Rugby

All Blacks-Italia e il paradosso del rugby tricolore

E stiamo parlando di una nazionale, quella italiana, che, a malapena, vince un incontro all’anno nel Sei Nazioni. Immaginate cosa potrebbe succedere se il gap tecnico tra l’Italrugby e il resto delle selezioni “top” si riducesse drasticamente. Non voglio neppure pensarlo.

Ma è chiaro che per arrivare a 70 mila persone all’Olimpico ci vuole un prodotto sportivo e di intrattenimento di alto profilo. Gli All Blacks rispondono perfettamente a questa esigenza e l’Haka (la danza tribale maori) vale già mezzo biglietto.
Ad aver vinto sicuramente non è soltanto il mondo della palla ovale, dove il Fair play si materializza al termine di ogni gara nel Terzo Tempo, ma anche tutte le aziende sponsor di questo movimento, a partire da Adidas, che ha fatto capire già in occasione della prima partita di avere i mezzi per rendere ancora più visibile questa disciplina a livello marketing e di comunicazione. L’operazione delle due maglie (entrambe griffate dalla casa delle tre strisce) lanciate verso l’alto con due gonfiabili speciali (tra l’altro mai visti prima di oggi nello sport-business) con tanto di messaggi comunicazionali (Vocidelrugby.com e Adidas is all in) è stata spettacolare e rimarrà nella memoria degli 80 mila dell’Olimpico.
Allora chi perde? Solo il mondo del calcio. Vecchio, obsoleto, incapace di rinnovarsi e di tirar fuori idee di marketing e di intrattenimento sportivo degne di questa nota. Se continuerà così (scandali, calcioscommesse, violenze in campo e fuori) sarà totalmente abbandonato dal “target famiglia”, che, giustamente si riposizionerà sul rugby, dove ci si diverte, pur perdendo. Una contraddizione in termini, ma è la pura verità.
Le formazioni di Italia-All Blacks (10-42; 7-13 nel primo tempo).

Italia: Masi (21’ st McLean), Venditti, Benvenuti, Sgarbi, Bergamasco Mi., Orquera, Gori (16’ st Botes), Parisse (cap), Favaro (6’ st Barbieri), Zanni (24’ st Bergamasco Ma.), Minto, Pavanello (19’ st Geldenhuys), Castrogiovanni (16’ st Cittadini), Ghiraldini (10’ st De Marchi), Lo Cicero (10’ st Giazzon). all. Brunel

Nuova Zelanda: Barrett (13’ st Jane), Gear, Smith C., Nonu, Savea, Cruden, Smith A. (21’ st Kerr-Barlow), Read (cap), Cane, Messam, Retallick, Williams (13’ st Whitelock), Faumuina (6’ st Franks), Mealamu (2’ st Coles), Woodcock (24’ st Crockett). all. Hansen

(di Marcel Vulpis) – E’ finita 42 a 10 per gli All Blacks. Una vittoria attesa da tutti, con un ottimo primo tempo degli azzurri, che, sul 13 a 7 per i neozelandesi (campioni del mondo in carica), nell’ultimo minuto di gara, hanno avuto anche l’occasione per andare in meta e magari passare in vantaggio prima del riposo. Ciò che, invece, nessuno si aspettava è il bagno di folla dei tifosi italiani di rugby allo stadio Olimpico, gremito in ogni ordine di posto (più di 70 mila spettatori). Un dato che dovrebbe far riflettere anche chi gestisce il calcio nel nostro Paese. Oggi a Roma, neppure sommando gli spettatori medi di A.s. Roma e S.s. Lazio, si arriverebbe a un risultato del genere.

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Marcel Vulpis

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