Stadi – Si avvicina il Mondiale di SudAfrica2010
Poco più di sette mesi, poi si parte. Il countdown è già ben avviato: l’11 giugno 2010, a pensarci bene, è vicinissimo. Il Sudafrica è in subbuglio, arrivano i Mondiali di calcio. Si è partiti in ritardo ma ora, e in gran fretta, bisogna sintonizzarsi sul mondo. Non c’è più lo spettro del "piano B" evocato da Blatter qualche tempo fa, cioè l’assegnazione d’ufficio alla Germania per palese inefficienza sudafricana: i Mondiali in ogni caso si faranno qui, punto e basta. Quindi, sbrigarsi. Il paese ribolle di attesa, ma anche di lavori in corso: men at work a perdita d’occhio da Cape Town a Polokwane. Nelle nove città che ospiteranno le partite, ma non solo. In molti casi si devono inventare dal nulla le infrastrutture, cioè strade, ferrovie e autostrade per collegare un paese che da questo punto di vista è ancora indietro. Un lavoraccio, e da compiere a tempo di record, mentre comincia l’estate australe che complicherà gli sforzi degli operai, perché qui il sole è brace sulla pelle e lavorare in mezzo alla savana per costruire una nuova highway è un’impresa ai limiti della resistenza umana.
Nove città, dieci stadi di calcio. Sei li stanno costruendo da zero: il Soccer City a Johannesburg, il Green Point a Cape Town, il Durban Stadium a Durban, il Peter Mokaba Stadium a Polokwane, il Mbombela Stadium a Nelspruit, il Nelson Mandela Bay Stadium a Port Elizabeth che è l’unico già terminato, mentre gli altri sono a buon punto ma non troppo. Impianti moderni, modernissimi, dalle architetture spettacolari, perché il Sudafrica vuole stupire il mondo. Altri quattro stadi sono invece vecchi impianti rimodernati, e per i quali c’è stato bisogno di minor lavoro: l’Ellis Park di Johannesburg, il Lotfus Versfeld Stadium di Pretoria, il Free State Stadium di Bloemfontein, il Royal Bafoken Stadium di Rustenburg.
Soccer City, Johannesburg – Sarà lo stadio della partita inaugurale dell’11 giugno e ospiterà anche la finale dell’11 luglio (più quattro gare del primo turno, un ottavo e un quarto di finale). Insomma sarà la pagina di copertina del Sudafrica. Sorge sulla collina di Nasrec, di fianco a un’ex miniera di carbone i cui depositi formano ora una montagnola alta cento metri, proprio di fronte allo stadio. Nei pressi dell’impianto c’è anche il quartier generale della Federcalcio sudafricana e del comitato organizzatore della World Cup 2010. E’ in piena Soweto (acronimo di "SOuth WEstern TOwnship), la zona di Johannesburg simbolo della lotta contro l’apartheid che ora non è affatto la sterminata baraccopoli di vent’anni fa ma è anzi diventata, in molte sue parti, una distesa di case tutto sommato eleganti o comunque dignitose, come quelle che circondano lo stadio. E’ una zona periferica di Johannesburg e tuttora mal collegata, o non collegata affatto, con i trasporti pubblici, tipico problema che affligge il Sudafrica: sono stati stanziati circa 120 milioni di euro (13 miliardi di rand sudafricani) per provvedere in tutta fretta con bus e collegamenti ferroviari.
Soccer City avrà una capienza di circa 90000 spettatori (in orgine dovevano essere 95000, forse per motivi di sicurezza si arriverà a 87000), costerà un totale di circa 320 milioni di euro e visto da fuori è un portentoso spettacolo architettonico. I designer si sono ispirati, per la forma, al calabash, la zucca che le donne sudafricane usano come recipiente, appoggiandoselo in testa, mentre l’impatto cromatico è stupefacente. Della copertura del tetto, ormai ultimata, si è occupata la ditta italiana Cimolai, mentre aziende tedesche e austriache hanno fornito il resto dei materiali. Il tetto e la struttura esterna saranno cangianti, cioè cambieranno colore a seconda delle variazioni della luce. Anche i seggiolini all’interno dello stadio sono stati tutti installati, e il prato è stato steso di recente. Gli spalti si arrampicano in alto, con effetto ubriacante: cinque anelli, di cui uno interamente dedicato agli sky box. La cornice, insomma, è pronta. Ma la pancia dello stadio è ancora un cantiere aperto. Abbiamo visitato l’interno dell’impianto e non c’è nulla di pronto, solo cose abbozzate e una miriade di macchine da costruzione all’opera. Gli spogliatoi non ci sono ancora, come anche la maggior parte delle sale interne. E’ appena iniziato il tunnel che condurrà dagli spogliatoi al campo, e che con un alto valore simbolico ricorderà i corridoi delle miniere, su cui il Sudafrica ha costruito la sua ricchezza. Ma il resto è polvere, calcinacci, lavori in corso, cemento sparso. Per la Fifa e per gli organizzatori i lavori sono ultimati "all’80%", ma è una stima ottimistica. Ci sono circa 4000 operai al lavoro (stime ufficiali, ma secondo gli stessi operai ci sono almeno 6000 persone impiegate) e di recente pare si sia festeggiato il traguardo di 1 milione e 750 mila turni di lavoro senza incidenti. L’esterno dello stadio, come e più degli interni, è ancora lontano dall’essere ultimato: non ci sono strade, né marciapiedi, né parcheggi. Solo terra rossa, qua e là terra ocra, smossa e riportata, per un raggio di cento metri intorno all’impanto. Nient’altro. "Ma finiremo, non preoccupatevi", raccontano i responsabili dei lavori. L’obiettivo è il mese di marzo, se tutto andrà per il meglio.
