CORONAVIRUS: I TEMPLI DELLO SPORT MONDIALE CONVERTITI IN OSPEDALI DA CAMPO
(di Sejon Veshaj) – Tra rinvii e cancellazioni, la pandemia da Covid-19 ha imposto lo stop a tutto lo sport mondiale. Ma a giocare la partita più dura questa volta, non sono gli atleti e i campioni delle varie discipline sportive, bensì le arene e gli stadi che tante “battaglie” hanno ospitato al loro interno. Sono sempre di più infatti, i “templi” dello sport (e del calcio in particolare) che stanno riaprendo le loro porte convertendosi in ospedali da campo, con l’installazione di posti letto e strutture mediche per ospitare purtroppo un numero sempre più crescente di pazienti ricoverati.
Tra gli impianti messi a disposizione dalle varie società e federazioni nazionali troviamo stadi e palazzetti divenuti negli anni veri e propri luoghi di culto per gli appassionati di tutto il mondo. Mete di pellegrinaggio sportivo che per le prossime settimane saranno chiamate a lasciare un’impronta anche nella storia dell’umanità, contribuendo a salvare migliaia di vite.
Lo sport che più impianti ha riconvertito in strutture sanitarie è stato il calcio, ma prima di analizzare ed elencare nel dettaglio quali stadi sono stati messi a disposizione, è bene citare una dei complessi più famoso al mondo e già operativo nella lotta al coronavirus. Parliamo dei Flushing Meadows, storici impianti che ospitano lo Us Open di tennis, ultimo slam della stagione. L’area del “Billie Jean King National Tennis Center”, tra cui i due stadi principali, l’Arthur Ashe e il Louis Armstrong Stadium, verrà utilizzato per ospitare 350 letti ospedalieri temporanei e cucine per preparare 25.000 pasti al giorno, distribuiti tra pazienti, medici, infermieri e volontari.
Nel calcio, sono già numerosi gli impianti messi a disposizione per l’emergenza sanitaria, tra Europa e resto del mondo.
In Spagna sono quattro gli stadi che hanno aperto le loro porte, a partire dal tempio del Real Madrid, il Santiago Bernabéu. La scorsa settimana, il Real Madrid e il Consiglio sportivo superiore spagnolo (CSD), hanno promosso un’iniziativa per consentire al Bernabéu di diventare un grande centro per la distribuzione di forniture mediche, in particolare alle aziende più in difficoltà e agli enti sportivi.
Gli altri tre stadi che stanno collaborando attivamente con il ministero della salute spagnolo sono lo stadio Nueva Condomina di Murcia, il nuovo Los Carmenes di Granada e il San Moix di Mallorca. Nello stadio del Real Murcia (che milita in Segunda B) è stato creato un apposito snodo logistico, creando un accesso diretto dall’autostrada che consente ai camionisti di fornire in breve tempo materiale medico e di utilizzare le aree interne allo stadio per riposare, utilizzando gli spogliatoi per l’igiene personale e rifocillandosi nei punti di ristoro creati appositamente per i trasportatori e per i volontari.
Grande collaborazione anche nel Regno Unito, dove le società hanno deciso di contribuire ognuna in modo diverso. Il Pincipality Stadium di Cardiff verrà temporaneamente convertito in un ospedale dove verranno installati 2.000 posti letto.
Il Watford Football Club ha già annunciato che è pronto ad agire come richiesto dal National Public Health Service (NHS) nella lotta per frenare la diffusione di Covid-19 tramite il suo stadio, il Vicarage Road Stadium, situato vicino al General Hospital di Londra, convertendolo in un centro dove svolgere corsi di formazione e riunioni, creare un asilo nido e magazzini di scorte mediche.
Il Liverpool campione d’Europa ha contribuito mettendo a disposizione tutto lo staff della sicurezza di Anfield Road nella gestione dei flussi di persone nei supermercati della città, evitando assembramenti di persone e aiutando i più anziani e i portatori di handicap nei loro acquisti. Il Manchester City ha istituito un centro per l’addestramento del personale sanitario all’Etihad Stadium, mentre strutture mediche sono state allestite all’interno dello Stamford Bridge, casa del Chelsea, e nel nuovo stadio del Tottenham, il Tottenham Hotspur Stadium.
Anche nel resto del mondo la solidarietà delle federazioni calcistiche non è mancata. In Uruguay, il leggendario Estadio Centenario, sede della prima Coppa del mondo di calcio nel 1930, ha riaperto le sue porte mercoledì scorso, concentrando gli aiuti nell’accoglienza di persone senzatetto e con problemi sociali.
In Brasile, lo storico Maracanã di Río de Janeiro (Estádio Jornalista Mário Filho), è stato scelto come quartier generale di un ospedale da campo per curare i pazienti affetti da Covid-19. Oltre allo stadio della nazionale verdeoro, altri due sono gli impianti destinati all’assistenza dei pazienti che presentano casi “lievi” di coronavirus: il Pacaembú di San Paulo e il Nilton Santos di Rio, sede ufficiale delle ultime Olimpiadi estive, svoltesi nel 2016.
Presto un altro tempio del fùtbol sudamericano potrebbe aprire i propri cancelli per contribuire alla lotta del virus: l’Estadio Alberto José Armando, noto soprattutto come “La Bombonera”, quartier generale del Boca Juniors in Argentina, è pronto ad accogliere pazienti contagiati, installando posti letto e centri di primo soccorso.
Tutto il mondo dello sport e del calcio vuole ripartire, e per farlo tutti sono determinati a battere l’avversario più duro di tutti, il coronavirus.
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