Marketing – La politica di De Laurentiis sui contratti d’immagine dei “suoi” calciatori paga?
Questa politica, però, sta creando non poche problematiche sotto il profilo degli ingaggi, perchè molti procuratori di calciatori non sono interessati a portare i loro assistiti alla "corte" di De Laurentiis. Perchè in questo modo perdono il totale controllo dei diritti d’immagine dei loro "clienti". A conti fatti, in diversi casi (anche se non in tutti), il calciatore-tipo non troverebbe vantaggio dal pagamento di un onorario complessivo (ingaggio+forfait annuale sui contratti d’immagine), mentre potrebbe guadagnare molto di più pattuendo il semplice ingaggio (gestendo autonomamente i propri contratti pubblicitari), così come ha fatto fino a oggi con il resto dei presidenti di calcio. (nella foto un’immagine di De Laurentiis al momento della firma dell’accordo con Volkswagen, come vettura ufficiale del club partenopeo). La società di De Laurentiis segue un principio inderogabile: avoca a sé la gestione, e dunque i ricavi, di tutto quanto sia legato all’immagine dei propri tesserati, in cambio di uno stipendio forfettario. Dalle interviste alle pubblicità e le sponsorizzazioni, per intenderci: «Un caso unico in Italia e per quello che so anche in Europa», spiega l’avvocato Dario Canovi, tra i decani dei manager italiani (tra i suoi assistiti c’è Thiago Motta).
Eppure, club come il Real Madrid, ad esempio, cogestiscono i diritti: 50% alla società, 50% al giocatore. «Mentre la Juve adotta un sistema differente: gestisce i diritti soltanto quando viene interpellata come club: ovvero quando concede più calciatori». Insomma, il sistema-Napoli rappresenta un’eccezione: «Che in certi casi può costare caro – continua Canovi – i campioni sulla breccia, tipo Pazzini, ricavano tanto dalla propria immagine.
È un investimento fondamentale. Il Napoli si preclude così alcune strade proficue, come il mercato orientale: se acquistasse un giapponese o un cinese guadagnerebbe molto dal merchandising, ma i calciatori orientali, tipo Nakamura, percepiscono dagli sponsor introiti cinque o sei volte superiori agli stipendi. Non rinuncerebbero mai». Anche gli ultimi mercati sono stati caratterizzati da rifiuti del genere: Obinna, ad esempio; o anche Montali, che poi è diventato dirigente della Roma.
Gaetano Fedele, manager tra gli altri dei fratelli Cannavaro e di Grava, ha affrontato spesso l’argomento. Soprattutto con il capitano della Nazionale: «Credo che la questione vada valutata con obiettività: se il Napoli ha preso questa decisione per incrementare il budget, ben venga, ma probabilmente in certi casi, calciatori dall’immagine molto gettonata, si potrebbero pattuire dei compensi a parte. Extra ingaggio: alcuni giocatori di primissima fascia, non possono essere paragonati agli altri».
L’avvocato Claudio Pasqualin, altro manager di lungo corso, la prende con filosofia: «Il Napoli ha il diritto di agire così, ma è logico che se venisse a chiedermi un calciatore, cederei la sua immagine per un corrispettivo adeguato. Tutto ha un prezzo».
fonte: Napolimagazine.com
Da oltre un anno De Laurentiis ha attivato una nuova politica aziendale, che porta ad avocare a sè tutti i diritti collegati all’utilizzo dei calciatori, da quelli sportivi fino a quelli d’immagine. Sono nati così i profumi Hamsik o i cronografi Lavezzi, ma sicuramente ci saranno anche altri calciatori azzurri, che, nel futuro, saranno sfruttati per fini commerciali.
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