Punto e a Capo

Calcio – Diritti Tv:contrattazione collettiva o individuale?

I diritti tv in Italia, con il passaggio dalla gestione collettiva a quella singola, hanno rappresentato per molti club una variabile importantissima nei propri conti, di fatto comportando da un lato un allargamento del differenziale di competitività all’interno del campionato italiano, dall’altro sancendo però un forte recupero dei club italiani rispetto a quelli esteri.
Il valore del campionato estero per eccellenza, quello inglese, è indiscusso e le nuove regole per la stagione 2007/08, oltre ad evitare il monopolio televisivo dell’emittente di Murdoch, BSkyB, daranno ulteriori risorse ai club, con la trattativa che verrà però chiusa sempre dalla Premier League, e che solo successivamente ridistribuirà ai club i soldi sulla base dei risultati.
In Germania la squadra più forte, il Bayern Monaco lamenta l’impossibilità di gestire in proprio i diritti tv (attualmente di proprietà della pay-tv Premiere), situazione che di fatto secondo il club guidato da K. H. Rumenigge penalizza le squadre tedesche nelle competizioni europee.
In Italia Sky (per il satellite) e Mediaset e La7 (per il digitale terrestre), contrattano, sulla base dell’attuale regolamento, gli accordi economici direttamente con i club, inondando di denaro le casse dei più importanti team e contribuendo così a determinarne uno stato assoluto di forza all’interno delle competizioni nazionali.
La domanda che viene posta ultimamente da qualcuno è se si debba o no ritornare ad una contrattazione collettiva dei diritti anche in Italia.
Noi crediamo che la forza ed il valore dei club sia nel numero di tifosi (televisi o no) che seguono la squadra, e che si tratti di accordo collettivo o individuale, è evidente che la classifica degli ultimi anni deve essere alla base della distribuzione degli introiti derivanti dai diritti tv. Se quindi il ritorno ad una contrattazione dei diritti di tipo collettivo vuol dire equiparare le entrate dei diversi club siamo completamente in disaccordo.
Non è pensabile (con tutto il rispetto per le squadre minori) che una neo promossa debba ricevere gli stessi soldi di club come Juventus e Milan che contano milioni di tifosi in Italia e nel mondo. Se così stanno le cose non ci sembra abbia molto senso discutere di contratti collettivi o individuali, perché anche nel primo caso è evidente che si dovrebbe trovare una soluzione molto simile a quella inglese e non certo a quella tedesca. Club come Juve e Milan già oggi destinano il 18% delle entrate dai diritti tv in un “pool” che va a vantaggio dei meno “forti”. E più di questo non ci sembra lecito.
Parlare di un cambiamento nella contrattazione non deve significare penalizzare i grandi club, a meno che non si preferisca tornare indietro e fare di quello italiano un campionato di calcio “locale” senza alcuna aspirazione europea.

I diritti tv in Italia, con il passaggio dalla gestione collettiva a quella singola, hanno rappresentato per molti club una variabile importantissima nei propri conti, di fatto comportando da un lato un allargamento del differenziale di competitività all’interno del campionato italiano, dall’altro sancendo però un forte recupero dei club italiani rispetto a quelli esteri.
Il valore del campionato estero per eccellenza, quello inglese, è indiscusso e le nuove regole per la stagione 2007/08, oltre ad evitare il monopolio televisivo dell’emittente di Murdoch, BSkyB, daranno ulteriori risorse ai club, con la trattativa che verrà però chiusa sempre dalla Premier League, e che solo successivamente ridistribuirà ai club i soldi sulla base dei risultati.
In Germania la squadra più forte, il Bayern Monaco lamenta l’impossibilità di gestire in proprio i diritti tv (attualmente di proprietà della pay-tv Premiere), situazione che di fatto secondo il club guidato da K. H. Rumenigge penalizza le squadre tedesche nelle competizioni europee.

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Marcel Vulpis

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