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Intervista a Paolo Ciabattini autore di ‘Vincere con il Fair Play Finanziario’

1) Che cos’è il FPF?

Platini dice: “Dopo anni di anarchia è arrivato il momento delle regole”. 

Fair significa equo, leale. Fair play significa giocare nel rispetto delle regole. Il FPF e’ un sistema normativo contabile che impone ai club un comportamento equo corretto leale dal punto di vista economico finanziario e contabile e che vuole, incidere sia sul modello di business che sul sistema dei valori. Secondo Platini Il fair play finanziario deve diventare parte integrante dell’ordine morale del calcio di oggi e di domani.  FPF vuol dire lotta contro le astuzie al limite della regola, contro il doping amministrativo. 

La regola cardine è il pareggio di bilancio, o quasi. Le squadre non potranno accumulare perdite superiori alle massime deviazioni consentite. Il primo periodo di monitoraggio riguarderà il biennio 2011-2012/2012-2013. Le sanzioni presumibilmente a partire dall’esercizio 2014-2015, andranno dal mercato calciatori chiuso, alla drastica riduzione dei premi UEFA, fino ad arrivare all’esclusione dalle competizioni europee. 


2) Ritiene che fosse realmente necessario introdurre questa normativa?

La situazione economica globale ha creato condizioni difficili di mercato con ripercussioni sulle entrate dei club.

Questa normativa è stata introdotta per garantire la sopravvivenza del calcio nel lungo periodo e salvare alcuni club dal fallimento Da uno studio della UEFA in riferimento ai bilanci 2009 dei club di prima divisione appartenenti alle 53 federazioni affiliate alla UEFA, pari a 664 club, risulta che la perdita aggregata raggiunge 1,2 miliardi di euro, su un fatturato di 11,6 miliardi, facendo registrare un + 100% rispetto all’esercizio 2008 in cui raggiungeva i 600 milioni di euro. 

Negli ultimi giorni è stato pubblicato l’ultimo report della UFA “Club Licensing Benchmarking financial year 2010, secondo il quale la perdita aggregata del calcio europeo a livello di prima divisione, avrebbe raggiunto gli 1,64 miliardi di euro. Le squadre che hanno fatto registrare una perdita di bilancio sono diventate il 65% dei club di prima divisione, contro il 56% del 2009 e il  47% del 2008.

Se nel 2010 il fatturato ha raggiunto i 12,8 miliardi di euro facendo registrare una crescita del 9,1% rispetto al 2009, nello stesso tempo, i costi sono aumentati dell’11,3%.

Il costo degli stipendi incide sul fatturato per il 64%, e ha fatto registrare un più 14% rispetto  al 2009 contro il + 3% fatto registrare nel 2009. Il totale ammonta a 8,2 miliardi di euro.

Nel 2009 il 53% dei club fa registrare un deterioramento del patrimonio netto. Il 37% dei club ha un patrimonio netto negativo. Anche l’Ebitda, per la prima volta  fa registrare un segno meno, (240) milioni da + 140 milioni del 2008. Il debito verso banche nel 2009 sfiora i 6 miliardi. 

Nel 2008, 5 club maggiori totalizzavano il 75% delle perdite aggregate. Nel 2010, i primi 10 top club valgono soltanto il 25% delle perdite totali. Significa che il fenomeno si sta diffondendo rapidamente e che, a valore, non è più circoscritto a pochi grandi club.

Nel 2010, in Inghilterra 17 club su 20 hanno chiuso il bilancio in perdita. In Italia 16, in Francia 14 ed in Spagna 7.

Tutto ciò evidenzia un netto squilibrio economico finanziario.


3) Quali sono gli obiettivi del FPF?

1) Maggior raziocinio e disciplina  nel sistema finanziario dei club in particolare in un periodo di instabilità economica. 

2) Spingere i club a competere limiti dei propri introiti che il cardine della normativa.

