Caso Tavecchio: autonomia sport-politica 1-0. Malago’ non compie l’errore di forzare la mano.
Una ora e mezza è durata la visita di Albertini, circa il doppio quella di Tavecchio. Si va avanti, ma, soprattutto, ieri, a vincere è stata, una volta tanto, l’autonomia dello sport rispetto alla politica (e, in questo caso, anche alle pressioni “devastanti” dei media). E’ innegabile che Tavecchio sia sotto il fuoco incrociato di opinione pubblica, media e politica (soprattutto da parte del PD, che, a vario titolo, ha sparato ad alzo zero sul presidente della LND).
Ieri, però, Malagò, “sollecitato” dal Governo nelle ultime ore, ha capito che, Renzi o non Renzi (i presidenti del Consiglio vanno e vengono, il CONI resta), forzare la mano su un eventuale commissariamento FIGC non avrebbe portato alcun beneficio alla sua immagine. Anzi, questa “macchia” di eventuale “forzatura” anti-democratica se la sarebbe portata fino al 2016, quando ci sarà da rieleggere appunto il numero uno del Palazzo H e l’elezione potrebbe non essere così scontata come sembra ad oggi (troppi i rumour di una “fronda interna” che vuole crescere).
Malagò è stato saggio. Sarebbe stato inutile e imbarazzante aggiungere alle problematiche interne da risolvere (vedi FISE, FIH e FIN), per quanto non dallo stesso generate, anche la “patata bollente” della FIGC. Certo, a venire incontro a Malagò potrebbero essere gli stessi candidati, se decidessero, improvvisamente, di ritirarsi entrambi. In quel caso scatterebbe il commissariamento della Federazione più ricca d’Italia (un fatturato annuo superiore ai 71 mln di euro). Sulla carta nessuno dei due ha intenzione di farlo, ma l’11 agosto è ancora lontano. Mancano 10 giorni e certamente l’opinione pubblica e la politica (alimentate dal fuoco dei media) non stanno mollando l’osso.
Anzi, ieri Tavecchio e la “presunta” frase razzista è finita in un programma di approfondimento della CNN. C’è da non crederci. Non so se ridere o se piangere, ma su una cosa Tavecchio ha ragione: ormai questa “storia” fa più presa del conflitto israelo-palestiniano a Gaza. Stiamo scadendo nel tragicomico. Spero che qualcuno, anche a livello dei giornali “big”, se ne accorga. Tra un pò a Tavecchio addebiteranno anche lo scoppio della prima e seconda guerra mondiale. Va bene tutto, ma mi sembra che ci sia un “accanimento terapeutico” un pò esagerato nei confronti del numero uno della Lega nazionale dilettanti. Ok raccontare il fatto della frase “mangia banane”, ma, dopo una settimana, dovrebbe essere scritta la frase: THE END. C’è un limite (mediatico) a tutto. Di sicuro, se Carlo Tavecchio confermerà dopo l’11 agosto questa tenacia tutto gli si potrà dire tranne che non ha gli attributi per fare il presidente federale. Caratteristiche, che, al momento, non intravediamo su altri fronti. Anche questa (forse) è una notizia.
La sintesi della giornata al Palazzo H (sede centrale del CONI), dove sono stati accolti i due candidati alla presidenza della FIGC (Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini), è arrivata direttamente dalla viva voce presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Si va avanti con quelle che sono le nostre regole, per cui non ci devono essere prevaricazioni nei confronti di una regolare competizione elettorale di una federazione. Ora è necessario rifondare tutta la dinamica della federazione; si è parlato di nazionali e di Settore tecnico; di stadi e di governance e i candidati mi hanno garantito che non hanno cambiali da pagare. Mettere qualcuno che non va bene, perché uno è costretto a farlo, è la cosa peggiore. Non c’è alcuna possibilità di commissariamento, se i due candidati non si ritirano».
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