Barbaro (ASI): La candidatura Milano-Cortina grande opportunità per il Paese
D: Come valuta la corsa su strada, disciplina che permette la promozione del territorio?
R: «La corsa su strada è diventato uno degli sport più diffusi in Italia, e per alcuni versi anche il principale serbatoio della nostra atletica leggera. È un modo di fare sport che non conosce complicazioni e difficoltà, ed è il modo più semplice ed estemporaneo per fruire dell’attività sportiva. A questo associa la possibilità di vivere pienamente l’ambiente circostante, di viverlo e di apprezzarlo. Per questo ben venga la massima diffusione dello sport praticato per strada, così come sta facendo la Federazione di atletica leggera con il podismo, che è lo sport più basico per raggiungere la gente».
D: L’elezione del presidente Coni, Giovanni Malagò, a membro del CIO con 66 preferenze su 74, è un grande riconoscimento?
R: «È un grandissimo risultato che conferma, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che lo sport italiano è importante nel mondo. Si allunga la tradizione di dirigenti italiani eletti come membri del consiglio CIO. Non a caso all’elezione del presidente Malagò corrisponde l’addio di uno dei “decani”, nonché tra i massimi esponenti dirigenziali dello sport italiano. Parlo chiaramente dell’ex presidente del Coni, Mario Pescante. Si tratta dunque di una doppia circostanza di omaggio nei confronti di Malagò da un lato e di Pescante dall’altro».
D: Qual è il suo pensiero sulla candidatura di Milano-Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026?
R: «Questa candidatura è sicuramente un’opportunità che va raccolta. Il CIO attualmente è in difficoltà, perché c’è una incredibile mancanza di candidature (contro quella italiana vi saranno soltanto Stoccolma e Calgary, per esempio -nda). Siamo passati da un periodo in cui si estremizzava il gigantismo degli eventi olimpici ad uno in cui si realizzano eventi più a misura d’uomo, dimensionati dal punto di vista economico ed organizzativo. La possibilità che la nostra nazione possa essere rappresentata da Milano e Cortina alletta noi operatori dello sport, ma gradiremmo che questa opportunità fosse calata all’interno di un sistema più diffuso. Voglio dire che in Italia, purtroppo, c’è una tradizione di grandi eventi condivisi soltanto al vertice o, comunque, nelle loro immediate vicinanze. C’è, invece, la necessità di coinvolgere tutto il movimento sportivo nell’organizzazione di un evento del genere, partendo dal basso e rendendolo patrimonio di tutti coloro che fanno sport. Solo così si possono produrre quelle ricadute sullo sport di base che può far crescere ulteriormente il movimento».
D: La scorsa settimana ha avuto un incontro con il CUSI per discutere dell’organizzazione delle prossime Universiadi di Napoli. Qual è la situazione?
R: «Mi sono avvicinato all’evento, che è in fase organizzativa già da diverso tempo, soltanto da poco. Purtroppo l’organizzazione sta risentendo delle tipiche dinamiche burocratiche delle amministrazioni italiane, cioè un “conflitto di vedute” tra gli enti che fanno parte del contesto strutturale delle Universiadi. Non si capisce ancora bene il Coni come e in che modo potrà incidere sull’evento, ma siamo convinti che più ci mettano mano gli sportivi e meno gli amministratori pubblici, e più abbiamo la certezza che l’evento possa riuscire. Non ho titoli ufficiali per intervenire, ma sono un professionista del settore, che, nel 1997, ha partecipato alle Universiadi in Sicilia. Per questo conosco la materia e sono ben lieto di mettere a disposizione del Comitato organizzatore la mia esperienza, senza nulla pretendere, e con la voglia di contribuire allo sviluppo del territorio campano».
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