Contratto A.s.Roma-Sky: il ruolo del presidente Sensi
Nel calcio del Terzo Millennio i presidenti dei football club fanno la differenza nel bene e nel male. Una tendenza che si sta affermando in concomitanza delle più importanti trattative a livello commerciale e con particolare attenzione all’area dei diritti televisivi (criptato, digitale terrestre, broadband, ecc.).
Così come è avvenuto nelle passate stagioni in casa A.c. Milan e Juventus F.c, dove la presenza della famiglia Berlusconi o degli Agnelli ha avuto un peso preponderante, anche la A.s. Roma è sempre più identificata con l’immagine del suo presidente (Franco Sensi).
La presenza di Franco Sensi, a capo del presente assetto societario della A.s. Roma, ha avuto un peso determinante nella chiusura del contratto con Sky (un biennale da 102 mln di euro). Non è vero, quindi, che solo i “gioielli” giallorossi (Totti e Cassano in prima fila) sarebbero l’ago della bilancia nel rapporto con la pay-tv di Rupert Murdoch.
Fonti vicine alla squadra, infatti, confermerebbero la strategicità dell’attuale assetto societario. A partire proprio dal presidente Sensi. Ciò non vuol dire che il “numero uno giallorosso” non può vendere (se volesse) il pacchetto di maggioranza del club, ma parallelamente il nuovo azionista di maggioranza dovrebbe fornire garanzie di serietà e di impegno economico (in primis, sicuramente, lo stesso standard sportivo assicurato fino ad oggi dalla famiglia Sensi).
E se ciò non dovesse avvenire?. C’è chi ipotizza che Sky si sia lasciata aperta una via di fuga a livello contrattuale, così come nella stragrande maggioranza dei contratti che la legano a football club italiani. Per tutelare, com’è giusto che sia, i propri interessi economici.
Ma questo, ripetiamo, fa parte delle nuove regole del gioco, a tutela di chi è costretto ad operare in un settore (il mondo del calcio) sempre più sclerotico e difficile da controllare.
09.11.2004
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