Rassegna stampa – La tesi del Fatto Quotidiano sulla Juventus
RASSEGNA STAMPA – Il Fatto Quotidiano 30/12/2009 Francesco Bonazzi e Malcom Pagani p. 15
I DOLORI DELLA GIOVANE JUVE
SECONDO TEMPO PROSPETTIVE
Dopo la delusione Ferrara, guai in bilancio da Calciopoli
Da ragazzo, quando bastava che l’Avvocato inclinasse il sopracciglio, per vedere le proprie truppe schierate in attesa della missione, Roberto Bettega stava nell’angolo. In uno spogliatoio di devoti, il calciatore che "nulla faceva per rendersi simpatico", parteggiava per Umberto, il fratello meno noto degli Agnelli. L’outsider. Il numero due. Oggi, dopo aver sofferto l’esilio in apprezzato silenzio, l’ala atipica è tornata al suo posto. Non rinnega nulla, fa sapere. E nell’ascoltarlo, molto al di là di nuvole, sogni e proiezioni, si intuisce la debolezza del proclama. I conti sono un deserto rosso e oasi, all’orizzonte, non si intravvedono. Lo scorso 8 dicembre, quando (ambito Champions), i nuovi barbari del Bayern Monaco sono scesi per passeggiare sulle paure della Juventus, in società hanno tremato. Danno economico stimato tra i 5 e i 10 milioni di euro. E il giorno dopo, in Borsa, il titolo ha perso poco meno del 7 per cento. A pesare sull’andamento delle quotazioni non sono state solo le tipiche ragioni emotive che tradizionalmente penalizzano le azioni dei club di calcio, ma la prevedibile comparsa del segno meno nel prossimo bilancio bianconero, quello che chiuderà il 30 giugno 2010. L’anno scorso, la Juventus aveva chiuso con un utile netto di 6,5 milioni. Una bella svolta gestionale rispetto ai 20,6 milioni di euro persi nella stagione 2007-2008. Ma dopo l’eu ro-figuraccia rimediata al cospetto degli onesti (ma non trascendentali) pedatori bavaresi, quell’obiettivo del pareggio di bilancio originariamente fissato per l’e s e rc i z i o in corso è praticamente già sfumato. E con la sconfitta casalinga contro il Catania, (evento fino ad allora confinato nei b-movies di Lino Banfi), diventa sempre più probabile che a gennaio (dopo la ben remunerata illusione mediorientale della tourneè arabica) la società guidata da Jean Claude Blanc debba tornare sul mercato e aprire nuovamente i cordoni della borsa. La coppia di brasiliani Felipe Melo-Diego, indicata dai tifosi come la madre di tutte le delusioni e costata 45 milioni, nel bilancio si tramuterebbe in desolante minusvalenza. Ma queste cifre, pur rilevanti in un bilancio che pareggia a circa 240 milioni, rischiano di impallidire di fronte alla voragine che potrebbe aprirsi per via del calvario giudiziario di Calciopoli. Dove i patimenti sono quelli da codice civile e da risarcimento danni, specie dopo che l’ex amministratore Giraudo è stato riconosciuto colpevole nella sentenza penale del 15 dicembre (tre anni di reclusione in primo grado) Con in mano la sentenza di condanna del rito abbreviato per Giraudo, i legali di Bologna, Atalanta e Brescia già si fregano le mani. Ammonta infatti a 150-160 milioni di euro la somma che le squadre che si ritengono vittime di Calciopoli, (cominciando dall’eterodiretta retrocessione della stagione 2004-2005) intendono chiedere alla Juventus. A marzo, un’ordinanza anomala del Tribunale di Napoli aveva bocciato la costituzione delle parti civili. Ma a ottobre le società escluse sono state riammesse da una sentenza della Cassazione e ora intendono andare avanti, insieme a Rai, ministero delle Politiche giovanili e Fgci. Alcune di loro, in serie B, sono rimaste più di un anno. Appena è uscita la prima sentenza che ha definito "colpe voli" Giraudo e gli arbitri Dondarini, Pieri e Lanese, l’avvocato di Corioni, Bruno Catalanotti, ha affermato che il Brescia intende chiedere 56 milioni di euro. Per arrivare a questa cifra, che comprende anche i danni morali e di immagine, il Brescia Calcio è partito da una