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ATLETICA/OLIMPIADI – EUROPEI ROMA 2024: FU VERA GLORIA? (3A PUNTATA). INTERVISTA ESCLUSIVA AD ALFIO GIOMI

(di Marcel Vulpis) – Si chiude, con questa 3a puntata (sotto la 1a e la 2a puntata per chi le avesse perse nei giorni scorsi), l’intervista/analisi di Alfio Giomi (nella foto in primo piano in una immagine di archivio), già presidente FIDAL, che ci ha dato, in questi giorni di fine agosto, la sua visione e commento su tanti aspetti della spedizione azzurra di Atletica leggera, parlando del passato (ovvero il periodo dell’Olimpiade di Tokyo 2021 e degli Europei di Atletica di Roma 2024), del presente (i Giochi estivi di Parigi 2024) e del futuro (relativamente agli scenari collegati alla assemblea elettiva del’8 settembre prossimo, dove, al momento c’è un solo candidato, l’attuale presidente uscente Stefano Mei, ma anche una querelle piuttosto spiacevole con l’altro candidato – al momento non ammesso: il 53enne ex atleta e maratoneta pugliese Giacomo Leone).

Atletica leggera/Olimpiadi – Europei di Roma2024, fu vera gloria? (1a puntata)

Atletica/Olimpiadi – Europei Roma 2024: fu vera gloria? (2a puntata). Intervista esclusiva ad Alfio Giomi

D: Parliamo ancora del tema delle 5 medaglie d’oro di Tokyo 2021. A distanza di appena 3 anni torniamo a casa (da Parigi) con 1 argento e 2 bronzi.

R: A distanza di 3 anni, se guardiamo al risultato più visibile (ovvero la conquista delle medaglie), si è fatto un netto passo indietro, certamente non in avanti. Mi chiedo, sinceramente, come Mei (attuale presidente Fidal, nda) possa dare a questa spedizione, alla luce di quanto esposto, un voto pari a “8”.

D: Come mai la Fidal non è stata capace di capitalizzare l’ottimo risultato di Tokyo?

R: Era oggettivamente difficile ripetersi, ma la crescita, nel complesso (come movimento) c’è stata. Gli altri sport azzurri sono passati da 5 medaglie a 12, l’atletica da 5 a zero. L’atletica ha fatto registrare indubbiamente un calo rispetto a 3 anni fa. Se guardo al passato, uno dei fattori vincenti della mia presidenza ad esempio è relativo alla gestione tema Covid-19 nell’anno che ci portava a Tokyo. Il progetto della FIDAL era nettamente avanti anche a tante super potenze dell’atletica. Nessun’altra nazione, mi creda, riuscì a gestire questo protocollo come l’Italia. Abbiamo creato le condizioni perché i nostri atleti potessero arrivare al meglio a questo appuntamento con la storia. Mei a Tokyo, ad appena pochi mesi dalla sua elezione, ha chiaramente beneficiato di questo lavoro preparatorio, così come sotto il profilo di crescita della squadra (nel suo complesso). Certi risultati non si costruiscono in pochi mesi, nemmeno con un miracolo.  Quel primato è stato “figlio dei tempi” e di quella situazione, così come di tante altre scelte fatte durante la mia presidenza: con una programmazione intelligente nella velocità (100 e 4×100), nella marcia, per non parlare del risultato straordinario di “Gimbo” Tamberi, tra i favoriti nella sua specialità.

D: Un commento sulla perfomance di Marcell Jacobs (nella foto sopra in un’immagine di archivio) a Parigi…

R: L’atletica italiana è cresciuta tantissimo se parliamo di movimento. E’ innegabile. Poi certamente USA e Giamaica hanno numericamente e storicamente tanti talenti su cui puntare quando si parla di Mondiali e Olimpiadi. Possono contare su una continuità che prosegue da anni. Noi, come Paese, vi stiamo arrivando solo adesso (dopo decenni di investimenti nel settore). Nulla nasce per caso. Jacobs ha fatto un capolavoro ed è arrivato bene a Parigi. Pochi hanno detto che ha fatto registrare una reazione allo sparo pari a 0.114 millesimi, bruciando tutti sullo start e, per certi versi, rischiando anche una “falsa”. Ha rischiato tanto, ma ha avuto anche una grande concentrazione nervosa. E’ stato bravo e ha provato giustamente a ripetersi. Dobbiamo anche ricordare che c’era una concorrenza troppo forte e agguerrita. Stefano Tilli (ex campione della velocità azzurra e attualmente commentatore tecnico RAI, nda) ha detto più volte che gli manca, al momento, 1/10 dai più forti, e con quella partenza veloce ha provato a recuperare il 50% del gap sui tempi degli avversari. Chiaramente non è stato sufficiente per andare a medaglia.

D: Caso Tamberi: molti hanno parlato di errori sotto il profilo della comunicazione personale, soprattutto a livello social.  A suo parere come è stato gestito l’azzurro?

R: “Gimbo” è una persona assolutamente straordinaria con risultati importanti raggiunti, di anno in anno, e scelte di vita accettate in silenzio e durissime in termini di sacrifici. In generale non mi permetto di esprimere alcun giudizio su questo caso…Incredibile però che le news siano arrivate solo da lui (attraverso i canali social personale) e non dalla FIDAL (se non verso la fine) e/o dalla preparazione olimpica (da sempre delegata a questa funzione durante i Giochi). Mi fermo qui, non dico altro…

D: L’8 settembre è in programma l’assemblea elettiva della FIDAL. Al momento risulterebbe escluso il candidato Giacomo Leone (avversario del Presidente Mei).  Che idea si è fatta, rispetto a questo tema?

