Atletica leggera/Olimpiadi – Europei di Roma2024, fu vera gloria? (1a puntata)
Atletica leggera/Olimpiadi – Europei di Roma2024, fu vera gloria? – Intervista, in esclusiva, al già presidente FIDAL Alfio Giomi (1° puntata)
(di Marcel Vulpis) – A distanza di poco più di una settimana dalla fine dei Giochi di Parigi è tempo di riflessioni a freddo. Tra le Federazioni più attese, in termini di medaglie, vi era sicuramente la FIDAL, forte del risultato record di Tokyo2021, quando furono conquistati ben 5 ori, tra velocità (100 metri uomini, con la stella Marcell Jacobs, e 4×100 sempre maschile), marcia (nella 20km donne con Antonella Palmisano e nella 20k uomini con Massimo Stano) e salti (con l’oro di Gianmarco Tamberi a pari merito con il qatariota rivale/amico Mutaz Essa Barshim nell’alto maschile).
A Parigi vi era grande attesa e il presidente FIDAL l’ex atleta Stefano Mei si era sbilanciato parlando di un potenziale bottino di 8 medaglie, forte anche delle 24 conquistate dall’Italia a giugno (dal 7 al 12) in occasione degli Europei di specialità di Roma (anche questo un record, mai raggiunto prima, nella storia dell’atletica tricolore). Nello specifico, 11 ori, 9 argenti e 4 bronzi. Nessun’altra nazione europea aveva centrato simili risultati sportivi. Era lecito quindi attendersi una super spedizione azzurra a Parigi. Così, purtroppo, non è stato e, infatti, alla fine, sono arrivati solo due bronzi (Mattia Furlani nel lungo ed ed Andy Diaz nel salto triplo uomini) e un argento (con la mezzofondista Nadia Battocletti nei 10mila metri donne).
Per onestà intelletturale, vincere una medaglia ai giochi olimpici non è mai semplice, ma, rispetto ai proclami trionfanti del pre-Parigi, non possiamo certamente parlare di spedizione “vincente”.
Da qui l’idea, come agenzia Sporteconomy, di fare una lunga intervista (che proporremo a puntate) con Alfio Giomi (nella foto in primo piano in una immagine di archivio – secondo da sinistra), già presidente FIDAL, dirigente di lungo corso e profondo conoscitore della materia oltre che del movimento tricolore.
D: Giomi, visti i risultati non proprio esaltanti rispetto alle attese, come giudica il boom dell’Atletica italiana agli Europei di Roma di quest’estate?
R: Partiamo da un concetto più generale: è stato giustissimo organizzare gli Europei in Italia. Tra l’altro sta intervistando proprio la persona che ha scommesso, per primo, su quella idea, ma i tempi sono stati sbagliatissimi, perché l’evento si è svolto a poche settimane dalle Olimpiadi.
D: Con questo ci sta dicendo che sarebbe stato meglio posticipare rispetto ai Giochi?
R: Sì, decisamente. Ancora oggi non capisco come sia stato possibile fare una scelta così sbagliata soprattutto a livello tecnico.
Per non parlare del confronto anche a livello di biglietteria. I numeri di Roma parlano di una vera e propria débacle. Gli Europei non hanno bucato, non hanno attratto il numero di spettatori previsti. E’ sufficiente leggere, con un po’ di spirito critico, i numeri forniti dagli organizzatori.
D: E, invece, Parigi?
R: Parigi? Assolutamente un successo di pubblico. Un evento spettacolare, oltre che emozionante. Tutta una altra storia. E poi, giusto per tornare a parlare di aspetti più tecnici, c’è il tema dei picchi di forma.
D: Cosa intende?
R: Restare ad alti livelli, su due eventi così importanti, per tanti nostri atleti era difficilissimo, per non dire impossibile, anche perché, post Europei, si era appunto a poche settimane dai Giochi.
Non a caso l’Italia, che ha fatto il record di medaglie a Roma, poi, purtroppo, è crollata ai Giochi e comunque, diversi Paesi europei (ben 9, nda) ci hanno nettamente superato, mentre per molte nazioni gli Europei sono stati una piattaforma di allenamento. E’ stato un errore, punto! E’ inutile arrampicarsi sugli specchi. Adesso è il tempo della presa d’atto anche degli errori e delle strategie sbagliate. Chiunque conosce l’atletica sa di cosa sto parlando e mi darebbe ragione.
D: Il presidente Mei post Parigi2024 si è dato, come voto, un 8 pieno? Lei invece quanto dà alla spedizione?
R: All’atletica italiana do a prescindere “10” per quello che rappresenta nel mondo e non da oggi. E’ stato un processo graduale creato nel tempo, non solo in 3 anni (come qualcuno vorrebbe far credere). Alla spedizione attuale? Voglio essere buono: do un 6- per non infierire.
D: Si aspettava i risultati ottenuti dall’Italia a Parigi? E come è stato possibile scendere da 5 ori a zero; da 2a potenza dell’atletica a 29ima nel medagliere di Parigi (in appena tre anni)?
