Cosa cambia nel Tennis mondiale dopo il ritiro di Nadal…
(di Carmelo Pennisi)* – Il ritiro di Rafael Nadal, e quello ormai prossimo di Novak Djokovic, sono il segno di un tempo che è finito, perchè il trio delle meraviglie, completato da Roger Federer, ha segnato il tempo di uno degli sport più amati al mondo come non lo si vedeva dal decennio più controverso e drammatico del secolo scorso, dove un altro trio delle meraviglie(Don Budge, Fred Perry, Gottfried von Cramm) aveva deliziato il tempo funesto degli anni 30 con sfide che tracimavano nei significati del decennio più ideologico e politico della storia.
I tre fuoriclasse ci hanno accompagnato nell’accettare l’inizio del nuovo millennio e i suoi cambiamenti, specialmente quell’affermazione del mondo di internet e l’avvento dei social che hanno cambiato, tra le altre cose, la percezione del campione, non piu’ mito lontano nella gloria dell’Olimpo, ma personaggio popolare quasi della porta accanto. Eppure il tennis, con le sue consuetudini mantenute nei tornei dello “Slam”, è riuscito a salvare in parte il mito, esaltando alla fine anche la storia intrecciata di tre giocatori cosi’ diversi tra loro nel gioco, da sembrare, insieme, l’abecedeario del tennis. Non era bello a vedersi, Nadal, ma esprimeva potenza e sofferenza, l’uomo che accetta il limite ma non per questo si arrende ad esso.
Vincere Wimbledon, dopo una battaglia di cinque lunghi set, contro l’aplomb della classe aurea di Roger Federer deve essere stato l’apogeo di ogni suo sogno sportivo, perchè non c’è mai stata osmosi più armoniosa dell’erba del “centrale” piu’ iconico del mondo e il fuoriclasse svizzero. Wimbledon e’ stata la casa di Federer, una sorta di suo diritto divino a vincere. Djokovic e’ stato il “cattivo” a godere tra i due litiganti, lontano dalla classe salubre e gentile di Federer ma con la stessa tenacia nel voler onorare la storia del tennis. I “Tre Moschettieri” ci hanno aiutato a salutare il Novecento e a tenere con esso legato un filo di memoria, cosa a mio parere assai importante considerato come il secolo scorso sia stato il momento della nascita e dell’affermazione dello sport moderno.
Il ritiro di Nadal ci congeda definitivamente da un tempo lungo in cui l’Occidente si è trasformato da archeologia in un futuro ancora tutto da definire. Rimarranno le immagini, le foto, gli articoli a ricordare per sempre questi ultimi vent’anni di tennis. Non è poco, ma non è nemmeno tutto. Bisogna accontentarsi e rimanere tenacemente attaccati alla storia con il cuore. Questo forse aiuterà ad imparare e ci salverà.
- giornalista sportivo e scrittore
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