Conclave GME: ancora fumata nera. La soluzione interna si trasforma in flop
(di Massimo Lucchese) – Il GME (Gestore del Mercato Elettrico – authority sotto il controllo del GSE) è ancora senza amministratore delegato dopo le dimissioni di Massimo Ricci, risalenti ormai a più di tre settimane fa.
La nomina GME è infatti silittata ancora a lunedi 7 marzo ed è la seconda volta che avviene nell’imbarazzo più totale degli addetti ai lavori.
Il toto-nomine del GME si sta trasformando in un vero e proprio caso politico, anche, se per il momento, non sta conquistando i titoloni dei principali giornali generalisti.
Con visioni opposte anche a Palazzo Chigi, fanno notare alcuni notisti parlamentari. In un “braccio di ferro”, che sta portando il sottosegretario Claudio De Vincenti (nella foto)
a sostenere presumibilmente una soluzione interna (non più sostenibile) rispetto ad una proveniente dal mercato, come avrebbe fatto già notare, nei giorni scorsi, ad alcuni “fedelissimi” di Governo il sottosegretario Luca Lotti.
Nelle settimane scorse era circolato, per la successione, il nome del commercialista romano Maurizio Di Marcotullio, esperto di fiscalità delle energie rinnovabili, il quale potrebbe contribuire a supportare il Governo nell’ambito della più complessa operazione di riorganizzazione del gruppo GSE. Sul suo nome ci sarebbe anche la “luce verde” di Enrico Zanetti (vice-ministro del MEF – nella foto a sinistra) e dell’intero partito di Scelta Civica (alleato alla Camera del Governo Renzi). Un ulteriore problema politico da dipanare per il “club” della “soluzione interna”.
Una visione di scenario, la sua, chiaramente più moderna rispetto al passato. Troppo “renziano” per il sottosegretario De Vincenti? Forse…
Tale candidatura non sarebbe gradita (si fa notare negli ambienti vicini alle due authority) a Francesco Sperandini
Amministratore Delegato del GSE (anche se al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali su questo fronte), il quale con l’appoggio del sottosegretario De Vincenti potrebbe essere alla ricerca di una soluzione interna.
Una soluzione possibile, ma troppo obsoleta per i tempi attuali. GSE e GME devono modernizzarsi e la soluzione interna è una “ingessatura”, non una opportunità. E questo, fumata nera, dopo l’altra, lo sta capendo proprio Lotti.
In tale direzione sarebbe stato ipotizzato (fanno notare sempre negli stessi ambienti) il coinvolgimento di due dirigenti del GME, ovvero Alessandro Talarico e Stefano Alaimo, i quali coerentemente al loro ruolo, avrebbe declinato l’offerta.
Si sta ora facendo strada l’ipotesi di spostare alla guida del GME, l’attuale Amministratore Delegato di RSE, la società del gruppo GSE, che cura la ricerca nel settore energetico.
Si tratterebbe, se fosse confermato questo rumour, di Stefano Bessegnini il quale dovrebbe dimettersi da Amministratore Delegato di RSE per assumere la carica di ceo di GME. Un errore nell’errore, con buona pace di chi ha interesse a generare questo nuovo cubo di Rubik, di difficile composizione.
Stefano Besseghini, è laureato in fisica, quindi con un profilo sicuramente adatto alla ricerca, ma viene da chiedersi:
· Perché metterlo alla guida del Gestore dei Mercati Energetici ?· Perché aprire un’altra successione anche in RSE? · Perché continuare sulla direzione della nomina di un soggetto esterno, non sotto il controllo gerarchico dei vertici GSE ? · Ma, soprattutto, la domanda principale è: chi sosterrebbe i costi di trasferimento del manager da Milano (sede di RSE) a Roma (sede di GME) , visto che ci troviamo di fronte a fondi “pubblici”?
Domande alle quali, qualcuno in seno al GSE, dovrà eventualmente render conto al suo azionista di riferimento (se fosse confermata, alla fine, l’errata idea della soluzione interna). Per ora, la risposta alla domanda di chi paga è semplice: SOLO E SOLTANTO il “contribuente”. Trattandosi, infatti, di società partecipate dal MEF, l’azionista è lo Stato, dunque i contribuenti. Questa è l’unica cosa certa al momento, in attesa di vedere la “fumata bianca“.
Last but not least, la questione toto-nomine sta entrando, secondo quanto risulta a Sporteconomy, anche nell’orbita del monitoraggio politico del Movimento 5 Stelle (nella foto Alessandro Di Battista). Un problema nel problema.
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