Calcio – Quando i tifosi vanno al potere
L’anno prossimo Swansea-Cardiff si giocherà in Premier League per la prima volta nella storia. Questa partita avrà un’importanza notevole, data l’accesissima rivalità che contrappone le due squadre gallesi. Un vero e proprio derby, nonostante i 70 chilometri che dividono le due città. Ma oltre alla rivalità sportiva, sarà il confronto tra due società con due modelli gestionali assolutamente antitetici.
I destini della squadra della capitale sono cambiati radicalmente dopo l’acquisto da parte del imprenditore malese Vincent Tan, uno degli uomini più ricchi del pianeta. Il Cardiff City è stato conosciuto per i suoi primi 113 anni di storia come Bluebirds. L’ingresso di Tan ha modificato profondamente i connotati del club: dall’estate 2012 l’uccellino dello stemma ha lasciato il posto ad un dragone, brand molto più appetibile del fragile pennuto nel mercato asiatico. Come se non bastasse, il tradizionale colore azzurro ha lasciato il posto al rosso sulle maglie e sullo stemma del club. Molti tifosi hanno preferito non barattare il loro passato con investimenti e risultati sportivi e hanno semplicemente smesso di seguire la propria squadra. Questo episodio ricorda molto la fondazione della FC United of Manchester, team creato da tifosi dei Red Devils contrari all’acquisto della loro squadra dell’americano Glazer.
Lo Swansea, invece, ha avuto reagito alla crisi finanziaria del 2001 stringendosi intorno ai suoi tifosi che si sono organizzati in un Trust e sono entrati nei quadri amministratavi. Oggi detengono più del 20% delle azioni societarie, sono il terzo azionista e prendono parte attivamente alle decisioni societarie. Partecipa al consiglio di amministrazione un soggetto eletto dai tifosi. Questa gestione dal basso ha prodotto risultati stupefacenti: lo Swansea è chiamato Swansellona, omaggio al club Catalano per il suo gioco divertente e prolifico nonostante la mancanza di campioni affermati. Risultati concreti non hanno tardato ad arrivare: quest’anno ha vinto la coppa di Lega, ha raggiunto una salvezza tranquilla e l’anno prossimo giocherà in Europa League. La sostenibilità economica è garantita da una gestione oculata degli stipendi e dalla valorizzazione dei giovani.
La struttura dello Swansea si ispira moltissimo al modello tedesco, sulla bocca di tutti dopo gli schiaffi rifilati a Barcelona e Real Madrid da Bayern e Borussia nelle semifinali di Champions. In Germania vige, infatti, la regola del 50%+1. Ovvero, almeno la metà delle quote azionarie di ogni società dev’essere di proprietà dei membri del club. In questo modo le decisioni sono prese direttamente dai tifosi e non da investitori disinteressati. Capitali esterni sono liberi di confluire nelle casse societarie, ma in misura minoritaria. Questo lascia ai tifosi l’ultima parola nella gestione societaria. È prevista un’unica eccezione a questa regola: il controllo superiore al 49% può esserci soltanto se l’ente esterno supporta la squadra da più di vent’anni. Si fa chiaramente riferimento alla Bayer industria farmaceutica indissolubilmente legata ai destini del Leverkusen, così come lo è il Wolfsburg rispetto alla Volkswagen. Quest’eccezione sembra assolutamente ragionevole e non intacca in alcun modo il principio generale della norma. Tradotto in pratica, questa regola fa sì che sia impossibile per un investitore mordi e fuggi prendere il controllo della società, stravolgerla nella sua identità per poi magari lasciarla spremuta da debiti.
Questo modello è visto con estremo favore dai tifosi, che sono i veri protagonisti delle scelte societarie, ma anche dagli investitori che hanno un notevole ritorno economico. Le società sono infatti profondamente radicate sul territorio di appartenenza; coinvolgimento e passione si trasformano in stadi sempre pieni, favoriti anche da biglietti popolari, poiché le politiche di prezzo sono decretate dai tifosi per i tifosi stessi. La sostenibilità finanziaria è garantita dal larghissimo uso dei vivai. Coltivare all’interno della propria struttura i titolari della futura prima squadra garantisce l’indipendenza economica.
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L’eccezionale muro giallo del Borussia Dortmund, in occasione della semifinale di andata con il Real Madrid, vinta per 4-1
Questo modello oltre ad essere bellissimo da raccontare è anche redditizio, in termini sia sportivi che economici. Le imprese calcistiche di Bayern Monaco e Borussia Dortmund hanno impressionato tutti gli appassionati di calcio europeo e si ha l’impressione che l’ascesa non debba fermarsi. La scelta di Guardiola di rifiutare i soldi di PSG e Manchester City per andare in Baviera non può che confermare la grande crescita del calcio tedesco. Dal punto di vista finanziario, i diritti televisivi della Bundesliga sono venduti a prezzi sempre più alti. Le percentuali di crescita, in periodo di crisi internazionale, sono stupefacenti. Inoltre, i confini geografici d’interesse si sono allargati: Al Jazeera è intenzionata ad entrare nel mercato televisivo europeo facendo leva proprio sull’appeal del calcio tedesco.
Appare evidente come il calcio europeo sia di fronte ad un bivio. Il mito dello sceicco che compra società e calciatori come al supermercato sembra in flessione, e chissà se il superamento di questo modello non venga trainato proprio dai quei soggetti che sono stati messi più al margine negli ultimi anni, ovvero i tifosi.
Dopo 90 minuti di sofferenza nella semifinale di ritorno e 90 di dominio in quella d’andata, il Borussia elimina il Real Madrid e va in finale. Nell’altro match, il Bayern si impone per 4-0 sul Barcelona all’andata, umiliandolo e ponendo fine il ciclo blaugrana. Il calcio tedesco deciderà la sua regina in finale di champions league. Ma da dove questo strapotere tedesco? Una delle cause è sicuramente la struttura proprietaria partecipata, ovvero i tifosi che sono anche presidenti e il modello di azionariato diffuso fa scuola in tutta Europa. Ecco di cosa si tratta, secondo il portale “Trappoladelfuorigioco.it”.
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