Olimpiadi

Olimpiadi – Rassegna stampa – Il budget di Venezia 2020

Quindici miliardi di eu­ro. Un affare colossale, che supera di cin­que volte l’ultima finanziaria tratteggia­ta da Tremonti. Le Olimpiadi del 2020 a Venezia non sarebbero soltanto un even­to sportivo senza precedenti in Veneto, ma pure il volano di un business in gra­do di trasformare il volto della regione e ritoccare il Pil del Paese. Perché i Giochi non portano con sé soltanto atleti capa­ci di far sognare il mondo a colpi di se­condi e centimetri, ma anche progetti fa­raonici da realizzarsi a suon di milioni: strade e linee ferroviarie, stadi e palaz­zetti, parcheggi e alberghi e complessi residenziali. Un particolare che non pare essere sfuggito agli industriali, che difat­ti hanno subito benedetto la candidatu­ra lagunare, peraltro già analizzata in una serie di anteprime confidenziali te­nutesi nei mesi scorsi nelle sedi provin­ciali di Confindustria.

Il business plan redatto dal gruppo di lavoro che nel giro di qualche ora ha fat­to balenare nel Veneto il pensiero stu­pendo di vestire i cinque cerchi, d’altra parte parla chiaro: per la sola formalizza­zione della candidatura di Venezia ad ospitare la 32ma edizione dei Giochi ser­viranno tra i 30 ed i 50 milioni di euro, quindi per la realizzazione dell’evento (tre settimane di competizioni, i denari verrebbero gestiti dal comitato organiz­zatore) è stato stimato un budget di cir­ca 3 miliardi di euro. Il capogiro, però, viene nel leggere le cifre alla voce «in­dotto », quella relativa alla riqualificazio­ne delle infrastrutture esistenti ed alla realizzazione di quelle ex novo: si va da un minimo di 7 ad un massimo di 12 mi­liardi di euro.

Non è forse un caso che a capo del gruppo di lavoro, all’ombra della politi­ca che venerdì sera ha avuto la ribalta dell’annuncio, vi sia Federico Fantini, un manager con un passato in Infostra­da, Aprilia e Benetton ed un presente da direttore del master in business dello sport di Ca’ Foscari: «Le risorse necessa­rie per la formalizzazione della candida­tura possono essere raccolte tra le istitu­zioni e gli sponsor – spiega Fantini – e credo si possa fare ragionevole affida­mento sullo Stato, che per Roma 2016 mise sul piatto 40 milioni di euro. Dopo di che se il progetto dovesse prendere piede, considerata la sua portata, non penso si avrebbero difficoltà a reperire i finanziatori, sia pubblici che privati». Se­condo Fantini, uno dei punti di forza del­la candidatura di Venezia starebbe nel fatto che alcune opere infrastrutturali complementari sono già in itinere («Dal­la Pedemontana al Mose, fino alla Tav») e dunque la macchina sarebbe già in mo­to, in anticipo rispetto ai Giochi.

Resta il grande dilemma degli spazi, che a Venezia sembrano a dir poco risica­ti e che nel Veneto metropolitano si fati­cano a scovare: «Abbiamo già in mano un report delle cubature necessarie e di quelle a disposizione. E’ chiaro che un evento come il torneo di calcio dovreb­be essere ospitato anche in strutture fuo­ri regione – spiega Fantini – ma il cuore della manifestazione resterebbe sempre Venezia, con un coinvolgimento impor­tante di Treviso e Padova. Stop. D’altra parte la nuova linea politica del Cio è te­sa ad evitare il gigantismo della manife­stazione, sì da ridurre le spese e l’impat­to negativo sul territorio». Il business plan, assicura Fantini, garantisce la mas­sima sostenibilità finanziaria ed ambien­tale: «Con le nuove tecnologie saremmo in grado di realizzare uno stadio da 80 mila posti smontabile al termine della manifestazione. E’ inutile spendere i mi­lioni, come a Torino, per un trampolino per il salto con gli sci che oggi è coperto dalle erbacce».

Il gruppo promotore (sette persone, per ora) è al lavoro dal settembre dello scorso anno: avrà tempo fino all’estate del 2010 per convincere il Coni, che do­vrà poi perorare la causa di Venezia nei palazzi del Cio. Il verdetto finale è fissa­to per il 2013. C’è già una concorrente, italiana per di più: Roma. «Si candidò nel 2004, e perse contro Atene – ricorda sibillino Fantini – . Ci ha riprovato per il 2016, ed il comitato promotore ha finito per ritirare la candidatura prima del tem­po. Se vuole riprovarci, nessuno può im­pedirglielo. Venezia, però, è sempre Ve­nezia ed è una novità straordinaria». 

fonte: CorriereVeneto.it

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