3) Assicurare che i club onorino puntualmente i propri impegni finanziari i debiti scaduti non verranno verificati soltanto a dicembre, ma anche a giugno e marzo. Sostanzialmente non si potrà ritardare più di 3 mesi il pagamento concordato.

4) Regolare svolgimento delle competizioni;

5) Uscire dall’indebitamento patologico così da avere competizioni meno drogate dall’indebitamento;

6) Liberasi dalla spirale dei costi;

7) Ridurre la pressione degli stipendi;

8) Stimolare investimenti in giovani e infrastrutture.


4) Eppure a giudicare dal risalto dato dai media in Italia, non sembra che l‘argomento abbia suscitato particolare attenzione o meglio l’attenzione che meriterebbe.

E’ vero, concordo con Lei. In realtà non è così in tutta Europa. Mi risulta che in alcuni paesi europei, in particolare in Inghilterra, Germania e Spagna, l’argomento venga trattato regolarmente ed in maniera appropriata. I giornalisti conoscono bene i risvolti della normativa e li stanno trasferendo ai tifosi che sono ormai sempre più consapevoli della sua rilevanza. Pensi che in Germania, esista già un sistema normativo contabile che molto assomiglia all’attuale FPF, che deve essere rispettato dai club locali per poter essere iscritti alla Bundesliga. Infatti dalle mie analisi, praticamente nessun club tedesco ad oggi sarebbe a rischio di esclusione dalle competizioni europee secondo quanto previsto dal FPF.

In Italia, le  cose funzionano diversamente. Un po’ perché siamo abituati a non rispettare le regole che in quanto tali ci piacciono poco. Siamo abituati a pensare che tutto funzioni un po’ come alla “fatta la legge trovato l’inganno“ e quindi qualunque regola viene presa almeno inizialmente un po’ sotto gamba.

Inoltre a mio modo di vedere, siamo un popolo più di opinionisti che di tecnici nonostante il nostro attuale governo in parte “mi smentisca”, ma questa è un’altra storia.. E’ sicuramente molto più facile parlare per 50 ore della telenovela Tevez oppure delle 3 giornate di squalifica a Ibrahimovic che cercare finalmente di capire qualche cosa del FPF.

Il tempo dedicato dai media ai vari argomenti è inversamente proporzionale alla loro rilevanza e il loro impatto sui risultati sportivi. Il FPF finanziario che dimezzerà in alcuni casi le risorse a disposizione dei club se confrontate con massimo un paio di anni fa, impatterà molto di più sui risultati sportivi che gli acquisti di Ibrahimovic Tevez e Eto’s insieme.

Ogni opinione in quanto tale va rispettata, mentre il FPF va anche capito e questo fa già una grande differenza da noi.

Ma non è sempre così. Qualche giorno fa ho ricevuto i ringraziamenti da parte di un noto giornalista a cui ho inviato il libro. Dice: “ E’ un tema di strettissima attualità che dovrebbe essere imparato a memoria e applicato dagli ultimi illusi del calcio italiano.”  Speriamo in bene.


5) Quando quindi si veificheranno i primi impatti derivanti dall’introduzione della normativa UEFA?

La normativa è già “tra noi” e si sta già manifestando. Gli impatti sono già visibili. Ad esempio l’Inter che nel 2007 chiudeva il bilancio con 216 milioni di euro di perdita, ha ridotto tale ammontare in maniera significativa facendo registrare ancora perdite ma “soltanto” per 73 milioni di euro nel 2010 e 87 milioni di euro nel 2011. 


6) Ma allora perché si continua a sentire dire che il tal sceicco acquisterà delle quote azionarie della tal società investendo centinaia di milioni di euro sul mercato calciatori così da portarla in 3 anni allo scudetto etc, etc?

Quando leggo questi articoli non le nascondo che riesco comunque a rimanerne ancora un po’ sorpreso. In realtà si tratta comunque di pochi sporadici casi rispetto alla totalità degli oltre 700 club di prima divisione europei. L’altro giorno ero al telefono con un funzionario della UEFA,  figura chiave nel processo di introduzione della normativa del FPF, il quale mi ha assicurato che il loro impegno e la loro determinazione sono e saranno massimi. Chi non rispetterà le regole, sarà fuori dall’Europa, vale per tutti , anche per gli sceicchi e i magnati russi..C’è però anche da spiegare una clausola della normativa che nei primi due periodi di monitoraggio avrà una notevole rilevanza.

