Crisi libica: è guerra! Lanciati 110 tomahawk su obiettivi del rais

Crisi libica: è guerra! Lanciati 110 tomahawk su obiettivi del rais

I primi a intervenire sono stati i caccia francesi. Nelle prossime ore si attende l’ingresso sul “teatro di guerra” anche di veivoli canadesi, americani, inglesi, spagnoli, danesi e italiani (anche se il governo Berlusconi parla, per il momento, solo di basi di appoggio per i veivoli della Coalizione). Solo in una seconda fase è previsto l’intervento di aerei del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti. 

L’unico colosso europeo ad essere rimasto fuori dalla crisi libica è la Germania, che non intende partecipare alle operazioni in corso. La Russia, invece, dopo aver negato il proprio supporto militare, ha rilasciato una dichiarazione in cui sottolinea come l’attacco della Coalizione sia altamente “deplorevole”. 
Sul fronte libico, l’attacco ha scatenato l’ira del rais. Poche ore fa quest’ultima ha dichiarato ufficialmente che il trattato di pace con l’Italia non puo’ più essere considerato valido. Pertanto “non fermeremo i milioni di immigrati verso l’Unione europea“, ha fatto sapere attraverso la tv di Stato lo stesso Gheddafi. L’intervento aereo avrebbe investito una colonna di tank e blindati dell’esercito regolare. Abbattuto anche un aereo, che, in un primo momento, era stato considerato appartenente ai transalpini (notizia smentita dal governo d’oltralpe). 
In Italia se il ministro Ignazio La Russa parla di intervento italiano moderato, ma attivo, e comunque focalizzato sull’appoggio fornito attraverso le basi presenti sul territorio nazionale, Umberto Bossi (Lega nord) invita a una maggiore riflessione da parte delle forze politiche, per non scatenare il fondamentalismo islamico. 

Con un tempismo che non si era mai visto nella storia dei Consigli di sicurezza dell’Onu, la Coalizione Internazionale ha sferrato nel tardo pomeriggio di ieri sera un attacco militare (sulla base della risoluzione n.1973) alle truppe del rais Gheddafi. Più di 110 tomahawk sono stati lanciati da navi americane con l’obiettivo di indebolire le difese delle truppe “fedeli” al dittatore libico. Quest’ultimo, forte di truppe di mercenari (fonti vicine ai ribelli parlano del coinvolgimento di professionisti di Paesi dell’ex cortina di ferro) sta cercando di recuperare le città (come Bengasi e Misurata) cadute nelle mani dei “ribelli”. 

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Marcel Vulpis

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