Caso Bogarelli-Infront. La verità trionfa sempre. Non elementi per sostenere l’accusa: lo afferma il GIP
Quando nei giorni scorsi ho letto che il GIP del Tribunale di Milano aveva prosciolto diversi ex manager di Infront” (parliamo dell’ex presidente Marco Bogarelli e dell’ex CFO. Giuseppe Ciocchetti), “non esistendo elementi per sostenere l’accusa”, mi son detto: il nostro Paese è sicuramente difficile, ma siamo pur sempre una grande democrazia e, alla fine, la verità vince sempre.
Il tutto, poi, collegato alla tesi primaria che vedeva la Lega come un ente privato (non come realtà “pubblica”) nella gestione e intermediazione dei diritti tv del calcio italiano. Devo dire che sono rimasto colpito positivamente, perché tutte le tesi che avevamo sostenuto (cioè che nulla di illegale era stato mai compiuto nella gestione/vendita dei pacchetti tv della serie A), sono state confermate insieme a quella principale che la Lega è un struttura privata. La stessa, quindi, può, nel rispetto delle norme vigenti, individuare le migliori linee guide e trattative “private” con i soggetti (anch’essi “privati”) interessati all’acquisto dei diversi pacchetti (in primis Sky e Mediaset).
Prima di questo caso giudiziario, il mercato dei diritti tv del football tricolore non era un paradiso, ma nemmeno il caos primordiale, nel quale ci troviamo attualmente (con commissariamenti a tutti i livelli, riunioni annullate, istanze presentate al Tribunale da Sky contro chi ha regolarmente vinto la gara per l’assegnazione dei diritti tv domestici del calcio italiano, ecc.).
Abbiamo costanti contatti con dirigenti di diversi club e i commenti su questo tema non sono mai lusinghieri. Bogarelli aveva un metodo professionale per condurre in porto le trattative e non ci sembra che, fino a questo caso giudiziario, ci sia mai stato un decremento del denaro pagato ai 20 club della serie A per i diritti tv (venduti sia a livello domestico, che all’estero attraverso, nel passato, MP&Silva). Metodo che è stato utilizzato anche da chi l’ha sostituito, post dimissioni, nel board di Infront. E mi pare che i risultati siano ancora in crescita. Quindi evidentemente era un metodo molto valido, oltre che professionale, e assolutamente legale.
E arriviamo al tema di questo editoriale: a causa di un crescente bombardamento mediatico, collegato all’indagine aperta dal Tribunale di Milano, Bogarelli e Ciocchetti non solo sono stati costretti ad uscire dalla società, ma sono entrati poi in una spirale che solo il GIP della procura milanese è riuscito a bloccare, riconducendo al buon senso (cioè che nulla di illecito era stato compiuto nel periodo della loro gestione della società Infront) una faccenda che se non fosse grave, per gli effetti che ha avuto anche nell’ecosistema del calcio, sarebbe, per certi versi, ridicola.
“Non elementi per sostenere l’accusa” ha dichiarato, senza se e senza ma, il GIP Manuela Accurso Tagano. E allora perché in tutti questi mesi, i signori Bogarelli e Ciocchetti, e con loro altri soggetti direttamente o indirettamente collegati, sono stati ad un passo, perfino, dall’arresto e oggetto di una gogna mediatica mai vista? Ma ci rendiamo conto della pericolosità di ciò che è avvenuto? La cosa ancor più grave, poi, è che il “giudizio” sugli indagati, dato dai giornalisti che hanno scritto di questa vicenda, era collegato a pezzi di intercettazioni, come fossero prove di chissà quale complotto ordito nei confronti del calcio italiano. Una sciocchezza in primis, una barbaria a livello umano.
Le sentenze spettano ai giudici, non ai giornalisti. Questi ultimi devono solo rappresentare la realtà senza mai farsi influenzare da pregiudizi o giudizi a carattere politico. Aver letto di un Bogarelli come persona vicina a Silvio Berlusconi o Adriano Galliani (oggi senatore di Forza Italia, per la cronaca) cosa aggiunge o toglie al pezzo sul caso Infront? Piuttosto è sembrato, non solo a me, come un “inchino” a certi mondi (più vicini per esempio alla politica di sinistra), che, da sempre, hanno visto in Berlusconi un “mostro”.
