Agnelli (Juventus) risponde su Sky sul futuro del calcio italiano
State pensando di comprare una squadra all’estero? Non è una cosa che si fa molto spesso da parte di imprenditori italiani.
Questi sono esempi, altri imprenditori italiani ne avevano tre, ne hanno ceduta una, sono delle possibilità che esistono, ma sono delle possibilità che possono essere utili e strumentali per andare ad avere un’armonizzazione con altre realtà competitive. Questo deve essere uno dei pilastri anche di quello che deve essere il calcio europeo negli anni a venire, il fatto di avere extra-comunitari in rosa, in alcuni Paesi c’è libertà totale, in altri è contingentato, così come finestre di mercato aperte più a lungo o meno a lungo in altri Paesi. Quindi, sono delle possibilità che vanno valutate. Da che sono arrivate, le stiamo valutando ma, al momento, non sono all’ordine del giorno.
Nelle ore che precedono la partita, ha mai telefonato all’allenatore per consigliare un giocatore, per farlo giocare?
Io, personalmente, no. Ho un rapporto ottimo con Allegri oggi, ma anche prima con Conte e Delneri. Ho avuto la fortuna da bambino di crescere veramente all’interno degli spogliatoi ed è importante per me quello che è il rispetto dei ruoli. Ho avuto modo di conoscere quanto è delicato il ruolo dell’allenatore, che deve essere supportato nella sua attività quotidiana da dei professionisti. Da un lato, abbiamo Fabio Paratici e Pavel Nedved, che sono con l’allenatore sostanzialmente quasi tutti i giorni, il ruolo delicato di Giuseppe Marotta ed il mio. Ma noi siamo a supporto dell’allenatore e l’allenatore deve essere libero di compiere le sue scelte che, poi, andranno discusse tecnicamente con chi tecnicamente è sicuramente più competente di me. Quella sfera io la lascio per il tifoso puro.
Se vincete il sesto scudetto consecutivo, un po’ il livello generale del nostro Campionato all’estero s’impoverisce, perché vince sempre la stessa. Avete fatto questo tipo di considerazione?
Uno valuta quello che succede, uno guarda le principali cinque leghe europee, abbiamo da un lato quattro anni consecutivi il Bayern Monaco, quattro anni consecutivi il Paris Saint-Germain e in Spagna abbiamo sostanzialmente un duopolio in cui in ogni periodo s’inserisce l’Atletico Madrid. Da questo punto di vista, credo sia normale che chiunque gestisca una società abbia l’ambizione di vincere. E noi dobbiamo averla. Chi sta alla Juventus deve solo pensare a una cosa: vincere. Le valutazioni sul campionato, è valido o non è valido, sono altre, che noi lasciamo agli opinionisti.
Altre società italiane meno virtuose della Juventus ricevono capitali dalla Cina o, a quanto sembra, anche dall’Indonesia. L’Italia, però, non sembra essere il Paese per eccellenza nel quale si fanno affari.
Uno opera nel contesto e noi abbiamo delle limitazioni che sono normative di regolamenti. La nostra sede è a Torino, giochiamo nel Campionato Italiano, non possiamo pensare di andare a giocare in un altro Campionato. Quindi, non abbiamo una vera e propria libertà di scelta, noi sappiamo che in questo contesto, in questo mercato, dobbiamo operare, dobbiamo porci degli obiettivi che siano raggiungibili. Questo è stato fatto dal primo anno della mia gestione. Non voglio scomodare le gestioni precedenti, dove abbiamo grandissimi esempi molto virtuosi e anche un po’ meno virtuosi. Quando penso agli ultimi sei anni, quelli che sono stati approvati triennali sono sempre stati rispettati. Quindi, uno deve porsi degli obiettivi che siano raggiungibili per la realtà in cui opera. La vera domanda è come fare a non perdere ulteriore terreno dalle grandi realtà europee. Questa diventerà una sfida estremamente importante nei prossimi 3/5 anni.