Infatti, nelle ultime 10 righe delle 85 pagine della normativa, è contenuta una clausola un po’ “italiana”, quasi scivolata lì per caso, che dopo tutto una serie di clausole restrittive, di indicatori da rispettare, di ricavi da non considerare e di applicazioni del principio del “fair value”, dice sostanzialmente che nel caso in cui il club che non riesca a contenere le proprie perdite aggregate  relativamente al primo e al secondo periodo di monitoraggio all’interno della massima deviazione consentita pari a 45 milioni non verrà sanzionato se rispetterà le seguenti due condizioni.

1) I dati i bilancio se pur in perdita evidenzino un trend positivo. In questo caso è più facile migliorare per i club che si sono comportati peggio in passato;

2) Che la perdita aggregata sia solamente dovuta alla perdita evidenziata nell’esercizio 2011-2012 e che tale perdita dipenda dai costi degli stipendi dei giocatori i cui contratti sono stati conclusi prima del giugno 2010;

L’impatto che potrà avere questa clausola è molto significativo in quanto gli stipendi rappresentano quasi il 60% dei ricavi e nel 2011-2012, il numero dei giocatori acquistati entro il giugno 2010 rappresenterà comunque la maggioranza della rosa dei calciatori. Vale a dire che club come l’Inter, il Barcellona, il Chelsea ed il Manchester City che hanno un monte stipendi molto elevato, potranno godere di ulteriori 120/130 milioni di euro di sconti dai “relevant costs”.

In sostanza è stata concessa una finestra  ulteriore di due anni prima dell’entrata in vigore della normativa. Sarà sufficiente che il club non faccia registrare una perdita superiore ai 45 milioni di euro, nelle stagioni successive al 2012 che sono comprese nei primi 2 “monitoring period”, vale a dire l’anno 2013 per il primo periodo, ed il biennio 2013-2014 per il secondo periodo per poter essere ammesso alle competizioni europee.


7) Cosa serve affinché la normativa venga introdotta con successo?

Se pensiamo che il costo degli stipendi solo dei club di prima di visione europei supera gli 8 miliardi di euro e che un taglio del 20%, significherebbe coprire completamente la perdita aggregata europea di 1,6 miliardi di euro il problema sembrerebbe facilmente risolvibile, ma non è proprio così .

Ogni qual volta si renda necessario un profondo rinnovamento, affinché questo avvenga in maniera efficace e duri nel tempo, è necessario che oltre a nuove regole, parallelamente avvenga anche un cambiamento culturale, a livello di valori. e nasca una nuova mentalità. Il cambiamento culturale dovrebbe riguardare tutte le componenti del sistema calcio. 

Se da un lato non sarà così difficile per i mecenati accettare di risparmiare un po’ di soldi, anche se all’inizio lo sarà invece accettare una possibile diminuzione della competitività della squadra, la parte più difficile riguarderà il management, i tifosi e i media.

Fino ad oggi il calcio ha sempre rappresentato un’eccezione. La perdita di bilancio nel calcio era una cosa normale anche se in realtà, un’azienda normale non potrebbe sopravvivere a lungo facendo registrare tutti gli anni perdite ingenti ed in costante crescita.

Il nuovo modello di business non potrà più fare affidamento solo sul capitale dei mecenati. I manager dovranno essere in grado di conciliare i risultati di bilancio con quelli sportivi che non potranno più prescindere dai primi. Bisognerà essere capaci di programmare sul serio.

Ma la parte più difficile spetterà comunque ai tifosi. E’ importante quindi consentire a chi ama il calcio di comprendere le dinamiche di questa che sarà una fase di profondo rinnovamento Sara necessario introdurre degli strumenti che possano far comprendere ai tifosi le logiche economiche finanziarie che hanno sorretto il business del calcio e come queste si modificheranno.

