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Atletica/Olimpiadi – Europei Roma 2024: fu vera gloria? (2a puntata). Intervista esclusiva ad Alfio Giomi

(di Marcel Vulpis) – Prosegue il racconto/analisi (post Olimpiadi di Parigi 2024) della spedizione dell’atletica italiana, fatto, senza veli, dal già presidente della FIDAL, Alfio Giomi (nella foto in primo piano al centro), profondo conoscitore del movimento e ideatore del progetto degli Europei di Roma 2024 (7-12 giugno), poi successivamente gestito da Stefano Mei nel doppio ruolo di presidente della Federatletica e n.1 della “Fondazione Euro Roma 2024″ (chiamata a gestire l’evento continentale).

leggi qui il testo della prima puntata dell’intervista ad Alfio Giomi

D: Giomi, proseguiamo nel suo racconto/analisi: è rimasto sopreso del fatto che Mei abbia deciso di ricoprire il ruolo presidente FIDAL assieme a quello della Fondazione?

R: Sempre a mio parere è stato (forse) l’inizio di tutti i problemi di questo progetto. Intanto un bel conflitto di interessi, almeno secondo molti addetti ai lavori, poi è chiaro che tutti i soggetti istituzionali coinvolti (a partire da Sport & Salute) hanno aiutato la Fidal e la Fondazione a gestire la kermesse. Sarebbe stato meglio distinguere le due funzioni, ma, alla fine, ha deciso Mei di procedere in questa direzione. E’ stata una sua scelta…Adesso aspettiamo la pubblicazione del bilancio degli Europei per dare anche un giudizio tecnico rispetto al lavoro svolto, voce per voce. Sarà interessante fare un’analisi approfondita di questo documento, atteso nell’ambiente da molti.

D: Alla fine Sport e Salute ha fornito, però, un supporto significativo per gli Europei… 

R: Sport e Salute aveva un ruolo fondamentale sin dall’inizio e, nello specifico (quandò partì l’idea di organizzare gli Europei) avevo chiesto che fosse proprio SeS a gestire il tutto a livello amministrativo. Pertanto il suo ingresso non mi ha stupito, anzi. Perchè vede è stato l’unico modo per “salvare” il progetto, che stava segnando il passo per una serie di ritardi in diversi settori…Nei mesi scorsi sono stati pubblicati stralci di una lettera di European Athletics indirizzata allo stesso Mei e al DG Paolo Carito e arrivata in Fondazione nell’inverno del 2023. Forse Sporteconomy, se è in possesso di quella lettera, potrebbe pubblicarla integralmente, perché così si capirebbero i rischi reali corsi pur in presenza di uno staff manageriale e di una serie di consulenti ben pagati. Tra l’altro, non è stata salvata l’idea di legacy, ovvero il concetto di ricaduta sul territorio. Era uno dei pilastri del progetto. Dovevamo avere, ogni giorno, lo stadio pieno ed una serie iniziative collaterali nell’area metropolitana di Roma…La biglietteria poi è stato il pilastro più debole del progetto “Euro2024”, per non parlare della mancanza della promozione (partita solo negli ultimi giorni). La rassegna è stata salvata solo sotto il profilo sportivo, grazie ai risultati raggiunti dalla nazionale italiana (con 24 medaglie, di cui 11 ori, nda), ma questo è un goal della parte tecnica della FIDAL, certamente non è un traguardo raggiunto dal management di questi Europei. Quello stadio vuoto, in molte sessioni, è un ricordo negativo e indelebile che tutti noi porteremo nel cuore, perchè amiamo questo sport a prescindere. Ma ripeto, se venisse pubblicata quella lettera, tutti gli addetti ai lavori cadrebbero dalla sedia.

D: Alla luce di questa analisi, l’Italia, tra quanti anni, potrà ospitare nuovamente un evento internazionale?

R: Nel progetto originario c’era l’idea di mantenere la struttura non solo per gli Europei (2024), ma anche per i Mondiali del 2027. C’era una clausola, all’inizio, che lo prevedeva. Oggi, dopo che ci siamo ritirati dai Mondiali di Atletica (2027), incluso il bid per la kermesse Indoor del 2028, sarà tutto molto più difficiole…All’inizio del progetto era palese, da parte di World Athletics, la volontà di organizzare una rassegna iridata nella capitale italiana. Il lavoro, da me impostato all’epoca, andava proprio in quella direzione. Non chiedete al sottoscritto perchè ciò non sia avvenuto.

D: Parliamo adesso di politica sportiva. A distanza di 3 anni, e a poche settimane dall’assemblea elettiva dell’8 settembre, mi può chiarire un aspetto positivo, assieme ad uno negativo, dell’attuale presidenza Mei?

R: Forse ci sarà (quello positivo, nda), ma al momento mi sfugge. Sul fronte negativo ce ne sono tanti, ma quello che mi dà più fastidio è l’atteggiamento su tante cose che sono successe nel tempo, a partire dalla gestione sportiva. Se qualcosa va bene è merito solo di una persona, se va male è colpa degli altri. Chi è chiamato a dirigere una federazione si deve assumere anche gli oneri, non solo gli onori.

D: C’è poi questa querelle infinita con la vedova di Pietro Mennea per un invito al Golden Gala…

R. Tra le cose che non mi sono proprio piaciute questa è ai primi posti. Per oltre un anno si è sostenuto che fosse stata invitata nononostante la stessa abbia più volte affermato il contrario. Questa storia spiacevole deve far pensare e tanto. Un mancato invito che porta a querele e a contestazioni interne alla federsizone è qualcosa di incredibile. Una sconfitta personale sicuramnte.  Sarà la magistratura a decidere sul tema, però, è, comunque, molto brutto sotto il profilo dello stile.  Sarei curioso poi di sapere se, alla fine, il tutto non poteva finire semplicemente con delle scuse. Ma non mi risulta che ciò sia avvenuto. Personalmente l’avrei chiusa con un biglietto di scuse, come si fa normalmente in questi casi. (continua con la 3a puntata)

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Marcel Vulpis

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