Quale è la via italiana alla competitività?
Dal mio punti vista, che cosa vogliamo essere. Nell’ultimo Consiglio di Lega abbiamo discusso per un’ora e abbiamo introdotto la data del Boxing Day di Santo Stefano per il campionato 2017/2018, cioè tra due anni. No, hanno detto, secondo me bisogna fare anche il 30 o l’1, poi scegliamo se è meglio giocare il 30 o il 1° gennaio, poco importa. In quel momento abbiamo le festività, gli stadi, anche se obsoleti, sarebbero pieni, la gente a casa guarderebbe le partite. C’abbiamo messo un’ora o due nel secondo consiglio per deliberare di giocare una data sola tra due anni. In quel contesto mi sono sentito dire che sono abituato a innovare, mentre noi dobbiamo proteggere. Ecco, dobbiamo eliminare questo principio, perché in questo momento abbiamo poco da proteggere e cercare di innovare.
Ha mai pensato che la Juventus possa avere un’ossatura di giocatori non italiani?
No. Noi crediamo sia fondamentale mantenere quella base di 7-8-9 giocatori italiani perché, al di là dell’identità, sono quei giocatori che percepiscono le reazioni della gente e che veramente capiscono cosa significhi vincere, pareggiare o perdere.
Quanta fiducia aveva, dopo il difficile avvio di stagione, di poter rivincere lo Scudetto?
Quando io guardo la completezza di questa rosa, tra le rose degli ultimi sei anni, senza scomodare quelle del passato, è probabilmente la Juventus più forte e completa che abbiamo avuto. E anche la più europea. Sapevamo che ci sarebbe stato un momento di rodaggio. Come ha detto bene Allegri l’altro giorno, non pensavamo ci volesse così tanto. Così come è stato sbagliato quell’inizio, pensare a 25 “vittorie” consecutive è altrettanto irreale.
Qual è stato il momento più difficile da risolvere durante la sua Presidenza?
Giocare sei mesi senza allenatore. Vorrei vedere qualsiasi altra società e squadra giocare sei mesi senza allenatore in panchina. Abbiamo avuto l’allenatore (Conte, ndr) squalificato per sei mesi, abbiamo giocato senza allenatore per sei mesi.
Com’è il suo rapporto con Conte?
Buono.
E il suo giudizio sulla vicenda Conte?
Io Conte l’ho difeso sin dal primo momento. Quando parlai con Antonio, mi resi conto di quella che era la situazione e quindi lo difesi dal primissimo minuto, al netto delle pressioni che ricevevo dal mondo dei media. Oggi, visti i cinque anni di grandi successi, la gente si è completamente scordata che noi abbiamo fatto sei mesi senza allenatore in panchina. Sono tanti sei mesi.
Perché il rifiuto a cedere Bonucci alla Nazionale, benché fosse squalificato per la finale di Coppa Italia?
Una squadra che prepara una partita si allena. Un conto è allenarsi con Bonucci, che è un grandissimo difensore, un altro contro è allenarsi con un ragazzo della Primavera. Non è mica andato in vacanza Bonucci. Bonucci è rimasto con i compagni e si è allenato. Mandzukic e Dybala giocavano contro Bonucci in allenamento, non contro un ragazzino della Primavera. Ha un valore. Non si può pensare che la settimana non conti nulla e conti solo la domenica. La domenica è figlia di quello che si fa durante la settimana. Mi riferisco al beneficio marginale della Juventus nell’avere Bonucci che si allena per tre giorni con la squadra, oltre al fatto che Leonardo è un grandissimo uomo spogliatoio, perché ha un carisma e un carattere particolare, quindi anche se non scende in campo è importante da avere vicino. Per andare poi a fare cosa? Tre giorni di test fisici, con tutto il rispetto. Personalmente, io queste cose non le capisco.