I tifosi impareranno ad accettarlo più facilmente quando capiranno le ragioni della sua introduzione. All’evoluzione del tifoso contribuiranno in maniera determinante anche i media associando e legando sempre più le argomentazioni economico-finanziarie a quelle puramente tecniche. 


8) E’ vero che i club sono molto indebitati?

Alcuni club sono molto indebitati, ma è necessario fare un distinguo. Ci sono debiti strutturali che mostrano un evidente squilibrio finanziario e che non possono essere sopportati dalla struttura del conto economico. Questi vanno eliminati. Ci sono debiti “sani”, ad esempio quelli che finanziano la costruzione dello stadio o di altre infrastrutture, oppure quelli che il club è in grado di estinguere nel rispetto delle scadenze concordate utilizzando i flussi di liquidità che è in grado di generare. 

Il problema maggiore però sono le perdite d bilancio. Ci sono club che sono abituati a spendere 100, 150, perfino più di 200 milioni di euro in più all’anno rispetto agli introiti che sono in grado di produrre. E‘ il caso del Manchester City, che a fronte di circa 175 milioni di euro di fatturato, chiude il bilancio 2011 con 225 milioni di euro di perdita. Significa che ha sostenuto costi per 400 milioni. In questo caso sarà m molto difficile rientrare fin da subito nei parametri previsti dalla UEFA.


9) Il modello italiano come si colloca rispetto alle altre top league ?

In questo momento, il modello di business italiano appare difficilmente sostenibile e poco competitivo. Un ruolo determinante è ancora ricoperto dai mecenati con il costante apporto di capitale.

I ricavi da stadio dei club italiani, sono  i più bassi tra i top club. L’attività di merchandising, è penalizzata dalla diffusione della contraffazione del marchio in Italia. Le sponsorizzazioni si attestano su cifre mediamente molto più basse rispetto ad altri team di prima fascia, e un solo club ha lo stadio di proprietà. In 7 anni il Barcellona ha triplicato le entrate. In 5 anni il Real Madrid le ha quasi raddoppiate mentre, in riferimento allo stesso periodo, Juventus e Roma  hanno perso fatturato e il Milan ha mantenuto gli stessi valori.

Oltre a questo, a complicare ulteriormente le cose per i nostri top club, è arrivata anche in Italia la contrattazione collettiva dei diritti televisivi e i conseguenti criteri di ripartizione. 

E’ necessario un riequilibrio del rapporto tra costi e ricavi e una maggiore diversificazione sul fronte degli introiti troppo legati alla voce dei diritti televisivi.

La presenza media negli stadi in Italia nel 2010, 25.000 spettatori, è più bassa rispetto a Germania, 42.000 spettatori e Inghilterra, 35.000.

La serie A è il campionato più vecchio d’Europa. L’età media del Milan campione d’Italia è di 29 anni. Nel Borussia Dortmund campione di Germania è di 24 anni, mentre il Barcellona ha un’età media di 26,5. In Francia, il Lille, ultimo campione di Francia, si colloca sui 25 anni.

In Germania, in ogni turno di campionato, giocano 23 under 21, di cui 17 tedeschi, mentre in Italia solo 10, di cui 4 italiani. I giovani under 21 titolari tedeschi sono 12, contro i meno di 2 in Serie A.


10) Quali sarebbero ad oggi i club più in difficoltà?

Dalle mie analisi, in riferimento ai bienni 2007-2008 e 2008-2009, i club appartenenti alle 5 top League che avrebbero totalizzato perdite aggregate superiori alla massima deviazione consentita dalla Uefa pari a 45 milioni di euro, sarebbero 9, e diventerebbero addirittura 10 se consideriamo l’ultimo biennio, quello 2009-2010. 

