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Alternativa Libera chiede misure stringenti al Governo sulla frode sportiva e il pugno duro sul calcioscommesse

La
Camera,

premesso
che:

la ramificazione
della criminalità organizzata legata al settore delle società sportive
calcistiche è sempre più consolidata e attiva, come dimostra il recente scandalo
sul calcio-scommesse, annunciato dalla stampa il 19 maggio c.a., che ha
determinato una maxi-retata con cinquanta arresti per partite truccate in serie
D, Lega  Pro (ex serie C) nonché in serie
B;

l’operazione
condotta dalla Procura di Catanzaro è partita da un’indagine su un noto esponente
della “’ndrangheta” fino a portare alla luce un giro di affari, nazionale ed
internazionale, che vede coinvolta un’organizzazione dedita al calcio-scommesse
attraverso la quale venivano falsati i risultati delle partite calcistiche
consentendo ai soggetti coinvolti – tra calciatori, presidenti, allenatori e
scommettitori – di guadagnare milioni di euro mettendo in atto un sistema
corruttivo. L’inchiesta ha condotto all’arresto di 15 calciatori, 6 presidenti
di società sportive, 8 dirigenti sportivi, allenatori, direttori
generali e 10 “finanziatori”, tra scommettitori italiani, maltesi,
del Kazakistan, della Russia, cinesi e serbi; tutti con l’accusa di
associazione per delinquere finalizzata alla frode calcistica e con
l’aggravante di avere favorito organizzazioni mafiose;

questo scandalo sul
calcio-scommesse è l’ennesimo di una lunga serie che, nel tempo, ha tristemente
caratterizzato lo scenario del mondo sportivo calcistico. E’ di tutta evidenza la
“fragilità” di tale settore rispetto ad un efficace sistema di prevenzione dei
reati, di conseguenza le mafie hanno trovato terreno fertile per poter
trasformare, anche questo ambito, in una fiorente sede di affari, potendo
riciclare il proprio denaro e sfruttare la notevole popolarità del settore
sportivo calcistico per aumentare la forza del controllo sul territorio;

l’interesse delle organizzazioni criminali per il sistema
calcio e la diffusione degli illeciti sportivi dipendono, tra l’altro, da un
regolamento poco trasparente sul sistema delle scommesse e sanzioni blande che
non contrastano ed inibiscono efficacemente questi fenomeni;

secondo un recente rapporto dell’Eurispes producono annualmente,
un fatturato “nero” di circa 140
miliardi di euro che vale l’11%
del PIL attuale, cioè 1/9 del più classico indicatore economico
utilizzato per valutare la ricchezza di un paese. Tale denaro deve essere
intercettato e sottratto alla criminalità italiana. Ciò consentirebbe, tra
l’altro, di impiegare queste risorse finanziarie per migliorare i conti dello
Stato;

la situazione si è
ulteriormente
aggravata con l’estensione della pratica del gioco delle scommesse al settore
dilettantistico. Difatti, per le sue peculiarità il comparto non
professionistico della serie «D» e di quelle minori è ancora più esposto ad
essere oggetto di infiltrazioni da parte di organizzazioni di tipo criminale
nella gestione del calcio-scommesse e delle partite “truccate”. Ciò anche attraverso l’utilizzo dei tradizionali metodi intimidatori
della criminalità organizzata, compresi sequestri di persona e pestaggi ed
approfittando a fini corruttivi della “influenzabilità”di calciatori, da
ingaggi instabili e considerevolmente modesti rispetto a quelli delle serie
superiori;

la
presenza, ramificata e capillare, di organizzazioni mafiose nel sistema
calcistico fa ritenere auspicabile imputare il reato di “associazione mafiosa”
a chi, con la sua condotta, si prodiga per “dirigere” i risultati delle partite.
Sono necessarie pene severe, chiare ed inoppugnabili, poiché colui che falsa il
risultato delle partite deve avere la consapevolezza, chiara e netta, di essere
partecipe di un reato che consente alle organizzazioni criminali di
approvvigionarsi di grandi quantità di risorse finanziarie per svolgere
attività illegali. Appare, dunque, auspicabile prospettare l’utilizzo
dell’articolo 41-bis per chi froda e l’istituzione di una black-list per
dirigenti, calciatori e addetti ai lavori che si sono resi protagonisti di
attività illecite;

quindi,
si ritiene necessario adottare provvedimenti più incisivi che scoraggino coloro
che sono collegati alle società sportive (dirigenti, calciatori,
allenatori, ecc.) a commettere
gli illeciti in questione, prevedendo la radiazione di tali soggetti.
Attualmente le punizioni per il reato di “frode sportiva” risultano essere
blande e ciò lo dimostra il fatto che, anche in passato, professionisti o
dilettanti abbiano reiterato il reato a fronte di una sanzione tutt’altro che
severa ed efficace. Alla luce di tutto ciò, sarebbe opportuno ricordare ad
atleti, tesserati e dirigenti come i principi di lealtà sportiva costituiscano
il vero fulcro del calcio: chi si macchia di reati eticamente scorretti, ha la
radiazione come unica prospettiva. La certezza, l’efficacia e la trasparenza
delle sanzioni concorrerebbero a restituire la legalità all’intero sistema
sportivo italiano;

come già rilevato con
interrogazione 4-03184 presentata ai Ministri dell’Interno e della Giustizia,
che ad oggi non ha ricevuto ancora riscontro, oltre al calcio-scommesse, sono
molteplici le «aree sensibili» rispetto alle quali possono configurarsi dei
reati che coinvolgono le società sportive calcistiche: dalla gestione contabile
e redazione del bilancio, come per la compravendita dei calciatori (si pensi
alle cosiddette plusvalenze incrociate); la sponsorizzazione e la pubblicità;
gli omaggi e le spese di rappresentanza come possibile strumento corruttivo;
l’approvvigionamento di beni e servizi; l’assunzione del personale e il
conferimento di incarichi e consulenze; i rapporti con soggetti pubblici quali
pubblica amministrazione nonché rapporti con Coni, Figc;

