Caso maglia-Anna Frank: è tempo di un serio esame di coscienza da parte di tutti
Il fotomontaggio dell’immagine di Anne Frank (simbolo della Shoah) con la maglia giallorossa (operazione ignobile quanto odiosa) continua a far parlare di sé ed è diventato ormai anche un caso diplomatico, visto che il ministero dello Sport, guidato da Luca Lotti, sta predisponendo una nota per il Governo israeliano, che ha chiesto maggiori approfondimenti su questo gesto attivato da alcune frange dei tifosi biancocelesti. Ad aggravare la situazione c’è l’audio “catturato” da un giornalista del Messaggero, da cui si evincerebbe (se le parole di quell’audio non dovessero risultare totalmente decontestualizzate) un formale disinteresse verso l’idea di recarsi in Sinagoga, da parte del presidente della Lazio (aspetto smentito successivamente dallo stesso, con tanto di querela promessa al quotidiano capitolino reo di aver pubblicato l’x-file in esame). Ma al netto di tutto oggi il n.1 biancoceleste paga soprattutto l’idea assurda di mandare in Curva Sud migliaia di abbonati, che, nella partita con il Sassuolo, si erano distinti (almeno molti di loro) per i “buu” razzisti contro alcuni giocatori neroverdi.
Lotito, ancora una volta, ha voluto dimostrare di essere “superiore” a tutti anche alle norme previste dalla FIGC/Lega. Quei tifosi dovevano essere penalizzati (e restare a casa), invece, con l’escamotage di un piccolo costo aggiuntivo (1 euro) sono stati alla fine” premiati” (migrando armi e bagagli, nella curva dei giallorossi).
Questo segnale di superamento delle regole ha portato alcuni di loro a voler dimostrare di essere più “forti” ancora. Il passo successivo è stato compiere un’azione riprovevole, quanto vergognosa (ripeto). Oggi, Lotito con chi se la può prendere, se non con se stesso? Fermo restando la sua dichiarazione di non riconoscimento dell’audio pubblicato dal Messaggero, da troppo tempo il presidente della Lazio fa e disfa le regole (come nel caso dei tifosi migrati in Sud). Essere arrivati a creare un caso diplomatico dovrebbe far riflettere Lotito degli errori compiuti in questa occasione. Lo sport non nasce per dividere, semmai per unire. Oggi la Comunità ebraica romana non si fida più del massimo dirigente biancoceleste ed è una frattura insanabile presumibilmente.
Le parole del rabbino della CER sono pesanti come macigni: “La Sinagoga non è una lavatrice” e il tutto è rafforzato dal fatto che Lotito (presidente della Lazio e di una società quotata in Borsa) non vi è entrato. Ciò che è successo è una frattura veramente molto grave tra la CER ed uno dei club di calcio più amati in Italia. Non so veramente come se ne possa uscire.
Claudio Lotito nel frattempo ha smentito di aver parlato di “sceneggiata da fare”, come riferito dal Messaggero a proposito della sua visita di ieri, e minaccia querele: ‘Non ho mai detto quella frase’. Ma il quotidiano romano rilancia pubblicando un video sul suo sito: ‘Famo ‘sta sceneggiata’, dice il presidente della Lazio in una telefonata fatta dal check in dell’aeroporto prima di prendere un volo da Milano. Sono stati ritrovati nel Tevere i fiori lasciati ieri dalla Lazio alla Sinagoga durante la visita del presidente Claudio Lotito come segno di scuse per gli adesivi antisemiti affissi all’Olimpico in cui compariva Anna Frank vestita con la maglia della Roma. Gli ‘Irriducibili’, gruppo ultras della Lazio, intanto annunciano che rinunceranno alla trasferta di stasera a Bologna ‘per non essere complici del teatro mediatico delle ultime ore’.
“Abbiamo gia’ predisposto la risposta al ministro israeliano. Siamo anche noi scioccati, ha fatto bene il presidente Mattarella a richiamare l’attenzione, hanno fatto bene Lega e Comunita’ ebraica a dare vita all’iniziativa negli stadi”. Cosi’ il ministro per lo Sport, Luca Lotti, oggi a Pescara, in merito agli insulti antisemiti raffiguranti Anna Frank realizzati dagli ultra’ della Lazio. Ieri il ministro israeliano Miri Regev in una lettera al ministro Lotti, suo omologo, aveva scritto di essere rimasta “scioccata” dal caso.
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