Calcio nel segno delle criptovalute
Con l’approvazione del “Decreto Dignità”, da parte del primo governo Conte e con le successive linee guida dell’Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) emanate il 18 aprile 2019, il mondo del gioco pubblico, lecito e regolamentato hanno continuato ad operare in Italia, ma è stata vietata qualsiasi forma di pubblicità (inclusa quella indiretta), relativa a giochi e scommesse sportive.
Una normativa che ha portato ad una serie di disinvestimenti da parte delle aziende del settore.
Soprattutto gli operatori stranieri dell’online hanno preferito trasferirsi in Spagna o in Inghilterra, dove, nell’ultimo biennio, c’è stata una maggiore libertà di manovra. MarathonBet (compagnia russa di scommesse), ultimo main sponsor di maglia della Lazio, successivamente all’entrata in vigore del Decreto Dignità, è volata a Siviglia per personalizzare la maglia del club andaluso (circa 4,5 milioni di euro a stagione). Praticamente lo stesso budget speso, fino a pochi mesi prima, a favore dei biancocelesti. Questa novità normativa, messa in campo dall’esecutivo dell’epoca, ha, di fatto, mandato in fumo non meno di 120 milioni di euro in pubblicità, sui diversi mezzi (tv, stampa, radio e web), e altri 40 milioni se si considerano gli investimenti in sponsorizzazioni nel mondo dello sport (con l’80% di questa “torta” assorbita dal calcio professionistico).
Il vuoto venutosi a creare ha attirato nuovi investitori appartenenti a settori, che, mai prima di allora, avevano deciso di entrare nel mercato dello sport professionistico: principalmente piattaforme di trading online, fan token/NFT e, soprattutto, criptovalute.
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