Attualita’ – Quale futuro per il Bari calcio nel pensiero di Fabio Poli (AIC)
Il Baricentrico popolo dei tifosi ringalluzziti sta vivendo ore indefinite. Sospesi nella terra di mezzo tra il fallimento e le dichiarazioni di interesse. “L’avevamo detto” é una ben magra consolazione ma soprattutto non ci avvia alla risoluzione concreta della questione.
Il 18 aprile, il Tribunale ha dovuto prendere tempo; prolungando di un mese la querelle.
E intanto il Bari gioca!
Il Tribunale ha scelto di attenersi alle regole fallimentari e su questo, tecnicamente, nessuno potrà eccepire nulla. Nessuno ha proposto offerte correttamente formulate, per cui il “bene” non è stato assegnato. Tuttavia occorre prendere atto che questo non è un fallimento qualsiasi, è un “affare sociale” e andrebbe trattato con logiche e con delicatezze diverse. Occorre verificare, provare, controllare con attenzione che non si stia perdendo un’occasione. E occorre far comprendere con chiarezza univoca cosa si ha intenzione di fare. È una questione di “responsabilità sociale”, perché qui è in ballo il futuro di una città e non soltanto l’interesse di un gruppo di creditori che vanno ovviamente tutelati.
Il Tribunale ci dice che non si è presentato nessuno. Dal punto di vista imprenditoriale questo significa che nessuno aveva interesse a comprare. Questo è il punto di partenza. Una strategia attendista non appare credibile. Se ci fossero stati gruppi davvero interessati all’acquisto non avrebbero deliberatamente rischiato, non presentandosi alla prima asta, nella speranza di una diminuzione del valore minimo richiesto. Questa non è una tradizionale asta di beni sottoposti a fallimento. Qui non si vende un appartamento per ripianare i debiti; per questo non ha senso attendere le aste successive per comprarlo alla metà del suo valore. Qui si vende sostanzialmente un debito e chi lo compra, acquista prima di tutto un impegno a spendere molto più di tre milioni di euro. Gli investimenti da prevedere sono nell’ordine di alcune decine di milioni di euro. Il fatto che l’asta sia andata deserta (o quasi) ci proietta verso una prospettiva non certo rosea: pochi interessi = poche prospettive. Chi non ha tre milioni da spendere, avrà i milioni da investire poi?
Ai tifosi resta, quindi, da prendere la più complessa delle decisioni: sentirsi sedotti e abbandonati oppure gioire aggrappandosi alla speranza di una, seppur incompleta, dichiarazione di interesse. La sensazione è quella di aver subito un goal in contropiede. I turchi, i russi, gli italiani, i baresi … dove sono finiti?
Mesi di incontri, riunioni semi-segrete e indiscrezioni ci portano ad una sola constatazione: i ben informati, come spesso accade, da ieri sono tutti in ferie.
Torniamo ai dati incontrovertibili: se fosse stata presentata un’offerta completa e rispettosa di tutte le specifiche richieste dal Tribunale, il Bari si avvierebbe ad avere una nuova proprietà. Il fatto che sia stata presentata un’unica proposta rende evidente l’assenza di interesse, perlomeno alle cifre richieste. Come dire? In un momento in cui si fatica a cedere un’attività commerciale in piazza del Ferrarese non serviva un analista finanziario per prevedere che alla porta dei Matarrese non ci sarebbe stata la fila. Ma intanto il Bari gioca…
Le ragioni per le quali le ventilate proposte di acquisto siano rimaste sulle pagine dei giornali non sono note. Quantificazione troppo alta? Debiti eccessivi? Delocalizzazione della piazza? Non lo sapremo mai. É chiaro che l’assenza pressoché totale di gruppi stranieri rileva che il “progetto Bari”, così come é stato proposto in vendita, interessa soltanto ai tifosi. L’assenza, anche questa pressoché totale, del Comune denota altre priorità rispetto a quella di trovare un inquilino affidabile per il più grosso stabile di proprietà della città. Il Bari é e resta una “questione sociale”, anche se non tutti se ne sono resi conto.
E intanto il Bari, fortunatamente, continua a giocare. Segno della professionalità solida e coerente di uno spogliatoio e di un gruppo manageriale che, pur senza una proprietà, porta avanti un progetto sportivo di eccellenza che onora l’impegno sportivo, l’immagine della città e l’impegno nei confronti di tutti i tifosi.
La fredda assurdità della matematica ci racconta che sarebbero sufficienti centomila baresi disposti a “tassarsi” di soli cento euro a testa per risanare il debito, iscriversi alla prossima stagione e avviare il primo progetto di azionariato popolare diffuso di una società professionistica. Ma questa é soltanto matematica e non é lecito aspettarsi dai tifosi più di quello che stanno facendo nelle ultime giornate.
La realtà, unica, sta nell’unica proposta depositata. Certo, alcuni elementi formali non hanno rispettato le richieste, chiare, del Tribunale che è stato costretto a considerarla irricevibile. Altrettanto certo, però, che questa volta non si tratta di un autodichiaratosi imprenditore americano, che atterra tra la folla acclamante. Questa volta c’è un volto concreto. Qualcuno che ci ha messo la faccia e che, a dirla tutta, avrebbe poco interesse a rischiarla senza una ragione. Il gruppo rappresentato, peraltro, parrebbe avere le “spalle forti”.
In definitiva, considerato che alternative non ce ne sono, ne per il Tribunale ne per le chiacchiere da bar, forse sarebbe bene approfondire questa proposta, verificandone la concretezza e la copertura. Certo non è compito (o colpa) di nessuno ma, se è vero che il Bari è un affare sociale, allora è interesse di tutti.
Il 12 maggio è molto lontano e i termini, seppur ancora rispettabili, rischiano di diventare decisamente stretti. Tanto stretti da poter indurre i curatori a diminuire la cifra richiesta per invogliare chi è restato dietro le quinte a farsi avanti. Ma questo, come abbiamo argomentato, significa anche aprire la porta a gruppi meno solidi e con meno capacità di spesa. Come dire che i progetti per futuro andrebbero ridefiniti, a ribasso, da subito.
Meno male che, almeno, intanto il Bari gioca … in un campionato combattuto e bellissimo e in uno stadio che, finalmente, ha smesso di essere deserto.
FABIO POLI (AIC) fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
Riprendiamo il “pensiero” di Fabio Poli, dirigente dell’Ass.ne Italiana Calciatori (AIC) sul tema del presente/futuro del Bari calcio, coinvolto in una querelle finanziaria di difficile lettura. L’articolo/lettera è stato pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno.
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