differenza di quasi 13 milioni di euro, tra serie "A" e serie "B", in termini di introiti. Una valutazione analoga è quella fatta dai legali del Bologna, che si preparano a chiedere circa 55 milioni di euro. Mentre dalle parti dell’Atalanta, la somma dei risarcimenti richiesti, come anticipato dall’avvocato Pezzotta, dovrebbe essere non inferiore ai 20 milioni. Se si tengono presenti anche le altri parti civili riammesse, a cominciare dalla Salernitana, si arriva alla cifra di 150-160 milioni. Una somma che non schizza oltre i 200 solo perché nessuno, in questo Paese senza memoria, scommette che la Federazione abbia poi davvero il coraggio di chiedere più di un simbolico euro alla "p ove ra " Juve. Spiega un presidente che preferisce restare anonimo: "E’ già tanto che la Federazione si sia costituita parte civile. La pressione mediatica è ormai tramontata e i dirigenti federali non affameranno una società che affonda le proprie radici nella storia del pallone nazionale, ancor più se priva dei soldi per la Champions". Il "D – d ay " delle richieste di risarcimento scatterà in primavera, se anche la prima sentenza penale con rito ordinario sarà di condanna per la "cupola" arbitrale e per gli ex dirigenti della Juve. Per le casse juventine, un conto da 160 milioni di euro circa sarebbe una botta mostruosa, in grado di prosciugarne le pur pingui riserve (pari oggi a 81 milioni). A Torino, però, la fiducia nella giustizia è cieca, e nessuno ha ancora accantonato un centesimo. Nell’ultimo bilancio depositato in Borsa, la società che gli Agnelli controllano attraverso Exor se l’è cavata con poche righe di puro understatement sabaudo: "Sulle basi delle controversie attualmente in corso, non si possono escludere futuri effetti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria Juventus" . Punto e basta, tanto il flottante è meno del 32 per cento e per gli azionisti bianconeri, compresi i libici di Lafico (7 pe cento), queste informazioni in fondo possono bastare. Chissà se nelle cinque ore del recente cda Juve, tra "le questioni economiche" delle quali si è dibattuto vi erano anche i possibili risarcimenti. Negli ambienti bancari girano le ipotesi più varie, compresa quella di nuove fideiussioni sul modello di quanto la berlusconiana Fininvest sta trattando per i 750 milioni di euro di risarcimento che deve alla Cir di Carlo De Benedetti. Per ora sono leggende metropolitane, ma gli storici rapporti della Juventus con Imi, Banca Sella e Popolare di Lodi (oggi nel gruppo BPI) non renderebbero certo impossibile un’ipotesi simile. Anche perché la Juve ha da tempo una gestione solida e virtuosa, si sta costruendo uno stadio di proprietà e non è mai ricorsa a espedienti come la vendita del marchio a una controllata (l’ hanno fatto tra mille polemiche Inter, Milan e Lazio). Altra variabile, quella di un intervento indiretto dell’azionista Exor (ha in mano il 60 per cento della Juve), che potrebbe scegliere di accantonare tutta la somma che si rischia con i processi di Calciopoli. Sarebbe un bel gesto, in grado di rinverdire il vecchio "Stile Ju ve n t u s " che tanto piaceva a Gianni Agnelli. Interpellato dal Fatto Quotidiano, l’ex patròn del Bologna Giuseppe Gazzoni Frascara non parla di soldi, ma regala un consiglio alla nuova dirigenza juventina: "Non mi permetto di dare cifre e suggerimenti tecnici, ma fossi in loro accantonerei almeno la metà di quanto ritengono di rischiare in caso di condanna". E se in primavera condanna sarà, non è escluso che la strada sia quella delle transazioni. Gazzoni, come i vertici attuali di Brescia e Atalanta, parlano spesso con i propri legali della possibilità di aprire una trattativa con la Juve, puntando a strapparle la metà di quei 160 milioni che oggi minacciano di chiederle.
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