R: Dal mio punto di vista trovo tutto strano, oltre che sbagliato. Alla fine saranno gli organi di giustizia (non solo sportiva) che risponderanno alla sua domanda. Più in generale le federazioni, non solo la FIDAL, devono aprirsi ai potenziali candidati. Non è solo un tema di democrazia o di rispetto della rappresentatività in seno al movimento, ma anche un momento importante di crescita e di confronto. Questa mia visione è in netto contrasto con quanto registro nel mondo dello sport italiano. Forse le istituzioni dovrebbero fare delle serie riflessioni sul tema.

D: Sono tante le FSN dove i candidati esterni stanno avendo problemi?

R: Sì, sono diverse. Evidentemente nello sport italiamo c’è un “vizietto” a non volersi confrontare. Una legge sullo sport era fondamentale farla, ma con la piena collaborazione del mondo sportivo. Se quest’ultimo decide poi di non partecipare nascono “vizi” di questo tipo. Oggi lo sport è un ecosistema che vive una situazione complessa, con strutture vecchie e con abitudini che si sono consolidate negli anni. Sport e Politica non hanno saputo convivere bene e oggi è difficile correggere queste storture. Lo sport italiano è fatto in primis dalle società. Per anni ci si è preoccupati troppo delle politiche di vertice e dei vertici. Altrimenti la nostra riflessione si sposta sempre in alto e mai in basso, ovvero con l’occhio rivolto ai territori.

Non ci dimentichiamo poi che la natura delle FSN (Federazioni Sportive Nazionali, nda) è diversa da quella del CONI. Le prime sono private, la seconda è pubblica. Poi se lo chiede a me, le ricordo che ho fatto inserire nello statuto della Fidal il numero massimo di due mandati. Non ho avuto bisogno della riforma dello sport, ho operato in autonomia per il bene del movimento. Credo che ci sia il diritto alla rotazione. In questo modo non verrebbero castrate le ambizioni di chi intende candidarsi, magari partendo dal desiderio di portare un contributo concreto al movimento. Poi è anche vero che le federazioni più forti sono quelle dove ci sono presidenti-ispiratori di un modello vincente e oggi, come è noto, molti di questi sono ancora lì.

D: Il quotidiano “Il Tempo”, nei giorni scorsi, ha parlato di Giovanni Malagò come possibile sindaco di Roma. Che ne pensa?

R: E’ un tema che non mi appartiene. Faccio fatica ad entrarci. Non mi sottraggo alla domanda, mi creda, ma non mi appassiona come fatto in sè. Parlo di solito solo di quello che conosco. Roma è una città particolare, certo chi ha governato lo sport si allena per tante cose anche diverse, ma non vado oltre.

D: Torniamo agli Europei di Atletica di Roma2024. Come Sporteconomy abbiamo più volte detto che vogliamo leggere il bilancio di questa manifestazione. Cosa dobbiamo attenderci?

R: Probabilmente un bilancio in pareggio, con un intervento dello Stato però molto importante. Non mi aspetto un passivo anche perchè l’evento è stato gestito al minimo. La stragrande maggioranza dei progetti da me ideati non sono stati mai realizzati. Mi stupirei se ci fosse un “rosso”. Altra cosa sarà vedere il peso del contributo privato rispetto a quello pubblico, per fare un’ulteriore riflessione di altro tipo. In generale, per come è stato gestito, si tratta di una grande occasione mancata per il nostro movimento. Ma di questo eventualmente dovrebbe parlarne con i manager della Fondazione che l’hanno organizzato. Rinnovo, pertanto, l’invito a pubblicare il testo della lettera, dell’inverno 2023, di European Athletics.

D: Però il presidente Mei, tra qualche anno, potrà sempre dire di aver realizzato un medagliere da record.

R: Se è quello era l’unico obiettivo che si era posti per il buon esito di Roma2024 ha tutto il diritto di dirlo. Probabilmente, però, anche dopo Parigi avremmo conquistato un medagliere di tutto rispetto. Certamente sull’onda delle Olimpiadi estive avremmo venduto più biglietti, intercettato un maggior numero di sponsor, ecc.. La data del primo progetto – era fine asgosto /primi di settembre – ma Sport e Salute, mi dicono, aveva la necessità di gestire lo stadio Olimpico per i match di campionato di Roma e Lazio. Lì è nata la necessità di organizzarlo prima. Un errore tecnico e mi meraviglio che anche European Athletics (organismo di governo dell’atletica in Europa) abbia dato il suo consenso a questa stortura. Oggi non accettare, in casa FIDAL, di aver sbagliato (su questo specifico tema) significa difendere l’indifendibile. All’epoca in cui è nata la candidatura, se avessimo, sin dall’inizio, scelto il mese di giugno per l’organizzazione della kermesse, forse non sarebbe partita proprio la candidatura. E con questo credo di averle detto tutto e attendo la pubblicazione della lettera di European Athletics su Sporteconomy (3a ed ultima puntata)

D: Aspetti Giomi, un’ultima domanda: partendo dalla domanda-titolo di questa analisi: se parliamo ancora degli Europei di Roma 2024 fu vera gloria?

R: Penso proprio di no, se vogliamo fare una analisi più globale e non ci fermiamo solo al risultato del medagliere.

 

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