Calcio – Sporteconomy illustra i futuri scenari della Vecchia Signora
“Tutti pazzi per la Juve“, popolarissimo programma radiofonico in onda su RADIO ERRE2, ha intervistato Marcel Vulpis direttore diSportEconomy.it, agenzia di Stampa telematica specializzata in economia e politica dello Sport.
Direttore benvenuto a “Tutti pazzi per la Juve”.
Grazie, è un piacere per me intervenire nella vostra prestigiosa trasmissione.
La Juventus ha debuttato a Piazza Affari con un prezzo di 3,03 euro per azione. Oggi 08/03/2010, a distanza di 9 anni, il prezzo per azione singola della Juventus è di 0,84. All’inizio di Gennaio 2006, cioè con la Juventus non ancora travoltadallo Tsunami Calciopoli, il titolo era già sceso a 1,17 con una variazione quindi di -1,85 euro per azione. Nel periodo susseguente calciopoli fino ai giorni nostri, il calo del singolo prezzo per azione è di 0,33 euro per azione. Questi dati alla mano ci consentono di farle alcune domande molto interessanti. Il calo delle azioni che abbiamo documentato dal 2001 all’inizio del 2006, è un calo fisiologico del prezzo, sul quale ha inciso anche la crisi economica, oppure ci sono altre motivazioni?
Sicuramente la crisi economica e lo scandalo di Calciopoli non hanno aiutato questo, come altri titoli, nel suo naturale sviluppo. Il problema dei titoli italiani (a carattere calcistico) presenti sul listino milanese è che sono ancora troppo collegati all’andamento sportivo dei club. Gli stessi potenziali acquirenti (forse) se ne allontanano, perché non li ritengono interessanti come quelli di altri settori. Tutti e tre i titoli (Lazio, Roma e Juventus), poi, sono entrati in Borsa senza che il club di riferimento potesse contare sull’asset stadio. Un fattore che all’estero, invece, è stato il punto di partenza del collocamento borsistico.
-Da puri dati numerici, ci risulta che, quindi, l’incidenza di Calciopoli non abbia portato ad un crollo netto delle azioni Juve. Quanto è vero questo?
Vero, Calciopoli non ha portato al crollo del titolo, anche perché gli analisti sapevano che la Juventus sarebbe tornata immediatamente nella massima divisione e perché si trattava di un evento “eccezionale”, che sarebbe stato superato, pur in presenza di diverse difficoltà operative.
Qual è il vantaggio che la società, attualmente, trae dall’essere messa in Borsa?
Bella domanda. Direi che più un vantaggio, sarebbe uno svantaggio uscirne nel breve perché per il delisting bisognerebbe invitare tutti gli azionisti a cedere le proprie azioni (tradotto: i piccoli azionisti dovrebbero essere pagati per cederle). Considerato il momento di crisi economica credo che la Juventus almeno per il momento preferirà non erodere ulteriore liquidità.
Michel Platini, capo dell’UEFA, ha per mesi portato avanti la sua battaglia per il “Fair play finanziario”. Il 15 settembre, il Comitato esecutivo della Uefa aveva approvato misure che dovevano obbligare i club a fare quadrare il bilancio entro un determinato periodo di tempo. Le società non devono spendere più di quanto guadagnano. Si tratta di uno strumento che pone come obiettivo primario l’aumento della lealtà economica nelle competizioni europee, senza trascurare la stabilità a lungo termine delle società. Questo significa che una società non potrà spendere più di quanto incassa sul mercato oppure nella voce di gestione vanno comprese tutte le voci (stipendi e altro)?
Questa vostra interessantissima analisi e domanda è stata purtroppo “svuotata” dalla notizia che il Fair play finanziario di Platini partirà non prima del 2015. Capite bene che visto quello che è successo nell’ultimo biennio è difficilissimo poter prevedere cosa realmente accadrà tra 5 anni. Si tratta di un orizzonte temporale troppo lontano.
Che effetti avrà quindi nell’immediato questa normativa?
Zero! I grandi club continuano ad operare autonomamente senza che nessuno possa dire loro nulla. Il calcio europeo è una grande “casa della libertà”. Ciascuno fa ciò che ritiene giusto per se stesso.
Una società mantiene il bilancio in pari. Poi l’azionista di maggioranza decide, di tasca sua, di intervenire sul mercato. Queste sono voci “economiche” esterne al ragionamento del fair play finanziario? Oppure andranno anch’esse iscritte nel bilancio della società? La curiosità è legittima; molte volte a fine anno i più facoltosi proprietari ripianano i debiti, aumentano il capitale e tutto come prima… Trovo non corretto continuare a operare in questo modo. I proprietari dei club devono capire che non giocano da soli, ma all’interno di un sistema e si devono confrontare con altri soggetti che almeno sulla carta dovrebbero avere gli stessi diritti. Che senso ha vincere un campionato contro almeno 15 club non in grado di poter competere ad armi pari con la società vincitrice del titolo tricolore? Credo che prima o poi i tifosi faranno fronte comune e questo approccio dovrà essere abbandonato da parte dei top club italiani. Un campionato equilibrato è un campionato che genera economie di scala in molti settori. Parimenti nel caso contrario la gente non andrà più allo stadio.