Dopo il Mondiale, per gli organizzatori lo stadio Soccer City potrà garantire introiti per circa 8 milioni di euro all’anno, con l’organizzazione di concerti e altri spettacoli sportivi. Nei dintorni verrà costruita una clinica, ma non altre strutture come ristoranti e case, secondo il modello che ricorre nei progetti dei futuri stadi italiani: ma ogni paragone con la realtà sudafricana è ovviamente inutile e capzioso, qui si vivono problemi ben diversi da quelli italiani quindi anche la costruzione degli stadi segue logiche diverse.
Green Point Stadium, Cape Town – Che meraviglia. La struttura perfettamente circolare, il tetto di vetro che invierà bagliori al mondo, e soprattutto la collocazione nel panorama: all’ombra della Table Mountain (la montagna dalla sommità piatta che è il simbolo della città) e del verde di Signal Hill, a un paio di chilometri dal Waterfront dove nuotano foche e pinguini, affacciato su una spiaggia su cui si infrangono le ultime onde dell’Oceano Atlantico che finisce qualche chilometro più a sud con il Capo di Buona Speranza, il Green Point si candida a essere uno degli stadi più belli al mondo per il suo colpo d’occhio. Qui si giocheranno cinque partite del primo turno, un ottavo, un quarto e una semifinale. Il problema è che per ora bisogna affidarsi allla fantasia, o alla suggestione fornita dal plastico che ci racconta lo stadio che sarà. A giudicare lo stato della cose, si direbbe che si è ancora in alto mare. I lavori sono iniziati in ritardo (marzo 2007) e ora si procede a tappe forzate. Il costo finale sarà di circa 450 milioni di euro. Intorno sorgerà un campo da golf a nove buche e un piccolo stadio per il riscaldamento degli atleti, mentre un’isola pedonale metterà in collegamento Green Point con la stazione ferroviaria, distante circa 2 chilometri.
Il tetto interamente coperto di piastrelle di vetro è l’unica struttura già completata e avrà una duplice funzione: farà entrare nello stadio la luce naturale e servirà per trattenere il suono, creando un effetto rimbombo all’interno dell’impianto. I posti a sedere saranno 68000, ma dopo il Mondiale saranno ridotti a 55000. Sono al lavoro circa 3000 operai, lo stadio avrà sei diversi livelli. Ma al momento sembra tutto in alto mare. Non è completato il rivestimento esterno, non sono stati ancora installati i seggiolini per i posti a sedere. Non c’è ancora il terreno di gioco: al suo posto, terra riarsa. Anche qui le vie d’accesso all’impianto, le strade di scorrimento, i parcheggi e tutte le rifiniture sono di là da venire: ruspe, martelli pneumatici ed escavatrici sono alacremente al lavoro e nei prossimi mesi tutto dovrebbe essere completato. Dovrebbe e dovrà. Obiettivo, come a Johannesburg, è finire tutto entro marzo. Viva l’ottimismo. Ma a Cape Town l’ottimismo può sgorgare naturalmente: è una città inondata di sole, bellissima, profumata di mare e dei sorrisi della gente. In un posto simile può anche darsi che i miracoli si verifichino.
Nelson Mandela Bay Stadium, Port Elizabeth – Qui invece è tutto pronto. E dallo scorso giugno. Hanno già inaugurato l’impianto, ci hanno giocato dentro alcune partite di calcio. Sorge sulla baia di Port Elizabeth, città affacciata sull’Oceano Indiano, all’interno di un’insenatura: la posizione originaria è stata modificata di un centinaio di metri perché la prima scelta era caduta nel pieno della falda acquifera, che avrebbe provocato pericolose infiltrazioni. La capienza è di 46000 spettatori, il costo totale ha raggiunto i 140 milioni di euro, i lavori sono durati tre anni. Tutto è pronto come se il Mondiale dovesse iniziare domani, fino all’ultima piastrella dell’ultimo bagno. Sugli spalti sono già in corso le esercitazioni della polizia per contrastare eventuali disordini da stadio. Mancano ancora, però, le strade di collegamento intorno all’impianto: su quelle si lavora in queste settimane, ma insomma i tempi dovrebbero essere ampiamente rispettati.
Anche qui il tetto dello stadio ha una sua particolarità: è stato disegnato per ricordare la forma della protea, il fiore che è uno dei simboli del Sudafrica. Ci potrebbe essere un problema in futuro, dato che il tetto in questione è completamente bianco e potrebbe attirare la nidificazione degli uccelli: per ovviare al problema, saranno sguinzagliati nei dintorni dello stadio alcuni falconi, che terranno lontani gli uccelli. "Abbiamo vinto la nostra sfida", gongolano giustamente le autorità locali. L’unico vero problema di Port Elizabeth riguarda gli alloggi: non ce ne sono abbastanza, tra alberghi, motel e bed&breakfast, per ospitare le migliaia di tifosi attesi per le partite del Mondiale, visto che qui si giocheranno cinque incontri della prima fase, un ottavo, un quarto e la finale per il terzo posto. Pare allora che la popolazione della città si stia attrezzando: in parecchi affitteranno le proprie case.
(rassegna stampa)
Il prossimo 11 giugno partirà la rassegna Mondiale di SudAfrica2010, il più grande evento sportivo in concorrenza solo con l’Olimpiade estiva.
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