Rassegna stampa – La vendita del Bologna F.c.
Il buco nei conti e la scelta di Consorte per il club altre 24 ore drammatiche
A Cagliari la proprietà chiamata a deliberare l’aumento di capitale. Cazzola e Sabatini alla finestra su fronti opposti Il caso
I giocatori restano all’oscuro di tutto: “Aspettiamo i fatti, parole ne abbiamo già sentite tante”
SIMONE MONARI SONO ore d’ansia, per il Bologna.
La neve caduta ieri sul Dall’Ara è davvero l’ultimo dei problemi, anche se, dopo il rinvio della partita col Chievo, il presidente della Lega Serie A Maurizio Beretta ha spiegato che «il sistema degli stadi non funziona, bisogna andare verso impianti profondamente ristrutturati o di proprietà». Basterebbe averne, di proprietari. Il guaio vero del Bologna è che non c’è un soldo in cassa, da mesi. Oltre alla penalizzazione che incombe e ad una società che ad oggi non ha neanche un avvocato per difendersi. «Noi non sappiamo nulla – diceva ieri un giocatore – e soprattutto non vogliamo sapere nulla in questo momento. Facciamo il nostro, ci impegniamo, di parole ne abbiamo sentite anche troppe, aspettiamo gli eventi». Difficile dargli torto. Questa mattina a Cagliari sono in programma il consiglio d’amministrazione l’assemblea dei soci, ma Francesca Menarini non andrà in Sardegna: parteciperà da Bologna in audio conferenza.
In teoria c’è da approvare l’ultimo bilancio e da deliberare un aumento di capitale. Gli attuali proprietari che cosa combineranno? In mezzo c’è la partita di Consorte e della sua merchant bank, Intermedia Finance, che entro stasera dovrebbe, attraverso una nota ufficiale, illustrare la situazione, dopo aver ultimato l’analisi dei libri contabili i cui risultati saranno da oggi a disposizione del Bologna. Ieri al Dall’Ara circolavano cifre da brivido, ma niente di ufficiale. Ad oggi, a quanto trapela, nessun acquirente ha bussato in via della Zecca, dove ha sede la banca d’affari. Ma se Consorte comunicherà al Bologna di andare avanti, vorrà dire o che ha già imprenditori pronti ad entrare o che comunque è convinto di farcela. Altrimenti, sfilandosi, il Bologna tornerà nelle mani di Porcedda e Menarini, che cercheranno di venderlo. A Casteldebole, frattanto, non sono pochi a temere un fallimento che ricadrebbe tutto sulle spalle del titolare della Cogei, visto che sin qui, come spiegava anche il ds Longo giorni fa, «Porcedda non ha messo un soldo». E soprattutto le garanzie presso la Lega, detto e ridetto, sono di Menarini. E la prima fideiussione può essere escussa già se domani non verrà pagata la terza rata del mercato.
Che corra Cazzola, per la successione, è noto, ma non da solo.
Che ci speri Sabatini, con dietro parte del mondo cooperativo, è ovvio. Del Barclays Fund si parla dall’estate, nei giorni scorsi si era fatto sotto Milan Mandaric, il tycoon serbo che ha appena mollato il Leicester per comprare lo Sheffield Wednesday. Altri movimenti non sono da escludere.
L’ad Marras nutre ancora qualche speranza di trovare un compratore straniero, ma non spiega se lo cerca per conto suo o tramite Intermedia. E ad oggi la credibilità di Porcedda e dei suoi uomini è pari a zero.
(rassegna stampa)
I nuovi passi nella vendita del Bologna calcio, in mano per l’80% al presidente Porcedda e per il restante 20% alla famiglia Menarini.
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