Tempi Supplementari – La FIGC beatifica Abete e la Lega di A perde Abodi
Com’è un caso più unico che raro, sentire un presidente del calcio che, dopo aver poratto in cassa un bilancio ineccepibile, parli di “etica”, di “lotta al razzismo”, di apertura ai “giovani” e, soprattutto, di “un calcio che rifiuta la violenza”. Abete ha citato più volte il contributo dato all’intero movimento dal presidente della serie B (da recuperare), Andrea Abodi, che ha tentato il salto alla Lega di A ma è stato sgambettato dai “soliti noti”. Quei due-tre presidenti di grandi-medi club, che per interesse di bottega preferiscono che “nulla cambi”. Abodi, forte della maggioranza relativa ma non di quella cosiddetta “qualificata” di 14 voti, ha detto “basta”. Giovedì all’unamità la serie B lo rieleggerà alla presidenza.
Guarda caso, a nome della serie A, stamattina, ha parlato Maurizio Beretta, il presidente dimissionario più inamovibile della storia. Beretta, visto sottobraccio a Galliani (Milan) e Lotito (Lazio), sarebbe il “nuovo che avanza”. Complimenti. Gli sgambettatori di Abodi lo vorrebbero alla guida (o meglio guidato) almeno fino al termine del campionato. Difficilmente, però, venerdì nell’assemblea elettorale di Milano risuciranno a trovargli 14 voti (su 20) necessari a farsi rieleggere. E, allora, a fine mese, è molto probabile che alal porat della serie A bussi il commissario (lo stesso Abete).
Perché nella vita come nel lavoro c’è chi si adegua per il futuro e chi continua a comprare dal robivecchi. Scusate se insisto, certi regolamenti elettorali che risalgono allo “Statuto Albertino” non si può pensare che li cambino quelli che andrebbero privati del (cosiddetto) diritto di veto, ma che lo faccia un commissario. O no?
(di Gianni Bondini*) – Abete al termine della lettura del suo programma (40 minuti intensi) ha dichiarato che nel 2016 non si ricanditerà. In tempi di “arraffa, arraffa” è una rara eccezione, e come tale ha persino promesso di voler cambiare lo Statuto per meteter il limite “di due mandati” presidenziali.
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