E’ ancora calcio o solo business?
Il mondo del calcio è in piena e costante evoluzione e, se prima
i temi centrali erano le tattiche e le caratteristiche tecniche dei giocatori, oggi, a questo sport sono spesso accostati termini quali bilanci, rating, plusvalenza, Opa, fideiussioni, solo per citarne alcuni. Dal dualismo tra sfera tecnica e amministrativa è emersa negli ultimi anni l’importanza delle figure professionali che orbitano intorno al calcio giocato e che hanno già subito una prima trasformazione. Si pensi infatti al “procuratore di calcio” che oggi ha lasciato il passo agli “Agenti Fifa”, procuratori con maggiori poteri, che possono trattare anche per conto di club come intermediari nelle trattative e di cui esiste un albo riconosciuto
dalla Federazione Internazionale. Già protagonisti, nei tempi in cui nel calcio ogni operazione era conclusa a suon di miliardi (1994-2000), questi professionisti del “mercato pallonaro” hanno assunto, ora, in uno scenario in cui l’austerity è la parola d’ordine, una importanza fondamentale; sono in grado, infatti, di stravolgere qualsiasi equilibrio tecnico concludendo, o meno, alcune operazioni di compravendita di giocatori. Negli anni ’70-’80 quando si cominciava a fare del calcio, non solo uno sport ma una professione, gli elementi qualificanti erano le caratteristiche tecniche e fisiche di un giocatore, e su di queste si basavano le fortune di un professionista; oggi, nel terzo millennio, sono cambiate le dinamiche di carriera, e, prima delle peculiarità sportive, quello che conta è assicurarsi un valente agente che riesca a fare entrare le giovani promesse del calcio nel giro che conta. Anche nel calcio, microcosmo della società, la visibilità conta a volte più della qualità; un ragazzo, per quanto possa essere talentuoso, se non riesce ad accedere dalla porta principale al business del pallone, rischia di essere uno dei tanti che non arrivano, pur avendo le carte in regola per farlo. Da tutto ciò nasce spontanea una riflessione: è ancora giusto chiamare questo meccanismo “Giuoco del Calcio”, così come recitano le diciture federali, o sarebbe più idoneo e meno utopico considerarlo alla stregua di qualsiasi altra attività produttiva basata sulla netta divisione tra fase decisionale (manager e dirigenti) e fase operativa (calciatori e tecnici), che produce al “cliente” tifoso, spettacolo ed emozioni?
No Comment