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Crisi calcio – In Spagna è il “mattone” a trascinare i club nel fango

Il crollo del mattone dopo i fasti del 2007 in Spagna ha presentato il conto a giganti del settore immobiliare come Astroc, Colonial, Llanera (presente anche in Inghilterra) e Habitat, ma anche a medie imprese di ambito regionale, fra le quali la maiorchina "Drac".
L’anno scorso il suo proprietario, Vicente Grande, ha dichiarato un buco che era una voragine: 600 milioni di euro. Il Maiorca ci è andato di mezzo praticamente senza neanche accorgersene: nel gruppo di Grande ci sono 14 società e una di questa è Binipuntirò, la struttura titolare del 93% delle azioni del Maiorca Futbal Club. Il futuro? Già pronta una holding di produttori di tubi in pvc, di cui la squadra di calcio sarà il principale veicolo di promozione. Ai vertici delle grandi società, che gestiscono le principali squadre della Liga, assicurano però che il modello inglese, con gli stranieri che arrivano e prendono tutto, non è importabile. La ragione? La vicinanza e l’identificazione con il club, che sono valori pretesi dalla gran parte dei presidenti delle società. Detto in altro modo, non si immagina un presidente del Bilbao che non parli basco o uno del Barcellona che non sappia difendere la catalanità della frase “mes que un club” (più di un club). Però tutti sanno che senza i nuovi ricchi, la Spagna sta esattamente come l’Inghilterra e gli altri (fonte: Il Foglio). 

Il caso della Spagna è emblematico. Fino a solo un paio di anni fa il "mattone" era uno dei settori emergenti ed investiva cifre a nove zeri nel pianeta della Liga BBVA, la prima divisione del football iberico. Poi il crack. Il caso del Mallorca, dalle stelle alle stalle. (nella foto lo stadio dove gioca il Mallorca nella Liga BBVA)

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