Milan, Inter, Liverpool e Chelsea sono presenti in tutti e tre i periodi. Manchestr City e United in 2. Il Barcellona solo nell’ultimo. L’inghilterra ha sempre 7 club nella lista dei cattivi. 

Se guardiamo in casa nostra, l’Inter che ha fatto registrare una perdita di 1 miliardo di Euro negli ultimi10 anni, ha ridotto notevolmente le perdite passando dai 216 milioni di euro del 2007, agli 87 milioni del 2011. Lo sforzo è stato notevole , ma la strada è ancora lunga. A livello di risultato operativo, i costi eccedono i ricavi ancora di oltre 100 milioni di euro.

Il Milan che negli ultimi anni ha mantenuto le perdite su livelli quasi accettabili, nel 2010 ha fatto registrare un meno 70 milioni. La Juventus, complice gli impatti devastanti di Calciopoli, ha chiuso il bilancio 2011 con 95 milioni di euro di perdita. Nettamente la più alta fatta mai registrare dal club. Bisognerà lavorare contemporaneamente su costi, per rientrare nei parametri previsti dalla normativa, e sui ricavi , per ridurre il gap con le altre grandi d’Europa in termini di competitività.


11) Come cambierà il modello di business dei club con l’introduzione del Fair Play Finanziario?

Molta più attenzione ai costi, ed in particolare quelli degli stipendi che incidono mediamente in europa per il 64% ,ma che in Italia incidono molto di più per quanto riguarda i grandi club. Sviluppo dell’attività di scouting sul modello dell’Udinese ognuno a seconda delle sue disponibilità. Se ottiene ottimi risultati l’Udinese con un sesto un settimo del fatturato di Inter e Milan, immaginiamo cosa si potrebbe fare potendo investire somme di denaro assolutamente maggiori. Sviluppo del settore giovanile. Aumenteranno i campioni costruiti in casa. Riduzione delle rose anche grazie all’abbassamento dell’età media dei giocatori e quindi del numero degli infortuni. Maggiore sfruttamento del marchio e ricerca di nuove fonti d’entrata. Stadio di proprietà da utilizzare sette giorni alla settimana.

Il problema non sarà tanto rispettare la massima deviazione, ma mantenere con minori risorse un adeguato livello di competitività. 

Il Real madrid fattura 480 milioni di euro contro i poco più di 200 di Inter e Milan. La Juve, fuori dalle coppe, con soli 11 milioni di euro di ricavi da “match day e con la diminuzione dei diritti tv in conseguenza del nuovo criterio di ripartizione , supera  a fatica i 150 milioni di fatturato, contro i 251 milioni che faceva registrare nel 2006.


12) In che cosa consiste la classifica del FPF che Lei ha ideato?

Ho ridisegnato la classifica reale dei campionati maggiori e delle ultime Champions League, considerando anche i risultati di bilancio. E’ un metodo che premia la squadra che riesce a conciliare buoni risultati sportivi con bilancio in utile. Partendo dai punti totalizzati nel campionato e dal totale dei costi del bilancio dello stesso anno, ho calcolato il costo a punto di ciascuna squadra e l’ho rapportato al fatturato ottenendo i punti che il club avrebbe totalizzato in ipotesi di pareggio di bilancio. Nel caso di perdita  i punti in classifica si sono ridotti e viceversa. I risultati ottenuti sono stati in alcuni casi sorprendenti ed estremamente interessanti perché danno l’idea di quali club che almeno nel breve, trarranno benefici e quali dovranno soffrire a seguito della nuova normativa. Nel 2010, l’anno del Triplette,  l’Inter non avrebbe vinto alcun Trofeo.

Nel 2009, il Palermo si sarebbe aggiudicato la Serie A. Dopo quasi 20 allenatori e non so quanti Direttori sportivi cambiati, io sono l’unico che è riuscito a far vincere un campionato al Palermo. Mi aspetto come minimo  una cassa di Champagne da parte del Presidente Zamparini.


13) Esistono dei club che quantomeno si avvicinano a quelli che sono i valori che il FPF vuole trasmettere?