Resta il fatto che i giornalisti devono fare i giornalisti, e non i giudici. Altrimenti abbandonino la professione e indossino la toga, dopo aver superato l’esame da magistrato. Io, per natura, sono un “garantista” e, anche nel caso Infront, ho avuto un approccio laico, perchè non c’erano elementi per procedere, come ha correttamente sottolineato, poche settimane fa, la brava GIP milanese.
Adesso gli stessi giornali che hanno sparato ad alzo zero su Bogarelli, Ciocchetti e compagnia cantante, pubblicheranno mai una riga di scuse nei loro confronti? Non credo, perché il “giornalista-medio” italiano si crede Dio e Dio, per definizione, non chiede scusa a nessuno.
Ecco perché la gente non compra più i giornali, perché non si può dare 1 euro e 50 per leggere tesi, quale che sia il settore, che non vengono quasi mai confermate (soprattutto se parliamo di casi giudiziari). La gente è stanca di leggere storie, che, molte volte, si rivelano non corrispondenti alla realtà. Ma il giornalismo non dovrebbe essere proprio questo? Raccontare storia corrispondenti alla realtà?
Detto questo: i signori Marco Bogarelli e Giuseppe Ciocchetti, oltre ad essere due grandi professionisti di livello internazionale (nei rispettivi settori di riferimento), sono anche due persone che non hanno commesso alcun reato.
Li hanno bastonati e portati nel fango, perché erano troppo bravi e professionali, difficili da superare sul terreno della libera concorrenza. Questo è il nostro Paese, non bisogna avere paura di dirlo. Era meglio (forse) eliminarli, toglierli dal mercato. L’unico metodo era screditarli e poi arrivare a costruire una tesi giudiziaria molto bizzarra, come poi si è rivelata nei fatti.
In parte, chi ha ordito questa trama nel mondo del calcio, c’è riuscito. Oggi, però, è il giorno della verità. E quindi anche certe falsità (grazie anche al grande lavoro portato avanti dal GIP) si sono sciolte come neve al sole. Ecco perché consiglierei a quei soggetti che continuano, in certi ambienti, a parlare male di Marco Bogarelli di farla finita, perché sta diventando veramente imbarazzante. Non è un bel vedere, anzi un bel sentire.
E’ ora di stendere un velo su questa storia, rispettando le persone che vi sono rimaste in mezzo, e magari avere il coraggio, perché no, di chiedere scusa. Se si è uomini, naturalmente. Ma ne vedo pochi in giro.
Il take d’agenzia dell’ANSA che annuncia la chiusura (archiviazione) del caso Infront
Lega è ente privato Anche club calcistici.’Non elementi per sostenere l’accusa’
(ANSA) – MILANO, 24 APR – La Lega Calcio e i club calcistici
sono enti privati e quindi, non avendo alcuna natura
pubblicistica, non si puo’ configurare il reato di turbativa
d’asta. Si e’ richiamato all’ordinanza con cui un anno fa aveva
rigettato tre arresti il gip di Milano Manuela Accurso Tagano
nel provvedimento di archiviazione dell’indagine e diritti tv
nel calcio a carico tra gli altri dell’ex ad del Milano e ora
senatore Adriano Galliani, di Marco Bogarelli, ex numero uno
della societa’, Riccardo Silva, patron della societa’ Mp&Silva, e
dei presidenti della Lazio, del Genoa e del Bari, Claudio
Lotito, Enrico Preziosi e Gianluca Paparesta.
Nel decreto di archiviazione, depositato un paio di giorni
fa, con sui si sottolinea che “non sussistono elementi idonei a
sostenere l’accusa” il giudice, come gia’ aveva ritenuto, ha
escluso la sussistenza, oltre che dell’associazione per
delinquere (gli indagati avevano dato vita al piu’ “a una lobby
del calcio”) della turbativa d’asta, pure della truffa. La
mancanza dei reati presupposti ha portato di conseguenza il gip
a cancellare pure il riciclaggio e l’auto riciclaggio.
Infine nel provvedimento, una paginetta, viene scritto
espressamente che Sky non e’ parte offesa.
La Procura alla fine di gennaio aveva inoltrato l’istanza di
archiviazione del caso.
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