Bolt diventa calciatore per beneficenza. In campo il prossimo 10 giugno all’Old Trafford
DA JORDAN A BOLT: I CAMPIONI CHE HANNO PROVATO A DISTINGUERSI IN PIÙ DISCIPLINE
(di Andrea Ranaldo) – Usain Bolt coronerà il suo sogno di giocare all’Old Trafford, ma non scenderà in campo con l’amata maglia dei Red Devils: il velocista giamaicano – 9 ori olimpici, di cui 1 revocato per la positività di un compagno in staffetta – ha annunciato che parteciperà al Soccer Aid World XI, match di beneficenza, fissato per il 10 giugno, che vedrà contrapposti campioni del presente e del passato. Bolt, per l’occasione, indosserà la maglia numero 9.58, ossia il suo record del mondo sui 100 metri piani.
Sfuma, probabilmente in modo definitivo, la possibilità di vedere il giamaicano cimentarsi nel calcio professionistico: tuttavia, nella storia dello sport – specie in epoca recente – sono molti i campioni che hanno tentato di affermarsi in più di una disciplina. Non tutti, però, con risultati apprezzabili…
I GRANDI FLOP
Michael Jordan è reduce da 3 anelli NBA, 6 titoli di MVP e la nomea, ingombrante ma giustificata, di miglior giocatore della storia del basket, quando, il 6 ottobre 1993, in seguito all’assassinio del padre, decide di ritirarsi dalla pallacanestro. Pochi mesi dopo, annunciò la sua nuova carriera nel baseball: “Voglio dimostrare di poter primeggiare anche in un’altra disciplina”. Ingaggiato come free agent dai Chicago White Sox, in realtà scenderà in campo solamente nella Minor League (la seconda lega nazionale) con la maglia dei Birmingham Barons, seconda squadra dei White Sox, palesando, per tutta la stagione, evidenti limiti tecnici, che sfoceranno in una stagione fallimentare. Memore del suo glorioso passato, Jordan tornerà, dopo soli 18 mesi, alle origini, e con i Chicago Bulls vincerà altri 3 titoli NBA e 5 titoli di MVP: un rientro trionfale, che ergerà MJ a icona mondiale, tanto essere scelto come attore protagonista in Space Jam, film cult degli anni ’90 prodotto dalla Warner Bros.
Nel mondo femminile, è emblematico il caso di Marion Jones, atleta capace di vincere 5 medaglie olimpiche a Sidney 2000 – prima che nel 2007 le venissero revocate dal CIO per uso di sostanze dopanti – e 3 ori ai Mondiali, nella velocità e nel salto in lungo, ma distintasi, già in età giovanile, anche come cestista. Quando nel 2010 decise di ritornare nel mondo dello sport, lo fece proprio grazie al basket: a marzo 2010 Marion firma un contratto annuale al minimo salariale con le Tulsa Shock, squadra di WNBA. Al termine della stagione, però, viene licenziata, dopo un’annata in cui fa registrare le modeste medie di 3.4 punti, 1.6 rimbalzi e 0.6 assist a partita.
In USA, ha catalizzato le attenzioni dei media anche la carriera di Brock Lesnar, amatissimo campione di Wrestling che, nel 2004, decide di abbandonare la WWE per il Football americano. Esperienza che, complice anche un incidente in moto che ne compromise la preparazione, si rivelò molto sfortunata, tanto che i Minnesota Vikings gli annullarono il contratto già al termine delle amichevoli pre-stagione. Poco male: Lesnar ebbe modo di ritornare al mondo della lotta, e divenne campione mondiale di pesi massimi di MMA. Proprio in queste ore, si parla di un suo clamoroso ritorno sulla scena UFC.
Percorso inverso, invece, per Tim Wiese, ex portiere del Werder Brema, divenuto celebre per la papera che nel 2006 permise a Emerson di segnare la rete che qualificò la Juventus ai quarti di finale di Champions League. Wiese appese le scarpe al chiodo all’età di 33 anni per dedicarsi prima al body building, e successivamente al Wrestling, grazie a un accordo con la WWE. Debutta ufficialmente sul ring il 3 novembre 2016 nel live event di Monaco di Baviera con il soprannome “The Macine”, ma non entrerà mai nel roster ufficiale dello show americano.
Altrettanto sfortunata è stata la parentesi di Ronaldo – il brasiliano ex inter – nel mondo del poker sportivo: oltre ad essere testimonial di una delle principali poker room online, il brasiliano ha anche partecipato a numerosi tornei dal vivo, senza, tuttavia, conseguire risultati rilevanti. Il Fenomeno, carte alla mano, non si è dunque rivelato stato all’altezza del suo soprannome…
ALEX ZANARDI, CAMPIONE NELLO SPORT E NELLA VITA
Alex Zanardi è stato un pilota formidabile, con un bagaglio di 44 GP in Formula 1, e di ben 2 titoli consecutivi nel campionato di CART (Championship Auto Racing Teams) negli Stati Uniti. Il 15 settembre 2001, però, cambia la sua vita: in seguito a un tragico incidente, subisce l’amputazione di entrambi gli arti inferiori. La sua rinascita, come pluridecorato atleta paralimpico – 4 ori e 2 argenti alle Olimpiadi di Londra e Rio de Janeiro, a cui si aggiungono 8 ori e 2 argenti ai Mondiali -, è uno stimolo per tutte le persone, non solo disabili, a non arrendersi mai, e un incredibile inno alla vita.
LA LEGGENDA DELLA NEVE: ESTER LEDECKA
I trionfi di Ester Ledecka – oro sia in SuperG che nello snowboard alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018 – sono storia recentissima, ma la sua impresa sarà sicuramente ricordata negli annali: non era mai successo che un’atleta riuscisse a salire sul gradino più alto del podio in due diverse discipline nella stessa edizione. Quando ha cominciato ad avere un’età per specializzarsi, il suo allenatore le disse: “Non puoi fare tutte e due le discipline, devi scegliere una specialità”. La Ledecka, che già da giovane aveva le idee chiarissime, rispose che era sua intenzione continuare con entrambe, e se questo avesse rappresentato un problema, avrebbe cambiato allenatore. Cosa che, puntualmente, fece: anche grazie ai consigli del nuovo tecnico, Ester è oggi entrata di diritto nell’Olimpo dei più grandi sportivi di sempre.
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