R: Sono sincero: sì, me lo aspettavo. Si vedeva che c’era una condizione calante, magari non da parte di tutti gli atleti, ma nel complesso c’era. Soprattutto nella velocità e i risultati ottenuti a Parigi, al di là della propaganda, sono sotto gli occhi di tutti. Ricordo che Mei, quando parlò delle 5 medaglie d’oro di Tokyo, si fece da solo anche i complimenti.
D: Cioè?
R: Parlo di “serenità” riportata in seno all’ambiente e alla squadra. Come fosse una sua qualità specifica a livello relazionale. Allora chiedo: come mai a distanza di 3 anni siamo crollati?
Permettetemi una battuta, oltre che una provocazione: se in 3 mesi, nel 2021, (visto che era stato eletto da poche settimane), ha aiutato,, personalmente alla conquista di 5 medaglie d’oro, in proporzione dovrei pensare che a Parigi, dopo 3 anni di presidenza, ne doveva portare a casa 15. Chiaramente non è così e bisognerebbe anche ricordarsi di chi (nel quadriennio che aveva portato a Tokyo) ha curato, in silenzio e in ogni dettaglio, tutta la preparazione olimpica (chiaramente Alfio Giomi nell’intervista parla di sè, nda).
Un pezzo importante del risultato di Tokyo è del sistema atletica Italia, del Consiglio Direttivo dell’epoca e della programmaziome dei direttori tecnici chiamati a costruire i presupposti per i risultati poi ottenuti sul campo. Merito delle politiche portate avanti dalla struttura centrale su tutti territori…Tutti i tecnici poi avevano il contratto con la FIDAL fino al 30 settembre 2021 (post Olimpiadi di Tokyo) e nulla è stato toccato (dallo stesso Mei), proprio per evitare il rischio di cambi all’ultimo, nella tradizionale logica della discontinuità che tanto amano certi nuovi presidenti.
In quegli anni poi i tecnici personali degli atleti hanno avuto una forte centralità e sono stati integrati perfettamente nella parte tecnica federale. E’ stato il successo di un sistema atletica, non di un singolo presidente, incluso il sottoscritto. Figuriamoci se questo risultato poteva essere ottenuto in appena 3 mesi di nuova presidenza (da parte di Mei, nda) Il tessuto vero dello sport sono le società con i propri atleti tecnici e dirigenti. Cosa sarebbe lo sport senza la presenza attiva delle società?.
D: Ci tolga una curiosità: con Mei quante volte vi siete sentiti in questi anni?
R: C’è stata una iniziale interlocuzione, ma è da tempo che non ci sentiamo.
D: Tornando al progetto Euro2024 si aspettava una sua presenza di supporto soprattutto nella prima fase del progetto?
R: Le rivelo un aneddotto. Accettai, davanti al sottosegretario allo Sport dell’epoca (l’ex campionessa di scherma marchigiana Valentina Vezzali), persino di uscire dal ruolo di presidente onorario degli Europei per ricoprire un ruolo più operativo, come, per esempio, il responsabile del progetto della promozione e delle sponsorizzazioni. Ci siamo dati la mano con Mei, da gentiluomini, proprio nell’ufficio della Vezzali, poi più nulla è successo.
D: Ci è rimasto male?
R: Ho fatto le mie riflessioni e preferisco, mi creda, non parlarne. Certamente, mi pare che, proprio sotto il profilo organizzativo (e non solo), gli Europei di atletica abbiano poi avuto una gestazione molto difficile. L’agenzia Sporteconomy, da lei diretta, mesi fa fece uno scoop, pubblicando diversi punti di una lettera durissima della “European Athletics” inviata al presidente della Fondazione (ruolo ricoperto dallo stesso Mei), al DG dell’epoca (Paolo Carito) e ad un top manager di Sport e Salute. La invito, tra l’altro, se ne è in possesso, a pubblicarla integralmente nelle prossime puntate di questa lunga intervista. Sarebbe interessante leggerla e renderla visibile per completezza della informazione.
Tra l’altro, stiamo andando velocemente verso l’assemblea elettiva dell’8 settembre e il giudizio sul candidato Mei deve essere completo: aspetti di programmazione sportiva, ma anche di natura manageriale, visto che ha voluto, fin dall’inizio, ricoprire il doppio ruolo di presidente della Federazione e della Fondazione Euro Roma2024 (struttura chiamata a gestire l’edizione degli Europei dal 7 al 12 giugno scorsi).
La fotografia che emerge da quella lettera è imbarazzante e non sono j’accuse soggettivi, per interessi personali, ma aspetti puntuali portati alla luce dalla stessa European Athletics (ovvero l’organismo di governo dell’atletica del Vecchio Continente). Abbiamo letto di ritardi nell’organizzazione degli Europei a tutti i livelli. Chi ha avuto modo di esaminarla integralmente, mi dicono, è rimasto imbarazzato per i destinatari della stessa. Una cosa mai vista prima nella storia dell’Atletica e dello sport in generale. (1° puntata – continua nei prossimi giorni)
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