a riguardo, si
pone una
problematica di rilevante importanza rispetto alla commissione di illeciti che
possono implicare le società calcistiche, 
che è quella relativa alla mancata adozione del modello organizzativo,
ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, da parte delle società
sportive militanti nella lega calcio di serie A e in quelle di categorie
inferiori, inclusa la dilettantistica, quale requisito fondamentale per
l’iscrizione al campionato di calcio;

l’articolo 7 dello Statuto
della Figc cita «Il Consiglio Federale emana le norme necessarie e vigila
affinché le società che partecipano a campionati nazionali adottino modelli di
organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire il compimento di atti
contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto» e, nel
tratteggiare le caratteristiche di questi modelli, di fatto riprende i principi
propri del decreto legislativo n. 231 del 2001;           

l’articolo 13 del Codice di
giustizia sportiva (esimente ed attenuanti per comportamenti dei propri
sostenitori) pone tra le circostanze esimenti/attenuanti, la seguente: «la
società ha adottato ed efficacemente attuato, prima del fatto, modelli di
organizzazione e gestione della società idonei a prevenire comportamenti della
specie di quelli verificatisi»;

sulla materia è intervenuta
anche la guardia di finanza con la circolare n. 83607/2012 dal titolo «Attività
della Guardia di finanza a tutela del mercato dei capitali», che descrive le
modalità di indagine seguite per l’accertamento della responsabilità degli enti
ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001 e stabilisce che non è
sufficiente aver adottato il modello organizzativo poiché per evitare le
negative conseguenze in termini di sanzioni pecuniarie e interdittive, la
società dovrà provare l’attuazione del modello, in modo concreto ed efficace;

è evidente, quindi, che nella
commissione di reati che coinvolgono i soggetti legati alle società
calcistiche, compreso il tesserato, potrebbero individuarsi delle
responsabilità delle stesse società. Difatti, la mancata adozione da parte dei
vertici aziendali del modello organizzativo per la prevenzione dei reati,
potrebbe configurare non solo fattispecie penalmente rilevanti ma anche
illeciti civili suscettibili di risarcimento danni, per omissione delle previste
doverose cautele organizzative e gestionali;

ebbene, è urgente intervenire rispetto alla mancanza di
norme chiare, stringenti e trasparenti nel sistema delle scommesse, affinché
sia possibile tracciare il movimento di denaro prima e dopo la scommessa.
Inoltre, si deve procedere alla modifica delle disposizioni che hanno stabilito
l’estensione del gioco delle scommesse alle società sportive cosiddette «minori», quali Lega Pro e Serie D: la
cassazione di queste due categorie dal sistema delle scommesse consentirebbe un
controllo maggiore e più efficace sul gioco scommesse, anche perché ci si concentrerebbe
su un numero limitato di società sportive;

ed
ancora, una riforma della gestione del sistema delle scommesse sugli
eventi sportivi, deve prevedere una particolare attenzione al sistema “on line”,
che risulta fuori controllo, e al settore sportivo calcistico che per il giro
d’interessi e di flussi di denaro che lo interessano è, più di ogni altro, a
rischio rispetto alla commissione di attività illecite nella gestione delle
scommesse;

inoltre, considerando la
molteplicità di casi che hanno visto nella commissione di reati  il coinvolgimento delle società sportive
militanti nella lega calcio, attraverso dirigenti, calciatori, allenatori e
altri soggetti ad esse collegate, si ritiene necessario un controllo rispetto
alla concreta adozione del modello organizzativo previsto dal decreto
legislativo n. 231 del 2001 da parte delle società sportive;

Impegna
il Governo

ad adottare idonei provvedimenti
normativi per vietare il gioco delle scommesse al settore dilettantistico del
calcio italiano, che comprende la serie «D» e quelle minori; 

ad adottare una
riforma del sistema del gioco scommesse sugli eventi sportivi – con particolare
attenzione al sistema “on line” e al settore sportivo calcistico – che consenta di tracciare il movimento dei flussi
finanziari coinvolti;

a porre in essere iniziative
volte a contrastare la commissione di frodi da parte dei soggetti collegati
alle società sportive, anche  prevedendo la radiazione di tali soggetti e l’utilizzo
dell’articolo 41-bis per chi commette frodi, nonchè l’istituzione di una
black-list per dirigenti, calciatori e addetti ai lavori che si sono resi
protagonisti di attività illecite;

ad
adottare urgenti iniziative per contrastare  le infiltrazioni di
organizzazioni di tipo criminale nel sistema del calcio scommesse, anche
finalizzate ad intercettare e sottrarre i proventi ottenuti in
“nero” che si aggirano, secondo un rapporto Eurispes, attorno
ai 140 miliardi di euro
;

ad adottare specifiche
iniziative per verificare l’adozione, in modo concreto ed efficace, del modello
organizzativo basato sul decreto legislativo n. 231 del 2001 da parte delle
società sportive militanti nella lega calcio e, laddove non sia stato adottato,
a promuovere le necessarie iniziative anche sanzionatorie.

Sporteconomy anticipa in esclusiva il testo integrale di una interpellanza parlamentare depositata nelle ultime ore dal deputato Walter Rizzetto (Alternativa Libera) su diversi temi di politica sportiva di grande attualità (dalla frode sportiva collegata agli ultimi scandali del calcioscommesse italiano, fino ad arrivare ad una serie di proposte stringenti per contenere le infiltrazioni mafiose nel mondo del pallone). 

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