Sugli addii di Conte e Del Piero. La Juventus non può accettare che qualcuno si senta più importante della Juventus stessa. E’ questo il principio?
Ogni situazione è figlia dei suoi momenti. E’ un principio che vale per qualsiasi azienda, non solo per la Juventus. Steve Jobs non è più alla Apple, ma la Apple è diventata la società con la maggiore capitalizzazione al mondo successivamente. E non c’è più Steve Jobs. Qualsiasi azienda deve essere superiore ai propri uomini.
Nel calcio non è un discorso diverso?
Non sono d’accordo. E’ anche una questione di cultura che uno trasmette. Se chiunque si sente più importante dell’istituzione per la quale opera, abbiamo un problema, da qualche parte. E lo dissi nel discorso di apertura dello stadio. Passano i Presidenti, passano i giocatori, la Juve resta. Se no non avremmo 120 anni di storia, 120 anni di successi.
Esiste lo stile Juventus e cosa significa per lei?
Se devo essere sincero, non lo so. Me lo sono chiesto anche internamente. Lo stile Juventus è qualcosa che gli altri hanno detto di noi, ma non ho mai capito esattamente cosa sia lo stile Juventus. Lo stile Juventus è vincere. E quindi sì, esiste ancora da quel punto di vista.
Come può competere la Juventus con Real Madrid e Barcellona?
Per noi, per le società italiane, competere a livello internazionale è più difficile, non solo esclusivamente per un principio di fatturato, ma è proprio sui modelli che abbiamo e, quindi, sulla visione che abbiamo di poter programmare nel medio-lungo periodo, anno su anno. Quando io penso al Barcellona, nella sua storia ha avuto alti e bassi, ma la vera squadra di Spagna è il Real Madrid, in Inghilterra il Manchester United. E prendiamo il Chelsea che, invece, con Abramovich negli ultimi anni diventa un fenomeno globale al pari del Barcellona. Hanno sfruttato magnificamente gli ultimi 10-15 anni, che sono quelli che con un semplice clic ti permettono di essere in tutte le case mondo. Questo non fa altro che aumentare le possibilità di andare a monetizzare su una pluralità di attività che passano dal merchandising agli abbonamenti digitali e non sono solo ed esclusivamente il famoso botteghino o la pay per view, quindi, l’abbonamento a casa delle televisioni.
Alla Juventus non conviene mantenere questo status quo, visto che continua a vincere?
Personalmente sono per innovare e per crescere. In questo momento, vedo enormi margini di miglioramento, sia a livello di gestione della Lega che a livello delle Federazione, ma anche a livello europeo. Quindi, questi interventi, se uno riesce a portarli avanti, io lo farò sempre con grande piacere, perché sono nell’interesse del sistema, ma anche della Juventus. Cioè, più cresce il calcio, più cresce la Juventus.
Molta gente è convinta che la Juventus sia in qualche modo abituata ad avere il vantaggio della sudditanza di arbitri e delle istituzioni. Quanto le pesa e quanto le sembra corretto?
I cliché uno non li cambierà più. Se poi uno parla con i miei della parte sportiva, è tutto stravolto. Fa parte della tradizione. Non mi scoccia e non mi da fastidio. Fa parte di quelli che sono i nickname o i soprannomi.
Non pensa che sia anche un po’ inevitabile una sudditanza?
Chi vince. Lo stesso valeva per il Milan dove ha giocato Costacurta. Si diceva la stessa cosa. Se sento quello che diciamo nel nostro spogliatoio, sembra che sia sempre tutto contro di noi.
Quindi i forti non hanno vantaggi?
Se uno passa il 90% del tempo nell’area avversaria, probabilmente prende più rigori di chi ci sta il 10%.
Il suo giocatore preferito?
Montero. Numero uno Montero.
Nella sua prima intervista rilasciata a Sky sei anni fa, aveva detto che la Juventus per lei era amore e passione. Oggi, sei anni dopo?
Amore e passione.
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