(di Marcel Vulpis) – Nel settembre 2015 su Sporteconomy, che non è una testata giornalistica nata per occuparsi  di climi, ambiente, ecologia, ecc., scrissi questo editoriale. Mi colpì l’intervento del presidente degli USA (Barack Obama), che, in quello stesso periodo, aveva lanciato un video-emozionale sui rischi che la nostra Terra sta vivendo sotto il profilo climatico (e i terremoti di queste ore nel centro Italia, con una profondità di 10 km ed una intensità del 6.5, ne sono, purtroppo, una ulteriore conferma).

Già allora lo “speech” di Obama alle Nazioni Unite (visibile in fondo a questo editoriale) avrebbe dovuto portare i “grandi della Terra” a riunirsi per capire, non solo cosa sta succedendo (perché non è normale una cosa del genere), ma, soprattutto, per decidere quale futuro dare al pianeta, uscendo da una industrializzazione feroce, quasi assassina, che abbiamo accettato tutti sull’altare di un finto benessere.

Adesso bisogna comprendere che così non si può andare avanti. La Terra trema in tutto il mondo e non è normale. 
Per la cronaca questa notizia su Obama, e il progetto di una “Green Revolution“, fu ripresa solo da noi, nelle prime ore, e da poche altre testate tricolori (oltre che dal collega Gianni Riotta sul suo profilo Twitter @Riotta).

Perché, purtroppo, nel nostro Paese non c’è mai stata una vera cultura dell’ambiente.

L’ambiente è un di cui, una moda, per organizzare il convegno radical chic di turno, ma poi la coscienza delle persone non è mai cresciuta nel tempo, anzi c’è stata una regressione graduale. Meglio spesso martoriare e sfruttare il territorio per fare business, piuttosto che ragionare su quale futuro creare (per noi e i nostri figli) al di fuori di questa spietata industrializzazione.
Ripubblichiamo questo editoriale per le “anime” più sensibili sul tema.