Si, ce ne sono molti che in questi anni hanno saputo incarnare i dettami e i valori che la normativa si propone di trasmettere.

In Italia in particolare ci sono squadre che rappresentano un esempio per tutti i club d’Europa. Non posso non citare il Napoli, in sei anni dalla C alla Champions, bilancio in utile, e immobilizzazioni immateriali iscritte a bilancio a meno della metà del valore attuale di mercato. Ottimi anche i risultati raggiunti dalla Lazio. Bilancio 2009 chiuso con 21 milioni di utile prima delle tasse pur pagando anche i debiti verso il fisco relativi alla tanto acclamata pessima gestione precedente.

Il Catania che si salva in tranquillità, ha il bilancio in utile in riferimento all’ultimo triennio. Infine come non menzionare l’Udinese, la cui attività di scouting è riconosciuta essere forse la migliore in Europa, 8 volte nelle coppe in 15 anni, e con un utile aggregato negli ultimi 6 esercizi.

In Inghilterra svetta l’Arsenal, il club europeo che ha fatto registrare  l’utile aggregato maggiore negli ultimi esercizi, più di 150 milioni di sterline in 4 anni.

Infine mi ha colpito il Levante, squadra minore spagnola, che nel 2007 con 6 milioni di fatturato e 16 milioni di costo degli stipendi è riuscito, pur dovendo competere con club cha fatturavano 60 volte di più, a salvarsi e ancora più clamoroso, a chiudere il bilancio in pareggio.


14) Ma c’è chi dice che con una sponsorizzazione fittizia, una plusvalenza incrociata oppure con una compravendita del marchio si potrà superare lo scoglio della nuova normativa.

E’ stato creato un organo di controllo finanziario indipendente, il Club Financial Control Panel, che avrà il compito di verificare che i club qualificati per partecipare alle competizioni europee, abbiano rispettato i requisiti del FPF. E’ composto da esperti giuridici e finanziari totalmente indipendenti dalle federazioni nazionali.

Veglierà sull’utilizzo delle plusvalenze incrociate, impedirà le compravendite di marchi e valuterà ogni tipo di transazione con le parti correlate che possa generare introiti  superiori a quello che viene definito “fair value” o valore di mercato. Dovrebbe essere finito il tempo dei trucchi, degli escamotage e delle soluzioni al limite della legalità.


15) Come vedi il calcio nei prossimi anni?

Mi auguro che il FPF possa rappresentare per il calcio una sorta di Rinascimento, inteso come un momento di rottura con il passato, un nuovo modello di business, nuovi valori e una nuova mentalità. Mi piace pensare ad un calcio dove per vincere non basti essere ricchi, ma conti molto più di prima essere anche bravi.  La mia oggi potrebbe apparire come una visione romantica, fantastica, quasi inverosimile, ma un domani diverso potrebbe essere  davvero dietro l’angolo. 

Nel 2009, il 56% dei club europei di prima divisione ha chiuso il bilancio con un deficit. Nel 2010, la perdita di bilancio aggregata del calcio europeo ha raggiunto 1,6 miliardi. Per garantire la sopravvivenza nel medio-lungo periodo e salvare alcuni club dal fallimento la Uefa ha introdotto la normativa del Fair Play Finanziario, il cui cardine è il requisito del pareggio di bilancio: i costi non potranno più superare i ricavi, o quasi. Molti club, che hanno totalizzato negli ultimi anni centinaia di milioni di euro di perdite, dovranno: – cambiare completamente modello di business per rientrare all’interno dei parametri Uefa; – imparare a competere nei limiti dei propri introiti. Per alcuni club, sarà difficile riuscire a rispettare gli indicatori previsti entro i tempi stabiliti. Questo Volume approfondisce gli impatti che deriveranno dall’introduzione della normativa Uefa e li espone in forma semplice e chiara. Utilizzando i dati di oltre 300 bilanci dei club di calcio più importanti, si sofferma su quelli a maggior rischio di esclusione dalle competizioni europee.
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Marcel Vulpis

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