Calcio – Promossi e bocciati del Mondiale sudafricano
Tutto da rifare, quindi, per la Nazionale tricolore, letteralmente disintegrata dopo la figuraccia dell’ultimo posto nel girone “F” del Mondiale. Il brand Italia esce infatti ridimensionato dalla rassegna sudafricana, sia sul terreno del marketing che a livello di diritti tv. Il tutto, poi, mentre la Figc (Federazione italiana giuoco calcio) sta vagliando le proposte di diversi advisor pronti a traghettare gli azzurri per il Mondiale di Brasile2014.
Fino alla sconfitta con la Slovacchia (per tre reti a due), gli ex campioni del Mondo erano un’industria del valore superiore ai 68 milioni di euro (38,5 mln dai diritti tv, 29 mln dal commerciale). Adesso, dopo l’eliminazione, secondo molti addetti ai lavori, rischiano un ridimensionamento verso il basso nell’ordine del 15-20% del valore globale.
Identica sorte per il Brasile, leader assoluto con circa 100 milioni di euro, grazie al contratto faraonico con Nike, che vale più di 35 milioni di euro. I verdeoro superati dagli orange di Lesile Sneijder volevano capitalizzare i frutti di un marchio che sarà ancora più forte, nei prossimi anni, grazie al volano, prima del Mondiale (2014) e poi dell’Olimpiade (2016).
A livello commerciale il partner principale è Banco Itaù, uno dei più importanti istituti di credito. L’area marketing della CBF (la Federcalcio verde-oro) ne ha ufficializzato a fine 2008 l’ingresso come sponsor di tutte le selezioni. Dalla maggiore all’olimpica, passando per l’under 15 e le squadre femminili. Un contratto della durata di sei anni, per un valore di 78 milioni di euro (13 mln a stagione), destinato a terminare in concomitanza del Mondiale di calcio del 2014. Banco Itaù si affianca ad altri marchi del calibro di Nike (sponsor tecnico), Vivo (operatore di telefonia mobile), Tam (vettore aereo) e Guaranà-Antarctica (energy-drink). Eppure, nonostante la presenza in campo di stelle del valore di Kakà e Luis Fabiano (“O’ Fabuloso”) e il sostengo di sponsor munifici i “pentacampeao” se ne sono tornati a casa, con la rabbia di un’espulsione per fallo di reazione che peserà (noi crediamo) sul futuro e sull’immagine dello juventino Felipe Melo. Subito dietro la CFB vi è ancora la Football association inglese con 59 mln di euro, solo considerando i ricavi commerciali e da merchandising. La Federazione inglese, infatti, può contare su un portfolio partner così composto: Nationwide (società finanziaria legata alla FA fino al 2010 per un valore stimato di 9 mln di Euro su base annua), McDonald’s (sponsor per un valore annuo di 17 mln di euro) e infine, Umbro (fornitore dell’abbigliamento tecnico). Sia Brasile che Inghilterra sono le uniche realtà calcistiche capaci di vendere oltre 8 milioni di maglie replica in occasione di un evento iridato. C’è da chiedersi cosa sarebbe potuto accedere, per esempio, se questi due team fossero andati avanti nella competizione sotto il profilo delle vendite di capi di abbigliamento ufficiale.
Tra i promossi vi sono sicuramente l’Uruguay splendido quarto, la Germania (forte di una squadra uscita dai vivai e dall’integrazione razziale), l’Olanda (ha perso due occasioni con Robben in finale per entrare nella storia), ma soprattutto la Spagna, che nella storia ci è entrata di diritto essendo neo campione del Mondo e campione d’Europa in carica. Forte anche l’attenzione marketing sulla squadra sin dai primi momenti successivi alla conquista del trofeo sudafricano. Vedere il pullman serigrafato con il marchio adidas (partner tecnico degli iberici) e tutti gli sponsor della Federcalcio, fa bene al calcio, alle casse di Del Bosque & soci e dà un’immagine di professionalità (a livello televisivo) per chi ha voluto seguire la festa per le strade di Madrid.
Promossi e bocciati. E’ lo sport nazionale nel nostro Paese, soprattutto alla fine del campionato o meglio ancora di un Mondiale di calcio, che ci ha visto mestamente abbandonare il continente “nero” per la prematura (e quanto mai inattesa) eliminazione degli azzurri. (nella foto l’immagine di un festante David Villa, dopo la conquista del titolo iridato).
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