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Editoriale di Vulpis su ROMANEWS.EU

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La “telenovela” ItalpretroliUnicredit, che ha, chiaramente, effetti diretti e indiretti sul presente/futuro dell’A.s. Roma (in quanto Italpetroli è la controllante del club capitolino), continua incessante e, nelle prossime settimane, sono attesi nuovi colpi ad effetto su entrambi i fronti.
Ma al di là di questa storia quello che risulta ancora più chiaro è che questo “immobilismo” non aiuta lo sviluppo del club in ambito sportivo, marketing ed economico. Quello che più preoccupa è il confronto con la concorrenza estera.
Il Real Madrid, che, invece, ha una strategia di medio-lungo periodo ben precisa, così come altri top club (vedi il caso del Manchester United), punta, per esempio, a superare, per prima nel mondo, un giro d’affari di 400 milioni di euro e fa rotta, entro 5 anni, verso il traguardo faraonico dei 500 milioni di euro. Di fronte a un tale strapotere bisogna, per forza di cose, intervenire in tempi brevi. E’ un discorso che non riguarda solo la Roma, ma tutti i club italiani, che hanno l’ambizione di concorrere in ambito europeo (dall’Europa league, dove attualmente sta giocando la squadra giallorossa, fino alla “ricca” Champions league). Il timore che, anno dopo anno, ci si possa trovare di fronte a una graduale discesa verso il basso, che sarà, purtroppo, strettamente collegata alle potenzialità espresse in termini di investimenti economici.
Chi dice a Roma che il risultato di una stagione sportiva è legato al 50% di imponderabilità, credo che non abbia mai analizzato con precisione i modelli di gestione e sviluppo dei club stranieri di alto profilo. Lì, all’estero, di imponderabilità ce n’è veramente poca e, infatti, basta analizzare gli ultimi dieci anni per capire come Spagna e Inghilterra siano stabilmente al top.
Non mi meraviglierei se, anche quest’anno, in semifinale di Champions dovessero arrivare solo team iberici o inglesi o tedeschi. E’ scritto nelle stelle e solo l’alchimia di qualche incrocio di sorteggio collegato a un calo temporaneo (a livello di preparazione atletica) può farci sperare nella presenza di un team tricolore.
Un sistema, come quello attuale del football di serie “A”, che ha 2 miliardi di debiti e ha bruciato, in appena 10 anni, ben 6 miliardi di euro provenienti dalla torta dei diritti tv, come può continuare a esistere in questo modo?
Siamo vicini al rischio default ed è importante che club come la A.s. Roma inizino un processo di “auting”, che possa partire proprio dallo sviluppo del marketing (non coincide, è bene sottolinearlo, con la vendita dei cartelloni allo stadio o con un logo apposto su un tabellone post partita). Il tempo stringe ed è arrivato il momento di accelerare questo processo, pena l’oblio per i prossimi 5/10 anni.
Se non diciamo questo ai tifosi romanisti, ma anche italiani, nascondiamo come giornalisti l’unica verità: ovvero che siamo arrivati a un punto di non ritorno. Superato questo punto c’è solo un graduale declino verso il basso.

Marcel Vulpis
direttore responsabile agenzia stampa Sporteconomy.it
L’editoriale del direttore Vulpis (Sporteconomy) pubblicato dalla testata web Romanews.eu

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