Centro Studi Borgogna: Reato per le società che riprendono gli allenamenti
(di Sejon Veshaj) – In una nota pubblicata il 20 marzo il Centro Studi Borgogna, laboratorio giuridico e associazione di promozione culturale nato nel 2017 da un’idea dell’Avvocato Fabrizio Ventimiglia, avverte le varie società calcistiche che hanno stabilito nonostante l’emergenza sanitaria in corso il ritorno all’attività agonistica nei prossimi giorni, dei rischi a cui vanno incontro da un punto di vista morale e giuridico, auspicando un duro e deciso intervento da parte dell’Organismo di Vigilanza nel garantire il corretto funzionamento e l’osservanza dei modelli di organizzazione, gestione e controllo imposti dai decreti legislativi nazionali.
Il calcio italiano è fermo ormai dal 10 di marzo, giorno in cui su invito del Coni e dall’Associazione Italiana Calciatori, il decreto imposto dal governo ha sospeso ogni attività agonistica sino al 3 aprile. Sebbene gli esperti abbiano già espresso grandi perplessità sulla possibile ripresa delle competizioni sportive nel giro dei prossimi 15 giorni, alcune società, adottando una linea per così dire più “integralista”, avevano già prefissato il ritorno agli allenamenti. Nello specifico il Cagliari, seguita dalla Lazio e dal Lecce, davano disposizioni ai propri tesserati di presentarsi nella giornata odierna per la ripresa degli allenamenti, mentre il Napoli di De Laurentis aveva stabilito come data di ritrovo a Castelvolturno quella del 26 marzo.
Il disappunto è emerso subito nell’AIC, che ha sottolineato come convocare i calciatori, costringendoli a muoversi da casa, incontrando persone, frequentando ambienti, fosse un atto di assoluta irresponsabilità nei confronti degli stessi calcatori, nonché delle tante persone costrette a garantire i vari servizi necessari.
Oltre alle colpe morali il Centro Studi Borgogna ha evidenziato i rischi che scelte del genere comporterebbero anche a livello legale: “Le società che hanno messo in atto queste misure rischiano infatti di incorrere in responsabilità penali dovute alla mancata adozione di adeguate misure a tutela della salute dei giocatori, così come di tutto lo staff tecnico, atte a fronteggiare la peculiare situazione di emergenza in cui ci troviamo. La situazione espone, peraltro, le associazioni sportive al rischio di incorrere nella c.d. responsabilità da reato prevista dal D.lgs. 231/2001, in quanto le società di calcio rientrano nella definizione di ‘enti’, descritta proprio all’art. 1 del Decreto. Tra i reati previsti, vi rientrano l”omicidio colposo’ e le ‘lesioni personali colpose’, commesse in violazione della normativa a tutela dell’igiene e della sicurezza”.
Il Presidente del CSB Fabrizio Ventimiglia ha invitato dunque tutti i club ad adottare quanto prima misure incisive per tutelare l’integrità fisica dei loro dipendenti, rispettando le norme igienico-sanitarie e gli aspetti di natura organizzativa, favorendo lo svolgimento di programmi di allenamento personalizzati a casa.
“Sarà l’Organismo di Vigilanza, l’organo deputato a verificare che le Società adottino tutte le misure opportune a tutela della salute dei propri dipendenti – precisa Federico Maurizio d’Andrea vice presidente del Centro Studi Borgogna – e, laddove vengano rilevate carenze dovrà sollecitare il management societario all’adozione di tutte le opportune cautele”.
A conclusione della nota, l’avvocato Ventimiglia invita le società sportive a perseguire quei comportamenti virtuosi dettati dalla FIGC (Federazione Giuoco Calcio), nella speranza di contribuire a contrastare questo periodo storico di emergenza sanitaria mondiale.
No Comment