Punto e a Capo

Catania: solo adesso se ne accorgono?

Sono lacrime di coccodrillo quelle che versano questa sera alcuni politici, pronti a parole , sempre e solo a parole, a stigmatizzare gli avvenimenti drammatici pre e post partita dei campionati di calcio italiani. La morte di un poliziotto innocente e il ferimento di 100 persone in una vera battaglia combattuta nelle vicinanza dello stadio di Catania, apre scenari inquietanti.


Il Sistema calcio italiano ha fallito il suo obiettivo, quello di avvicinare i tifosi, quelli veri, e i simpatizzanti, allo stadio per assistere ad uno spettacolo.


Bene, ci domandiamo perchè solo dopo la tragedia di questa sera ci accorgiamo che gli impianti di calcio italiani sono i peggiori d’Europa, che i controlli esterni ed interni non servono a niente, che le forze dell’ordine non sono pronte per numero ad affrontare una guerriglia urbana scatenata da centinaia di facinorosi la cui unica intenzione è colpire chi indossa una divisa.

Se questa estate si è voluto dimostrare con la retrocessione della Juventus, e diciamo solo della Juventus, che il calcio voleva ripartire dall’anno zero, ora è il momento di dare segnali fortissimi, prevedendo una “responsabilità oggettiva” per le squadre le cui tifoserie scatenano veri e propri combattimenti. La sospensione dal campionato o la retrocessione del club potrebbero essere un deterrente per gli “ultras”? Non conosciamo la risposta, ma certo è che solo con il coinvolgimento diretto delle società nella gestione della sicurezza all’interno e all’esterno degli impianti è possibile immaginare di tornare alla normalità.


Per ora ci soffermiamo a riflettere, ricordando l’agente che ha perso la vita questa sera.

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Marcel Vulpis

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