Controllo di gestione e Coronavirus: il ruolo del CFO
La crisi finanziaria dell’ultimo decennio e, ancor di più, l’avvento del Coronavirus, hanno reso indispensabile all’interno di un’azienda la presenza di una figura di rilievo nel reparto amministrativo e finanziario: il CFO, Chief Financial Officier, ossia il direttore finanziario.
Il suo ruolo è quello di occuparsi della gestione finanziaria dell’azienda individuando gli investimenti strategici, consigliando obiettivi raggiungibili e in linea con l’evoluzione del mercato e tenendo sotto controllo i capitali per evitare tracolli al primo problema e reggere anche situazioni di prolungata difficoltà.
A supporto di questa figura, è consigliata l’organizzazione di un sistema di controllo di gestione efficace.
Cos’è il controllo di gestione? Un meccanismo operativo che consente di avere un riscontro su tutte le azioni che si compiono all’interno di un’azienda. Il controllo di gestione parte dalla raccolta, archiviazione e analisi dei dati, messi a disposizione dei responsabili di reparto per stabilire gli obiettivi aziendali a breve, medio e lungo termine.
Coronavirus e Controllo di gestione
L’emergenza sanitaria ha scosso i mercati ad ogni livello, andando a colpire aziende in ogni settore. Lo sport, che ha praticamente chiuso dall’inizio della pandemia, ha subìto un tracollo importantissimo e le società sportive, che sono diventate delle vere e proprie aziende, alcune addirittura quotate in borsa, hanno dovuto completamente ridimensionare i propri obiettivi e rivedere le opportunità di guadagno.
Con gli stadi chiusi, si è dovuti rinunciare alla presenza del pubblico pagante e puntare alla trasmissione delle partite online con la revisione degli accordi televisivi. Per le piccole società le perdite sono state ancora più importanti, tanto da richiedere l’intervento del governo per evitare che chiudessero già prima dell’estate. Per il loro domani, sarà tutto da vedere perché la chiusura è stata davvero lunga.
Il direttore finanziario delle aziende in questi casi si è proprio fatto forza sull’analisi dei dati, che gli hanno concesso il margine di valutare a livello strategico come ottimizzare le risorse a seguito della rinuncia a specifici introiti.
Senza una reale percezione della salute dell’azienda in quel momento, non si sarebbe potuta fare una valutazione rapida delle mosse da compiere per arginare l’emergenza e quindi il rischio di un fallimento sarebbe stato a dir poco altissimo.
Il controllo di gestione ha dato manforte anche all’analisi delle performance del personale. In molte aziende si è ricorso allo smart working per continuare a mantenere attiva l’azienda e questo ha generato un maggior controllo delle prestazioni perché c’è stato un mutamento nella valutazione del lavoro: si è passati a considerare la produttività in base agli obiettivi prefissati e non alle ore di lavoro effettuate.
In alcuni casi questo nuovo approccio ha dato risultati positivi e il personale, incaricato di raggiungere un obiettivo, si è sentito più motivato. Il tutto ha favorito la produzione,andando quindi a recuperare in qualche mancanza e facendo tirare un sospiro di sollievo al CFO.
L’importanza del direttore finanziario è tuttavia ancora legata alla scia che seguirà all’emergenza sanitaria perché i danni proseguiranno nel tempo e sarà ancora più importante il suo ruolo nella promozione di piani economici strategici che riescano ad interpretare con lucidità le evoluzioni del mercato.
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