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Ci lascia Gianni Bondini, un giornalista-galantuomo

(di Marcel Vulpis) – Gianni Bondini era un sincero amico e un grande professionista. Una persona assolutamente seria oltre che corretta. Ha sempre amato con passione il suo lavoro. Spesso parlandoci si intuiva un certo suo disagio rispetto all’avanzata dell’informazione digitale nel mondo del giornalismo. Amava raccogliere informazioni, così come prediligeva il rapporto diretto con chi doveva intervistare, ma soprattutto non scriveva mai a caso. Era affascinato dalla scrittura, certamente non dai social.

Firma de La Gazzetta dello Sport (sotto la sua ala sono cresciuti tanti giornalisti romani), fine notista a livello di politica sportiva, apprezzato e rispettato da tutti (da alcuni anche temuto, perchè non faceva sconti). Nell’ultima parte della sua vita lo abbiamo ospitato, con piacere (anzi per l’agenzia Sporteconomy è stato un onore).

Un giorno mi chiamò e mi disse: “mi piacerebbe scrivere sulla tua agenzia online. Ora sono libero, sono in pensione, e la tua è una testata libera, come chi la guida“. Chiaramente pochi giorni dopo iniziò a scrivere e non mi sono mai permesso di spostare una “virgola” dei suoi editoriali.

Racconto un aneddoto. Nel 2013, pochi giorni prima delle elezioni per la presidenza del CONI (in una battaglia voto a voto tra Lello Pagnozzi e Giovanni Malagò), scrisse un editoriale in cui anticipò chi avrebbe vinto. Di fatto anticipò il risultato, quando gli stessi giornali sportivi dell’epoca davano, invece, per sicura, la vittoria di Pagnozzi. Tutti filo-governativi, ma soprattutto incapaci di percepire (in quel periodo storico) che stava per cambiare l’aria.

Alla fine ebbe ragione lui. Secondo Franco Chimenti (vero e proprio regista della candidatura di Malagò), ancora oggi n.1 della FIG, quell’editoriale fu un booster per gli ancora indecisi. Se lo scriveva Bondini allora veramente Malagò poteva vincere al CONI. Per la cronaca il 18 febbraio del 2013 il quotidiano La Repubblica diede vincente Pagnozzi su Malagò per 40 a 15. La storia finale di quel voto invece la conoscete tutti.

Gianni l’ho conosciuto al CONI, un giorno, per la consegna (da parte di Gianni Petrucci, allora presidente dell’ente) della “Stella d’oro” al merito sportivo. Non se l’aspettava e quel giorno pianse per l’emozione davanti a tutti i colleghi. Gianni Bondini era così: una persona vera, un professionista assoluto nel suo campo, ma anche un uomo capace di emozionarsi per un gesto o per un semplice articolo (amava parlare con i presidenti delle federazioni e confrontarsi quotidianamente con loro).

 

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Marcel Vulpis

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