Editoriale – Il flop di Venezia2020: …e Martin per un punto perse la cappa.
Fatta salva questa premessa (quella dei due anni di progettualità), come direttore dell’agenzia Sporteconomy, specializzata in temi di economia e politica dello sport, ci tengo a sottolineare alcuni aspetti del verdetto pro-ROMA2020.
Non è una colpa del Coni, se il suo quartier generale è a Roma. In ogni Paese del mondo il Comitato olimpico nazionale è localizzato nella Capitale dello Stato. Non è colpa del Coni se casualmente è l’unico ente delegato a valutare la candidatura di una città che ha ambizioni olimpiche. Anche perchè vorrei capire quale può essere l’alternativa. Eppure questi due elementi sono stati presentati in modo artificioso come dei "nei" da estirpare. Come il male del Coni e di tutto ciò che rappresenta. Il simbolo di una nomenklatura negativa, di una razza ladrona, più in generale del malaffare.
Ora va bene tutto, ma mi sembra che si sia superato ogni limite. L’altro ieri Mario Pescante, vice-presidente del Cio ed ex presidente del Coni ha fatto capire chiaramente che non ci poteva essere altra scelta se non quella di Roma sotto il profilo tecnico. Se anche non si volesse (permettetemi la provocazione) accettare la titolarità di Gianni Petrucci (presidente del CONI), non si vorrà contestare quella del n.2 del CIO. Altrimenti siamo alla "guerra tra bande" e al tutti contro tutti.
Questa moda di attaccare tutto ciò che ha sede a Roma o tutti coloro che hanno condiviso la scelta del Coni è sterile, oltre che stucchevole. La gara tra Roma e Venezia è stata pulita, corretta e trasparente e basata solo su aspetti tecnici, non politici. Chi dice il contrario è perchè non sa accettare, con fair play, di aver perso.
Noi di Sporteconomy non solo siamo stati i primi ad anticipare il voto finale, ma, in tempi non sospetti, avevamo fatto presente che Venezia non era una candidatura "tecnicamente" ammissibile. E così è avvenuto. Il dossier tecnico di Venezia è stato valutato 5.7 decimi. Praticamente non ha raggiunto le condizioni minime di ammissibilità. Sì, avete capito bene non ha raggiunto il voto minimo per cui il CIO dà il via libera. Roma invece ha raggiunto un voto superiore al 9. Ovvero quasi vicino all’eccellenza.
Ora la domanda sorge spontanea: ma se il comitato veneto ha lavorato sotto traccia per ben due anni, come ha fatto a non raggiungere almeno il voto minimo del 6? La collettività veneta merita una risposta a questo semplice quesito. E sarebbe interessante anche sapere quanto ha speso questo comitato e se gli investimenti utilizzati sono stati pubblici o privati o misti. Domande che Sporteconomy aveva fatto precedentemente all’ufficio del sindaco Cacciari (senza riceverne online risposta) e che adesso invia al nuovo primo cittadino: il sindaco Orsoni. In ogni caso non ci permetteremo di dare alcun giudizio di merito, ma è interessante sotto il profilo informativo e della trasparenza nei confronti della popolazione veneta.
In un Paese, l’Italia, dove i comitati nascono come funghi senza conoscerne mai i conti finali. Vai a capire il perchè di questa tendenza, ormai costante. Ma sicuramente ci sbagliamo e nei prossimi giorni il comitato di Venezia2020 li renderà pubblici, magari attraverso una conferenza stampa. Ne siamo convinti e li aspettiamo trepidanti, come tutti i veneti di "buona volontà".
Per terminare il discorso sul voto del Coni, c’è da ricordare, che dopo aver bocciato tecnicamente il dossier veneto, sotto il 6 politico (come dicevamo), si è arrivati al voto dei consiglieri: 68 a 1 (più un astenuto). Tutti hanno votato a favore di Roma, anche quei consiglieri che magari non sono di Roma o vi albergano per pochi giorni a settimana per ragioni di lavoro.
Chi esce, comunque, da vincitore assoluto è Gianni Petrucci. I 68 voti a favore della sua scelta sono la conferma che oggi Petrucci è il vero "comandante" dello sport italiano, potente quanto un ministro (o forse anche di più). E’ come se fosse stato riconfermato sulla sua poltrona, praticamente all’unanimità. Al termine del mandato da presidente Coni (non è infatti più ricandidabile) è la persona giusta per guidare ROMA2020 fino a Buenos Aires davanti ai membri del Cio (nel luglio 2013).
Nel frattempo, ci sono solo due strade: un sindaco Gianni Alemanno come super-commissario o una figura istituzionale come Gianni Letta (oggi saldamente a Palazzo Chigi). Non vediamo altri personaggi di spicco di gradimento all’intero sistema politico-imprenditoriale della città e del Paese.
Ero presente a SkyTgEconomia, la trasmissione condotta dalla giornalista Sarah Varetto, quando un minuto dopo l’annuncio di Rio de Janeiro 2016, sede dei Giochi olimpici, arrivò, tra lo stupore generale degli ospiti in studio, la notizia che "Venezia2020" si sarebbe candidata per l’edizione successiva del 2020. Rimasi basito, ma attesi di capire meglio di che cosa si trattava. Settimane dopo iniziò a circolare (a supporto di questa iniziativa), la convinzione che l’operazione era molto valida, perchè dietro c’era un lavoro di un biennio e il sostegno della migliore imprenditoria veneta.
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