Nuoto – Swimbiz.it analizza il presente/futuro di Federica Pellegrini
Cosa rischia in termini di immagine e di contratti Pellegrini a rimanere troppo fuori dal circuito natatorio in un anno “sabbatico”? Vale la formula , sto fuori e tanto parlano di me a livello mediatico-gossiparo?
“No, assolutamente. E’ proprio l’esatto contrario. Un’icona dello showbiz sportivo per continuare a macinare contratti deve comunque parallelamente continuare a vincere, in questo caso in vasca. E’ un binomio imprescindibile. Oltre a ciò Federica Pellegrini ha giocato molto male la carta dei Giochi olimpici di Londra2012. Era l’atleta da battere, a detta di tutti è stata una vera e propria débacle acquatica. C’è da chiedersi come mai dal 2009 ad oggi sia riuscita a perdere quel vantaggio competitivo raggiunto in occasione del Mondiale di nuoto di Roma. Come è stato possibile? Sarebbe bastato rispettare le tabelle di allenamento e non saltare da un allenatore all’altro (come nel caso del francese Lucas) per mantenere almeno la promessa del podio. Sto vedendo in giro la pubblicità di Enel con lei in veste di testimonial. Una mia riflessione l’ho fatta anche su questo. Non ci dimentichiamo che un colosso come Ferrero continua ad utilizzare l’immagine dell’azzurro Andrew Howe per i suoi spot di prodotto, pur non essendo riuscito neppure a qualficarsi per i Giochi. Sono quindi “personaggi”, trainati anche dall’onda gossip, ma potrebbero guadagnare molto di più se ci fosse maggiore concentrazione sull’aspetto agonistico rispetto a quello televisivo”
Chi paga chi.Negli Stati Uniti i top swimmers si pagano i quotatissimi allenatori, in Italia con il caso Pellegrini la FIN rischia di dover pagare conti salati. Quale è la tua impressione, siamo controcorrente?
“La FIN deve sicuramente offrire il massimo degli allenatori ai propri atleti di punta, ma non può però creare un effetto Cristiano Ronaldo nel nuoto. Mi spiego meglio: andando a prendere questi “talent” stranieri comunque si svilisce il prodotto italiano, se parliamo di coaching, e soprattutto aumentano i costi. Ma se ciò dovesse avvenire che almeno ci sia grande “trasparenza” sull’operazione andando a comunicare ai media il valore del contratto, perchè non ci dimentichiamo che anche la FIN è un ente che riceve in quota parte i contributi CONI, a loro volta provenienti dal governo (e dal gettito erariale dei cittadini).Il sistema sportivo professionistico americano è sempre stato anni luce avanti a quello tricolore, mentre non ci dimentichiamo che in Italia siamo ancora di fronte a strutture che vivono di assistenzialismo e sussidiarietà, anche se fatturano come delle medie-grandi imprese. E’ l’anomalia del sistema italiano e proprio per questo non si possono fare paragoni, con chi, a differenza di noi, ha fondato tutto sulla raccolta di fondi privati per sostenere i programmi sportivi degli atleti top.
Nei college e ancor più nelle università a stelle e strisce è frequente l’erogazione di borse di studio a copertura dei costi di partecipazione di molto atleti. Oggi, in Italia, la stragrande maggioranza degli atleti-agonisti vengono supportati economicamente da gruppi sportivi militari (come le Fiamme Gialle, per esempio) o da progetti privati (come nel caso del Circolo canottieri Aniene, dove tra l’altro è iscritta proprio Federica Pellegrini). Fino ad oggi aveva portato soprattutto quest’ultimo dei risultati importanti, in occasione dei Giochi di Londra non c’è stato lo stesso risultato di Pechino2008.
Questo dovrebbe portare, se fossimo in un sistema coeso, i diversi operatori (FIN, gruppi sportivi militari, progetto Aniene) a confrontarsi per trovare dei punti di sinergia, pur nel rispetto delle diverse individualità e ambizioni“.
Il caso Pellegrini continua a far parlare il mondo del nuoto .Il progetto in direzione Rio non ha ancora preso forma, e intanto si discute sul personaggio e tutto quello che ne ruota intorno. La sua forza mediatica, certamente, ma anche il suo essere icona incontrastata dello sport italiano che attiva una grande forza di business nel settore. Certo forse Pellegrini dovrebbe diventare più “Glocal”, più internazionale, come figura di super top atleta oltre ai risultati. Il nostro direttore Christian Zicche ne ha discusso oggi con Marcel Vulpis, giornalista esperto di economia e finanza dello sport che tra l’altro pone una questione, come dire più tecnica ” serve più qualità nel management natatorio?” rispondendo a due domande sulla questione poste dal Direttore che qui riportiamo
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