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Brindisi natalizi in vista di Roma2024

(di Gianni Bondini) Gruppo di famiglia (olimpica) in un interno. Questo è il titolo provvisorio della puntata di oggi, prima di pranzo, nella sede del Comitato per la candidatura di Roma2024.

All’antivigilia di Natale arrivano le ultime notizie su una proposta a cinque cerchi, che dalla Capitale sta invadendo l’Italia.

Sono state fatte delle scelte non facili: 1. le gare di vela si svolgeranno a Cagliari (invece che Bari); 2. la maratona si correrà, come nel 1960, al centro di Roma; 3. gli incontri di rugby a 7 si svolgeranno allo Stadio Flaminio 4. le partite di calcio invaderanno 11 stadi da nord a sud: Torino, Milano, Verona, Udine, Genova, Bologna, Firenze, Roma (sede della finale), Napoli, Bari e Palermo.

Come per il mondiale di calcio di Italia ’90, all’Olimpico di Roma si giocherà la finale e un quarto e semifinali a Milano e a Napoli.
D’altronde, che il meglio del passato sia stato recuperato per illuminare questa candidatura olimpica, lo si capisce anche dal fatto che la maratona potrebbe attraversare la Roma del Circo Massimo, dei Fori Imperiali, del Colosseo e arrivare sotto l’Arco di Costantino, come in quell’indimenticabile notte di 55 anni fa, quando l’etiope scalzo, Abebe Bikila, sorprese il mondo.

E, ancora, la scelta di far rientrare in rugby (a 7) nel giro olimpico sul campo dello Stadio Flaminio, oltre a far felici gli eredi dell’ingegner Pier Luigi Nervi, ci rassicureranno sulla sorte di quel campo che ha cambiato diversi nomi (Stadio Nazionale, Torino e Flaminio) e oggi (purtroppo) è soltanto un immondezzaio aggredito dalla foresta. Ma è bene ricordare che questo impianto non è più sotto la gestione del CONI, bensì del Comune (prima di Ignazio Marino, oggi del commissario Tronca).

Sicuramente dalle parti di Napoli non saranno pochi i musi lunghi per la scelta della sede delle gare di vela. Ma sapientemente, Giovanni Malagò, sì è munito dei dati metereologici e ha spiegato: <E’ la zona di mare con al più bassa incidenza di calo o aumento di vento>. Ideale per i match race. Negli ultimi 30 anni ha registrato le migliori condizioni meteo e di vento (sia debole che forte), ha sottolineato il numero uno del CONI.

A illustrare queste scelte c’era tutto il “presepe olimpico” tricolore: il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il capo del Comitato Promotore Roma 2024, Luca Cordero di Montezemolo, il vicepresidente Luca Pancalli (presidente del CIP), la coordinatrice di Roma 2024 Diana Bianchedi e il segretario generale del Coni Roberto Fabbricini. Tutti sotto l’albero della sede del Comitato (l’ex aula bunker, dove, un tempo, si svolse il maxi processo contro la Mafia).

Malagò impugna il calice e chiama all’unità: <La scelta è la candidatura è di tutto il Paese>. E i collaudi saranno impegnativi: l’Olimpico di Roma, dove (assicura Malagò) si faranno delicati interventi tecnologici, già per ospitare un girone degli Europei 2020 già assegnati. Allo stadio della Juventus a Torino è in ottime condizioni e ha ospitato una finale di Europa League e al San Siro di Milano si giocherà la finale della Champions 2016 (nel prossimo mese di maggio).

Montezemolo sembra un novello Giuseppe Garibaldi e chiama anch’egli all’unità d’Italia: <Copriamo l’intero territorio nazionale. Sono tutti impianti che rappresentano la tradizione calcistica italiana. Molti di questi sono già all’altezza delle Olimpiadi, altri si adegueranno anche per l’evoluzione che sta avvenendo e che va alla velocità della luce. Se pensiamo che nel 2020 avremo macchine senza guidatore, nel 2024 la tecnologia avrà un ruolo fondamentale, a 360 gradi. Grazie all’inserimento di queste sedi nel dossier di candidatura olimpica della Capitale, queste città avranno la possibilità, per la prima volta, di vivere il sogno olimpico>.

Chi sta mettendo a punto il dossier a cinque cerchi è Diana Bianchedi: <Attività molto intensa e contatti con tutte le istituzioni>. Luca Pancalli, vicepresidente del Comitato Roma 2024, punta al lavoro d’intelligence: <Una grande candidatura fa attenzione a intercettare la critica sul territorio trasformandola in qualcosa di positivo>.

Perché Roma è cinicamente incredula. Vuole vedere fatti e non solo parole. Nessun referendum, ma <niente cattedrali nel deserto>. Pancalli è natalizio: <Trasparenza per spiegare che cosa stiamo facendo>.

*E come dargli torto. I più increduli al super-attivismo del Comitato Roma2024 sono gli stessi colleghi sportivi, quasi preoccupati dall’annuncio-battuta (poi rivelatasi tale) di due prossime conferenze domani e dopodomani. Già si vedevano affannati nel traffico romano (oggi alle ore 18 sul GRA direzione Napoli c’era un tempo di transito di 85 minuti, e non ci sono ancora le Olimpiadi) con il panettone sotto il braccio e il taccuino e penna nella mano in quel dell’aula-bunker. C’è da dire che, in quest’ultima settimana, lo sport tra consigli federali, giunte, consigli nazionali CONI, Ryder Cup, visite da Mattarella e collari d’oro, per non parlare appunto di Roma2024 (presentazione logo, fontana di Trevi illuminata, poi vela e adesso calcio) ha generato quasi una over-exposure mediatica. Bella sotto il profilo del messaggio positivo su scala generale, un po’ meno a livello mediatico, perché il troppo stroppia. Non può essere tutto importante, altrimenti nulla lo è più. Quindi per il futuro sarà meglio dosare gli sforzi e i momenti, perché un po’ di stanchezza anche nei colleghi oggi si notava sui volti. Detto tutto questo, perché sarebbe anacronistico dire che va tutto bene, la fortuna di questo progetto è avere due personaggi come Cordero di Montezemolo e Malagò (con il premier Renzi nume tutelare politico). Però anche questo deve trasformarsi in qualcosa di più allargato. Dobbiamo dare l’idea di una community sportiva di un desiderio intero del Paese e non di un gruppo di personaggi-imprenditori. Montezemolo-Malagò non si discute come binomio, ma potrebbe non bastare. Servono altre icone da affiancare per rafforzare la loro immagine. Speriamo che entrambi ci ascoltino e seguano questo nostro consiglio spassionato. 

  • di Marcel Vulpis

 

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