Atalanta bilancio da record: utile e plusvalenze in alto
(di Marcel Vulpis*) – Nel panorama del calcio italiano l’Atalanta si presenta come un modello gestionale vincente, con una crescita costante nel tempo, stagione dopo stagione. Un benchmark per società della stessa dimensione territoriale, da seguire e studiare anche nel futuro, perchè l’attenzione che la proprietà (la famiglia Percassi) sta dando alla valorizzazione dell’asset stadio, cercando di arrivare, prima possibile, alla ristrutturazione dello stadio “Atleti Azzurri d’Italia” (oggi di proprietà), ricorda la visione strategica di molti club inglesi o tedeschi.
Senza questa visione, anche e soprattutto a livello di impiantistica sportiva, infatti non può esserci sviluppo aziendale. Non è un caso, infatti, che i dati, al 31 dicembre 2017, siano stati più che positivi (i migliori in tutta la storia della società). Si evidenzia un utile di 26,72 milioni di euro al netto delle tasse. Questo risultato è strettamente collegato alla crescita del valore della produzione di oltre 64 milioni di euro. Significativo anche lo sviluppo del fatturato “netto” (ovvero senza considerare il valore delle plusvalenze) fino a 91,51 milioni di euro.
Anche sul “valore della rosa” (finanzia il 56,9% dell’attivo globale) troviamo un netto sviluppo rispetto agli anni passati: nel 2017 si è arrivati a 83,63 milioni contro i 42,35 milioni di euro del 2016.
Come nella stragrande maggioranza dei bilanci calcistici, anche in quello del club lombardo è molto forte il peso delle plusvalenze e dei ricavi da diritti tv. I ricavi da cessione dei calciatori hanno fruttato all’Atalanta più di 46,68 milioni di euro. Nel 2016 questa voce aveva raggiunto quota 22,47 milioni ed era stata anche superiore (23,27 milioni) nella stagione precedente. Il risultato economico in oggetto è frutto di un’attenta strategia di valorizzazione del settore giovanile. E’ considerato il punto di forza della società nerazzurra ed i risultati sono ampiamente visibili già nell’analisi degli ultimi bilanci (periodo 2015-2017).
Se si esamina l’indice di indebitamento aziendale è pari a 0,30 (il dato teorico ottimale, per qualsiasi club di calcio, è 1,0), ma è milgiore rispetto ad un anno fa, quando si era attestato su 0,08. Pertanto il club sta facendo ricorso, già da alcuni anni, al “capitale di terzi”, incidendo per il 76,4% sul finanziamento dell’attivo.
Plusvalenze record spingono il fatturato
Grazie soprattutto alle plusvalenze il valore della produzione dell’Atalanta è aumentato fortemente (+77,8%): da 83,1 a 147,7 milioni di euro. Non considerando il “tesoretto” delle cessioni si arriva ad un fatturato netto in area 91,51 milioni di euro, così composto: ricavi gare per 7,30 milioni, entrate commerciali per 14,29 milioni, altri ricavi per 16,59 milioni e, infine, revenues da diritti tv, che hanno raggiunto il livello record di 53,32 milioni di euro.
La leva dello stadio per crescere
Al netto dei dati di bilancio, la proprietà (guidata dal presidente Antonio Percassi) è focalizzata sul progetto dello stadio (primo caso in Italia di impianto pubblico, destinato al calcio, totalmente alienato). Un’operazione del valore complessivo di 34,6 milioni di euro, con l’impegno paritario, sotto il profilo dei finanziamenti, di Ubi banca e del Credito Sportivo (ICS). I lavori inizieranno a maggio 2019, con ultimazione prevista nell’estate 2020 ed inaugurazione nella stagione sportiva 2020/21. La durata del finanziamento è di 11 anni con un “ballon” finale (tecnicamente cliente e banca si siedono al tavolo per rivedere il finanziamento ad una scadenza prefissata) pari al 32% del debito finale. Ciò significa che l’Atalanta, al termine dell’11° anno, dovrà pagare il 32% del capitale residuo, ma potrà scegliere se farlo con una singola soluzione, o, se, sulla base di nuovi tassi di mercato. sarà più conveniente rifinanziare l’importo finale spalmando il costo su almeno quattro anni (portando, di fatto, la durata del finanziamento su 15 anni complessivi).
Possibile il rifinanziamento a tassi di mercato più competitivi
Pertanto se, dopo gli 11 anni fissati da contratto, resterà il 32% del debito finale, il club si troverà di fronte ad un “ammortamento” strutturato su circa 15 anni, tagliato, però, all’undicesimo per avere un momento di riflessione per una eventuale rinegoziazione.
Ubi banca e ICS interverranno in modo paritario, con una linea di finanziamento di 9,1 milioni di euro a testa, a supporto del progetto di ristrutturazione dell’impianto. Sempre Ubi (capofila dell’operazione), già partner del club con una serie di attività, interverrà con 2,3 milioni di euro di anticipo Iva più 4 milioni per i crediti di firma.
I prossimi step operativi del progetto
Entro fine anno l’Atalanta potrà presentare il permesso di costruire per il parziale rifacimento dello stadio di Bergamo. A due anni e mezzo dall’inizio dell’istruttoria urbanistica, il piano arriverà in consiglio comunale entro due settimane, poi vi sarà un mese per la pubblicazione e, quindi, il via libera definitivo (entro dicembre 2018) per l’avvio del progetto. Il nuovo impianto avrà una capienza di circa 24 mila posti: le due attuali curve saranno abbattute, sostituite da due tribune all’inglese, che si andranno ad unire ad angolo retto alle altre due già esistenti (rimarranno in piedi, ma verranno completamente coperte). La struttura pensata dall’Atalanta sarà a misura di tifoso, con il potenziamento di una serie di servizi di ospitalità, da sempre punto di forza dell’area commerciale del club guidata dal dirigente Romano Zanforlin. (fonte: Tuttosport/speciale “I Conti in Tasca”).
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