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Editoriale/Calcioscommesse: Fontana: se questo è un colpevole…


Nella giornata di ieri la giustizia sportiva italiana ha dato il peggio di sè: edulcorando le penalizzazioni previste per molti club e andando giù con la mannaia (non valutando, invece, caso per caso, come avrebbe dovuto fare) sul fronte dei calciatori presunti colpevoli. Questa “linea dura”, che sa tanto di scelta politica, più che di analisi ragionata dei diversi casi, oltre ad essere sbagliata tecnicamente, può creare una serie di errori giudiziari. 

Il caso più eclatante è quello del secondo portiere del Novara calcio, Alberto Fontana, reo solo di essere stato convocato per difendere la porta del suo club in una partita di Coppa Italia con il Chievo Verona.

Una gara finita nella lista dei match sottoposti ad indagine da parte della procura di Cremona, che, da tempo, ascolta, nemmeno fosse un “oracolo”, solo ciò che esce dalla bocca del pentito Gervasoni. Un “pentito” che ha un suo teorema: nelle partite indagate non può non esserci il portiere. E così anche il povero Alberto Fontana, utilizzato in quella partita “maledetta”, insieme alla seconde linee della società piemontese, è finito tra i deferiti della procura federale.
E’ bastato essere convocato per finire nel tritacarne mediatico di “New Last Bet” (l’ultima indagine collegata a calcioscommesse). Se avesse avuto un raffreddore o fosse stato infortunato oggi Fontana sarebbe già in ritiro con i suoi compagni. Questa è la realtà. E’ il classico esempio dell’ “uomo sbagliato nel posto sbagliato”. Uno sliding doors dal profumo calcistico, che dà il senso, però, di quanto la sorte o il destino può decidere il presente o futuro di ciascuno di noi. 
Il numero uno del club piemontese si è difeso come un leone durante l’appello, scegliendo autonomamente di rilasciare una dichiarazione spontanea, mettendoci la faccia, non avendo il timore di guardare dritto negli occhi chi l’avrebbe giudicato nuovamente colpevole. 
Il caso in esame ci deve far riflettere anche su quello che è il senso della giustizia in questo Paese. La giustizia non può avere una direzione “politica” (come può apparire dalle decisioni prese nella giornata di ieri), non può avere una chiave di lettura colpevolista (come in questo preciso momento storico) o innocentista a priori. Deve essere certa e deve dare a tutti la possibilità di difendersi e di dimostrare di essere innocenti. Alberto Fontana lo è sicuramente. E’ sufficiente risentire la sua dichiarazione ai giudici, leggere le carte dell’avvocato (Davide Gatti) o l’intervista che ripubblichiamo come agenzia. 
E’ sufficiente avere il coraggio di assolvere una persona che non ha fatto nulla se non quello di rispondere alla convocazione del proprio club. 
Se il sottoscritto fosse stato tesserato del Novara e avesse risposto come Fontana alla convocazione adesso sarebbe indagato e costretto a difendersi. Questa è la triste realtà. Gervasoni ha la responsabilità di aver tirato in ballo persone che nemmeno ha conosciuto (come nel caso di Rijat Shala, seguito giornalisticamente come caso proprio da questa agenzia, e assolto in 1° grado). Ma mi spingo a dire che, se per un’atmosfera da “caccia alle streghe”, si dovesse arrivare a condannare davanti al TNAS (prossimo grado di giudizio) Alberto Fontana (solo perchè Gervasoni oggi viene ritenuto credibile dagli inquirenti) allora ci troveremmo veramente in un Paese NON democratico e poco credibile come l’intero sistema calcio tricolore. Un Paese che non assolve un innocente non è uno Stato “civile”. 

L’INTERVISTA DI SPORTECONOMY AD ALBERTO FONTANA:

http://www.sporteconomy.it/Esclusiva%5FCalcioscommesse+%2D+Il+%27teorema%27+Gervasoni+e+il+caso+del+portiere+Alberto+Fontana+_43618_8_1.html

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