Questione Stadio. La Juventus sarà la prima società italiana ad avere uno stadio di proprietà.
Dal punto di vista economico, tale situazione su che voci inciderà maggiormente?
Quella dei ricavi chiaramente. Migliorerà l’immagine, crescerà la possibilità di aumentare la fetta dei ricavi da diritti tv, soprattutto all’estero.
I benefici si vedranno sul lungo termine o anche nell’immediato?
Nel medio-termine. Nel breve ci sarà soprattutto un ritorno di naturale attenzione e popolarità sul club.
Questione naming rights. Blanc ha portato a termine un progetto già iniziato prima di lui da Giraudo; un accordo con la Sportfive per la vendita dei naming rights dello stadio per la cifra di 75 milioni di euro per 12 anni (6.5 milioni l’anno), il più importante a livello europeo nell’ambito del naming rights. Basti pensare, al confronto, che il contratto del Bayern Monaco per l’Allianz Arenza è inferiore. (80 milioni di euro in 30 anni, 2.6 mln di euro l’anno). Che tempi ci sono per svelare il nome del futuro stadio della Juventus? Dal punto di vista legale, ciò impedirà alla Juventus di intitolare, per esempio, lo stadio a Gianni Agnelli?
Penso che sia interesse di Blanc annunciarlo prima possibile, però evidentemente non siamo ancora arrivati a qualcosa di concreto. Lo stadio a Gianni Agnelli? Può essere una risposta a quanto creato dall’Avvocato, ma prima o poi ci sarà una svolta più commerciale. O almeno lo auspico. Gli stadi devono essere stadi, non mausolei alla memoria.
Un’inchiesta del settimanale Panorama ha portato alla luce una vicenda molto importante: il processo Ifil-Exor, che vede imputati Gabetti e Grande Stevens per la questione dell’Equity Swap. In caso di condanna sono in molti a ritenere possibile un addio alle scene dei due grandi vecchi di Torino. Se questo avvenisse, il primo a venire indebolito sarebbe John Elkann, l’erede di Gianni Agnelli alla guida della Fiat: con lui, infatti, Gabetti e Grande Stevens hanno mantenuto il ruolo di consiglieri del principe che già ebbero con il nonno. Come cambierebbero allora i rapporti di potere all’interno del primo gruppo privato italiano?
Io credo solo che prima o poi questa società sarà totalmente autonoma rispetto agli attuali proprietari. La Juventus non compete più solo in Italia ed essere concorrenziali all’estero è un costo sempre più crescente.
Cosa cambierebbe per la Juventus come società?
E’ prematuro parlarne, credo.
Che tempi potrà avere questa questione legale?
Difficile dirlo. La giustizia italiana ha di solito tempi biblici….
I tifosi della Juve intanto sembrano già schierati; più volte hanno inneggiato ad Andrea Agnelli. Questo è forse un segno che la proprietà attuale è invisa a gran parte del popolo Juventino. Le ragioni sono molteplici, ma non è questa la sede per discuterne. Analizzandola da un punto di vista prettamente economico, un eventuale passaggio di testimone della società tra il ramo Elkann a quello Agnelli quanto potrebbe incidere dal punto di vista del titolo in borsa?
Non credo che sia un cognome a far schizzare un titolo, quanto piuttosto l’annuncio di un piano industriale nuovo, impattante e con forti potenzialità di crescita per il brand Juventus, soprattutto all’estero.
Se invece dovesse permanere questo stato di cose, quanto è possibile un cambio di proprietà da parte della Juventus? In quanto stima, attualmente, il valore del 60% (quote di maggioranza possedute dalla Exor ndr) della Juventus? Esiste secondo i vari rumors nel suo campo, un possibile acquirente all’orizzonte?
Se esiste è gelosamente custodito nelle stanze di corso Galileo Ferraris. La Juventus è la Mediobanca del calcio, ovvero ha fatto del “silenzio” la sua religione. Comunque per essere comprati bisogna prima essere ufficialmente in vendita sul mercato. Quando questo accadrà potremo fare alcune considerazioni o pensare ad ipotesi di vario tipo.
Un’altra soluzione discussa spesso dai tifosi sui vari forum e social network è quello dell’azionariato popolare stile “Barcellona” o “Real”. Quanto questo sistema sarebbe applicabile in Italia? Se si, in che forma?
In Italia i primi a muoversi in tal senso sono i supporter della Roma, guidati dall’ideatore-tifoso Walter Campanile (www.azionariatopopolareasroma.com). Il prossimo 21 aprile verrà indetta un’Assemblea costituente, successivamente si arriverà alla costituzione di un’Associazione riconosciuta non-profit. Alcuni mesi dopo i tifosi della Roma verranno chiamati a raccolta e ad aderire a questo progetto ambizioso, che gli stessi fan della Juve potrebbero prendere a modello.
fonte: "Tutti Pazzi per la Juve" di Stefano Discreti
Il giornalista romano Stefano Discreti, ideatore del programma "Tutti Pazzi per la Juve" ha intervistato Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy.it sui futuri scenari economico-finanziari della Vecchia Signora.
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