riccardo Silva, ossia la persona più accreditata a parlare, visto che è il presidente della "MP&Silva", la società che fino al 2010 detiene i diritti del calcio italiano nel mondo e che vende eventi sportivi di ogni tipo (ultima la Nba in Asia).
Il problema, però, non è legato solo all´impoverimento del livello tecnico, o alla minore popolarità delle nostre squadre all´estero. «Juve, Inter e Milan, oltre alla Roma e al Napoli, sono sempre club apprezzati nel mondo, ci mancherebbe. Ma ci sono due motivazioni principali – osserva Silva – che rendono la serie A inferiore alla Premier League e alla Liga spagnola, che "valgono" in termini economici più del campionato italiano. Una è di tipo organizzativo, l´altra è legata agli stadi. E´ un discorso che in Lega calcio portiamo avanti da anni: raccogliamo consensi a parole, poi però non seguono i fatti». Analizziamo i due motivi, allora: «Nessuno all´estero si lamenta della scarsa qualità delle partite di serie A. Ma pesa molto il non conoscere con esattezza i calendari, che vengono programmati con troppo ritardo. Sia il calendario completo, sia quello di anticipi e posticipi, con i relativi orari. Non pretendiamo di arrivare ai livelli dell´Nba, dove già oggi sappiamo, ad esempio, che una data partita si giocherà il 17 aprile 2009 alle 17.30, così le tv possono pianificare la programmazione, ma qualche sforzo in più bisognerebbe compierlo. Quest´anno, per la prima volta, la Lega ha fissato anticipi e posticipi fino a gennaio: bene, è un passo avanti. Ma in passato ci sono state situazioni assurde come le "x" e le "y" nei calendari, o la sospensione del campionato dopo fatti di cronaca che tutti ricordiamo, solo che a volte fino al giovedì non si sapeva se ci sarebbe stata o no la sospensione. Ricordo che mi chiamavano dal Giappone, increduli: "Possibile che non si sappia se si gioca o no?". Possibile, purtroppo. E queste sono cose che all´estero colpiscono, e che alla lunga creano la perdita di appeal, di credibilità».
L´altro motivo è il solito: gli stadi italiani sono un disastro. «Dato che si parla di tv – prosegue Silva – bisogna pensare alla partita come a un prodotto televisivo, con una cornice e una scenografia di un certo tipo. Ebbene, alcuni stadi italiani hanno la pista di atletica, che in tv non funziona. Poi sono impianti fatiscenti, brutti a vedersi: si è costretti a inquadrare solo il campo perché le tribune sono cadenti, oppure obsolete, con quei brutti gradoni. Spesso le prime file, in curva o in tribuna, sono vuote, senza pubblico, perché da quei posti è impossibile vedere la partita, dato che magari c´è un vetro o un muretto che impedisce la visuale. Così il manager cinese, o giapponese, o arabo, che magari non è un intenditore di calcio ma solo un dirigente televisivo attento al prodotto, si allontana, non è più invogliato a trasmettere la serie A». Adriano Galliani concorda sia con Mourinho sia con Silva: «Mourinho fa spesso osservazioni intelligenti. Quando vedi la Premier League con quei prati meravigliosi, quegli stadi pieni, le riprese fatte benissimo e quant´altro, hai l´impressione di un prodotto con più appeal del nostro: da noi si vedono stadi vuoti, brutte gradinate e brutti prati». Il problema, per ora, riguarda l´estero. In Italia sembrerebbe che il calcio "tiri" ancora a livello televisivo: da Sky, anche se i vertici non vogliono commentare le dichiarazioni di Mourinho, fanno sapere che gli ascolti sono sempre ottimi, e che il derby milanese dello scorso settembre ha fatto registrare un eccellente 9,38% di share, in linea con i migliori risultati dello scorso campionato. Ma fino a quando la giostra continuerà a girare?

fonte: LaRepubblica

Riccardo Silva, ceo di MP&Silva, ha analizzato con attenzione i plus e i minus del calcio tricolore.

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